Martedì 5 dicembre 2023, presso l’oratorio di San Filippo Neri (Bologna) si è tenuto il terzo appuntamento della rassegna La voce degli antichi. Ospite della serata lo storico e filologo classico Luciano Canfora, che, assieme al professor Federico Condello, ha presentato al pubblico bolognese il suo nuovo libro, “Tucidide e il colpo di Stato” (il Mulino, 2021). A margine, Francesco Faccioli gli ha posto alcune domande.
“Per ascoltare la voce degli antichi abbiamo sempre bisogno di una voce viva, di una voce attuale. È sempre il presente a mediare fra noi e loro”. Nel segno di queste parole, Federico Condello, ordinario di Filologia Classica dell’Università di Bologna, si è fatto moderatore della rassegna La voce degli antichi, organizzata dall’Oratorio San Filippo Neri sulla scia dell’omonima collana edita dal Mulino.
Grande varietà di autori e grande varietà di testi per questa raccolta, che spaziano dal taglio autobiografico di Antonella Prenner a quello filosofico di Sergio Givone (leggi la nostra intervista), fino a quello attento alla ricezione contemporanea del classico, come nel caso di Giorgio Ieranò.
Stavolta, l’ospite d’eccezione della serata del 5 dicembre ha imposto, al libro e al dialogo, una prospettiva squisitamente storico-filologica: si parla del professore emerito in Filologia dell’Università di Bari Luciano Canfora, storico e studioso di fama internazionale, che ha presentato la sua recente fatica Tucidide e il colpo di Stato.
Il professor Canfora è stato accolto con calore dal pubblico bolognese, che lo ha omaggiato di molti applausi durante tutta la serata; al termine dell’incontro, si è formata una lunga fila di ammiratori che ha pazientemente atteso di scambiare qualche parola con lo studioso, di scattare una fotografia o di farsi firmare una copia del libro.
Il colpo di Stato
Professore emerito di Filologia Greca e Latina presso l’Università di Bari, Luciano Canfora è un classicista, storico e saggista italiano di fama internazionale.
Tra i suoi scritti ricordiamo Giulio Cesare. Il dittatore democratico (Laterza, 2006), Il papiro di Artemidoro (Laterza, 2008) e Cleofonte deve morire (Laterza, 2017).
Di Tucidide, Luciano Canfora si occupa da oltre 50 anni: il primo contributo è stato Tucidide continuato (Editrice Antenore, 1970), cui hanno fatto seguito lavori come Il mistero Tucidide (Adelphi, 2012) e Tucidide. La menzogna, la colpa, l’esilio (Laterza, 2016).
Da ultimo, come si è detto, Canfora ha pubblicato, per i tipi del Mulino, Tucidide e il colpo di Stato (2021), una close reading (seguita da una traduzione già edita di Mariella Cagnetta) della narrazione tucididea dell’effimero golpe oligarchico avvenuto nel 411 a.C. ad Atene.
Si è parlato a lungo delle origini e dei possedimenti dello storico greco, affrontando poi il teme delle sue posizioni politiche (chiaramente oligarchiche, ma sempre realistiche), sino ad arrivare alla discussione di alcuni snodi decisivi del racconto presente nell’ottavo libro della Guerra del Peloponneso.
Con una scrittura agile e a tratti decisamente elegante, lo storico ha cercato di far luce su ombre e misteri che circondano l’opera di Tucidide non meno che la sua biografia.
Tucidide, non è un rivoluzionario […]. Semmai è un politico […], che pensa il presente come storia, e sceglie perciò di farsi storico della vicenda “vivente” e si spinge addirittura a teorizzare che quella osservata nel suo farsi è la sola storia che possa dirsi con “verità”.
Luciano Canfora, Tucidide e il colpo di Stato (p. 241).
Francesco Faccioli: Professor Canfora, molti critici hanno registrato palesi difformità di stile, come ad esempio la mancanza di logoi, nell’ottavo libro della Guerra del Peloponneso di Tucidide. Queste difformità sono effettivamente presenti? Se sì, per quali ragioni? Possiamo parlare di un ‘nuovo’ metodo storico?
Luciano Canfora: Nell’autentica divisione in libri dell’opera – che non coincide con quella post-alessandrina – notiamo che esistono altri anni di guerra in cui i discorsi non sono presenti: pertanto, si può ben dire che, in questo ottavo libro, di peculiare non c’è davvero nulla. Quella che è nuova, semmai, è la profondità di pensiero, il fatto che Tucidide si sia posto di fronte agli avvenimenti, imprevedibili, e li abbia considerati da una prospettiva, ancorché politicamente schierata, lucidissima.
