Cultura

“Riot”, di Edith Joyce – Racconto di un’Irlanda dimenticata

Riot Edith Joyce libro

Riot”, di Edith Joyce (Magazzini Salani, 2023), narra la vita di quattro ragazzi, dall’infanzia all’età adulta, in un clima di lotta e resistenza. A Derry, nell’Irlanda del Nord, è un fiume a separarli dai soldati inglesi che occupano le strade diffondendo terrore. Amicizia e avversione, amore e odio, calma e rivoluzione, unione e solitudine, “Riot” fa sperimentare tutte queste sensazioni.


Fin da bambina ho sempre amato le storie provenienti dall’Irlanda. Niente mi appassionava più dei racconti su foreste incantate, folletti e fate. Non potevo fare a meno di infilare la testa tra le pagine delle più famose fiabe irlandesi, immaginando di vivere tra le creature dei boschi e di intraprendere con loro numerose avventure.

Oggi, oltre alle storie fantastiche sul Paese Verde, mi sono interessata anche a quelle reali, dimenticate dalla maggior parte dei libri di storia. Infatti, l’Irlanda è stata vittima dell’occupazione inglese, che ha portato periodi intensi di guerra e rivoluzione per tutto il Novecento.

Riot di Edith Joyce è stato un turbine di emozioni: impossibile staccarsi dalle pagine, l’intensità della narrazione ha fatto sì che le scene mi apparissero con una vividezza tale da renderle memorie più che fantasticherie.

Riot Edith Joyce
Immagine di copertina del libro (Foto: Salani Editore)

Crescita in una situazione di conflitto

La protagonista è Saoirse Doyle, cittadina di Bogside, il quartiere più pericoloso di Derry dove le madri impediscono ai bambini di avvicinarsi alle finestre per paura di vederli colpiti dai proiettili dei soldati inglesi che pattugliano le strade.

A rendere più allegra la sua vita sono Orla, Cillian e Aidan, gli amici che la accompagnano per tutta la durata del libro. Fin da subito – iniziamo a conoscerli dalla loro prima infanzia – è chiara la loro precoce maturità. Sanno che devono stare attenti a dove giocano per evitare di destare irritazione nei soldati, conoscono numerose parolacce e – l’impertinenza è tipica dei fanciulli – sono abituati a tirare sassi alle camionette dell’esercito britannico.

L’infanzia rubata dei bambini del Bogside è insidiata dalla guerra, che la rende complicata da godere appieno, causando un clima di odio e terrore impossibile da ignorare nonostante tutti i possibili svaghi innocenti.

Saoirse e i suoi amici sono educati fin da subito al concetto di morte, nel momento in cui il loro amico Damien viene brutalmente investito da una camionetta inglese. Così, paura e rimorso si instaurano sotto forma di trauma nei ragazzi. Saoirse è subito pronta a consolare Cillian che, fra tutti, è colui su cui l’evento assume un impatto maggiore. Tuttavia lei stessa dovrà nuovamente fare i conti con la morte quando la sua amica Eileen le verrà uccisa proprio davanti.

Queste scene mi hanno provocato una grandissima amarezza. Se l’Irlanda per me è stata portatrice di un’infanzia fantasiosa e spensierata, perché per i bambini irlandesi è stata terreno di tale dolore?

Amore e lotta, l’avvicinamento alla rivoluzione

I temi fondamentali del libro sono amore e lotta. Queste due parole sembrano indicare concetti completamente diversi e contrari fra loro. In un’Irlanda oppressa, però, la loro correlazione è essenziale per dare il via alla Resistenza.

È proprio per amore che Saoirse decide di avvicinarsi agli ideali rivoluzionari del suo Paese, spinta dall’affetto per gli amici, la madre e Aidan, il suo ragazzo, che più di tutti le trasmette il desiderio di entrare a far parte dell’IRA (Irish Republican Army). Saoirse stessa ammette  che i suoi ideali rivoluzionari sono spinti dalla volontà di suscitare l’interesse di lui.

Tuttavia, partecipare ai riot, vedere la morte con i suoi occhi e sentirsi minacciata dalla potenza britannica concretizzerà nel suo cuore l’obiettivo di unirsi all’IRA e riuscirà a realizzarlo ancor prima di Aidan. L’entrata segnerà per Saoirse un periodo intenso, durante il quale dovrà fare i conti con il suo passato. Nel frattempo, l’unica cosa che riesce a tenere alto l’animo di Saoirse è la presenza dei suoi amici.

Murales a Free Derry, Bogside, un'area nazionalista autonoma autoproclamata di Derry (Foto:
K. Mitch Hodge da Unsplash)
Murales a Free Derry, Bogside, un’area nazionalista autonoma autoproclamata di Derry (Foto:
K. Mitch Hodge da Unsplash).

In Riot, Edith Joyce ci insegna che l’amicizia può essere molto più forte dell’amore romantico. Non importa quanto si cresca, quanto tempo si stia lontani o quanto intensamente si litighi: la vera amicizia non svanisce mai. Saoirse, Orla, Aidan e Cillian si danno manforte in ogni situazione, affrontando insieme anche i momenti più struggenti e pericolosi: durante riot, morti improvvise o semplici momenti di debolezza, ognuno di loro è presente per l’altro. Tale consapevolezza risulta rassicurante perfino per il lettore, che si sentirà parte del legame che il gruppo dei protagonisti stringe.

Grazie a questo cruciale tema, sia Saoirse sia il lettore imparano che la rivoluzione senza solide basi di amore è solo ferocia. La lotta è autentica nel momento in cui si combatte per ciò che si ama.

Il valore di Riot

Riot è un libro estremamente intenso e crudo, in grado di coinvolgere il lettore ad ogni pagina. La scrittura trasmette perfettamente le sensazioni dei personaggi e l’impatto che gli avvenimenti della storia hanno su di loro, tanto da percepire ogni situazione sulla propria pelle. Lo stile di scrittura è così forte da far sentire il lettore stesso parte della storia, permettendogli di viverla attraverso gli occhi di Saoirse.

Ho ammirato la capacità della scrittrice nel raccontare una vicenda poco conosciuta, riuscendo a suscitare interesse per la storia dell’Irlanda e, al contempo, per quella della protagonista. La trama, infatti, riporta anche avvenimenti reali, accuratamente intrecciati con il racconto immaginario della vita dei personaggi. Damien e Eileen sono infatti ispirati a due bambini realmente esistiti, morti per mano dei soldati britannici. Lo stile di scrittura riesce ad inserire perfettamente tali fatti in un contesto immaginario, ma verosimile.

Attraverso Riot Edith Joyce permette al lettore sia di immergersi in una storia ricca di forti emozioni e momenti intensi, sia di imparare di più riguardo avvenimenti storici recenti ai quali viene riservato uno spazio fin troppo piccolo nella Storia.

Chi, come me, è cresciuto con le fiabe irlandesi e si sente ancora vicino a questa terra, e chi vuole conoscere una parte di storia poco approfondita, ma prossima geograficamente e temporalmente alla nostra realtà, amerà questo libro e riconoscerà in esso una morale profonda.


Marta Ginghini

(In copertina Alex Azabache da Unsplash)


Per approfondire, leggi la nostra intervista a Edith Joyce.

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