Nella sua ultima fatica, intitolata “V13”, Emmanuel Carrère ripercorre le udienze del processo ai responsabili degli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre 2015. Con un’analisi lucida e impersonale, il noto scrittore francese ci riporta alla memoria quel tragico evento che ha sconvolto l’Europa.
Emmanuel Carrère è quel tipo di uomo che viene naturale definire ‘intellettuale’.
Questa parola è spesso utilizzata per riferirsi solo ai grandi studiosi del passato, ma come altro potremmo chiamare una persona che nella vita ha messo i panni dello scrittore, del giornalista, del regista, del critico cinematografico e dello sceneggiatore?
Informandosi sulla sua biografia, non si fatica molto a scoprire che il ruolo che lo ha accompagnato per tutta la sua vita è stato quello di paziente psichiatrico. Non ci stupiremmo affatto se questa fosse anche la descrizione di un poeta maudit dell’Ottocento.
Alla ricerca del male
Carrère inizia a scrivere negli anni ’80 del ‘900, ma diventa famoso a partire dal 2000, con la pubblicazione del suo libro più conosciuto, L’avversario (Adelphi, 2000). In questo romanzo, l’autore racconta in prima persona la sua esperienza di ricerca riguardo un caso di cronaca nera eccezionale.
Dopo aver letto la notizia di un uomo che aveva sterminato tutta la sua famiglia, sente il desiderio di conoscerlo e di indagarne l’animo. L’uomo in questione è Jean-Claude Romand, e Carrère ammette di essere rimasto, in un certo senso, affascinato dalla sua storia.
Sapendo di non potersi fermare a una semplice lettura di un articolo di giornale per poi dimenticarsene, Carrère andrà ogni giorno al processo di Romand, sperando di poter capire la storia che stava indignando l’intera Francia.
Similmente farà in V13 (Adelphi, 2023). Venerdì 13 novembre 2015: questa è la data, e da qui il titolo del libro, degli attentati jihadisti al Bataclan (anche se l’autore ci ricorda che ci sono stati attacchi anche in alcuni bar parigini e al di fuori dello Stade de France, gremito per un Francia-Germania).
Carrère decide, anche in questo caso, di seguire ogni giorno il processo. Per oltre nove mesi andrà alle sedute del tribunale che giudicherà gli uomini coinvolti nelle terribili stragi di quella sera.
Il processo del secolo
Carrère sa che questo processo potrà fare una grande differenza nel suo breve vissuto da improvvisato giornalista giudiziario. Gli attentati di Parigi del 2015 sono il massimo evento legato al terrorismo dell’ISIS in Europa, secondo soltanto alle stragi delle Torri Gemelle nella storia del jihadismo internazionale.
Ancor prima che iniziasse, veniva già definito come il “processo del secolo” o la “nuova Norimberga” (lo stesso Carrère cita questi appellativi nel libro). Esso viene raccontato alla perfezione da Carrère, senza mai divagare o condannare personalmente gli imputati.
È stupefacente l’integrità dell’autore, che riesce a mantenere una visione garantista e neutra anche davanti a coloro di cui è stata addirittura chiesta la condanna a morte da parte di molti.
“V13”: più di un romanzo
Definire V13 di Emmanuel Carrère un romanzo sarebbe riduttivo. Gli eventi precedenti agli attentati sono infatti ricostruiti con una precisione saggistica, adatta anche a chi vuole studiare quella parte di storia così vicina al vissuto di tutti noi.
Le sofferenze delle persone colpite non vengono esasperate per impressionare il lettore, ma riportate spesso senza nemmeno un commento dell’autore, che si limita a esporci la ricostruzione dei fatti, crudi nella loro brutalità.
Lo stile giornalistico è uno dei caratteri più apprezzabili dell’opera, che, essendo una raccolta di racconti scritti durante i mesi del processo, trasmette sia il passare del tempo, sia la fisicità del luogo in cui tutto avviene. Durante la lettura sembra di essere lì, al fianco di Carrère, in una stanza di tribunale sorvegliata, oppure nei luoghi delle stragi, di cui si ricordano i nomi e le forme.
I protagonisti dell’opera sono gli attentatori. Iniziamo a conoscerli come persone, scopriamo la loro storia, cosa li ha portati a compiere questi gesti e come hanno vissuto i loro anni di radicalizzazione.
In conclusione, V13 di Emmanuel Carrère è un’opera fondamentale, che si distingue per il suo valore storico e umano. Deve essere letta da tutti, per conoscere veramente ciò che è oramai solo un ricordo delle nostre vite.
Gabriele Cavalleri
(In copertina, immagine di Repubblica)
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