Come ha scritto Wilamowitz [forse il più importante filologo della storia, grande ammiratore di Tucidide, ndr] nella sua storia della letteratura greca: “Il flusso dei suoi [di Tucidide, ndr] pensieri è talmente intenso che essi gli escono a fatica dalla bocca”. Questo vale per tutti i libri e non solo per l’ottavo; d’altronde, Tucidide non è stato educato alla disciplina retorica post-gorgiana del periodare armonioso della struttura ordinata. Nel suo stile, un pensiero si subordina sempre, e quasi si accavalla, ad un altro.
F.F.: Lei ha parlato di “ricchezza straripante della parola parlata nella lotta politica” (p. 82), in riferimento agli avvenimenti del colpo di stato ateniese. A tal proposito, esistono delle forme comuni di auto-rappresentazione e rappresentazione retorica dell’avversario, sia della fazione democratica che di quella oligarchica di Atene?
L.C.: Dalla parte oligarchica sì, basti pensare all’opuscolo attribuito a Senofonte [la Costituzione degli Ateniesi di attribuzione molto discussa, ndr] sull’ordinamento politico ateniese: una feroce caricatura, anche molto veridica in alcune parti, di come funziona quella che potremmo definire la democrazia realizzata, termine con cui un filosofo tedesco [Hans Bogner, autore di Die verwirklichte Demokratie, Hamburg 1930, ndr] intitolò una sua opera politica degli anni ’30 del ‘900: un’opera che andava contro la Repubblica di Weimar, e nella quale venne inserito per intero la traduzione dell’opuscolo sopramenzionato.
Da parte democratica, direi di no: l’unico che si sarebbe schierato è Erodoto, che però non è un ateniese, e che comunque è più interessato alla difesa dell’impero che non a quella dell’ordinamento politico in quanto tale.
Nelle sue Storie riferisce che gli Alcmeònidi stavano per mettersi d’accordo con i Persiani! Com’è chiaro, non c’è nulla di patriottico in questo comportamento – non almeno, nel senso moderno in cui lo intendiamo noi.
In effetti, non abbiamo alcuna voce che difende l’ordinamento democratico. E questo anche perché è un ordinamento non difendibile dal punto di vista dell’equilibrio dei poteri e delle forze in campo: è di fatto una dittatura della minoranza, una ‘democrazia totalitaria’ che ha, come unico limite, il fatto che i suoi leader siano aristocratici che hanno accettato di stare al ‘giuoco’.
F.F.: Sono molti gli eventi ‘straordinari’ di questo colpo di Stato: dagli ‘assassini politici’ commessi dalla jeunesse dorée, al clamoroso voltafaccia di Teramene; e infine, la restaurazione democratica, cui seguono tutti gli scaricabarile del caso, sfociati infine nel macabro processo postumo a Frinico. In questa situazione politica così instabile, si può dire che ad Atene si sia giunti alla guerra civile (στάσις)?
L.C.: Certamente. E la resa dei conti della restaurazione democratica, appunto, sono i processi che seguono al decreto di Demofanto.
F.F.: Tutto il suo lavoro si basa sull’idea che Tucidide sia stato presente ad Atene durante il colpo di Stato, e che dunque la tradizione dell’esilio ventennale sia una favola. Come si sarebbe creata la confusione, secondo Lei? E come sarebbero andate le cose per Tucidide, da Anfipoli fino al 411 a.C.?
L.C.: Probabilmente sarà rimasto lì. Molti dimenticano che Tucidide trascrive la bozza di tregua annuale nella redazione ateniese, che contiene dentro di sé il decreto di ratifica inviato ai generali sul campo.
Come d’altronde succedeva normalmente, Tucidide è rimasto sul posto finché non sarà arrivato un altro stratega. Nel frattempo, però, era scattata la tregua annuale; quindi, che altro gli restava da fare, se non il rientro ad Atene?
Intervista a cura di Francesco Faccioli, con la collaborazione di Elettra Dòmini, Davide Lamandini e Annarita Donatelli.
(in copertina Luciano Canfora e Federico Condello; tutte le foto presenti nell’articolo sono di Giovani Reporter).
L’intervista a Luciano Canfora su Tucidide e il colpo di Stato è stata realizzata in collaborazione con l’Oratorio di San Filippo Neri e la casa editrice Il Mulino: