Dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin, Roberta Merlin sul Corriere parla della reazione della famiglia Turetta all’arresto di Filippo e alle forti parole della sorella della vittima, Elena, che definisce questa società patriarcale. Ma la giornalista, presentando i genitori del ragazzo, cita soltanto il cognome del marito e non quello della moglie.
Parte del mondo sta rispondendo all’accusa di Elena Cecchettin. La terribile e temibile accusa di vivere in una società patriarcale, in un mondo corroso di valori sbagliati, in un ambiente che fa finta di non vedere le prepotenze. E si potrebbe anche essere d’accordo con chi storce il naso e si arrabbia a sentir parlare ancora di patriarcato, di demonizzazione dell’uomo in generale perché, è ovvio, “non tutti gli uomini sono così”, di femminicidio.
Si potrebbe concordare con queste affermazioni, certamente. Ma si dovrebbe comunque puntualizzare.
Specificare che femminicidio non è un delitto su una persona che è femmina, ma un delitto su una persona perché è femmina.
Precisare che “non tutti gli uomini sono così” – vorrei ben vedere – eppure, non uccidere chi ami dovrebbe essere alla base di una società correttamente civilizzata, eppure solo le donne hanno paura a tornare a casa da sole di notte, eppure mai nemmeno un commento a un abbigliamento scorretto su un uomo, che sia stato molestato o abbia perso la sorella assassinata.
Infine, sì, sono d’accordo, il patriarcato appartiene al passato, una società patriarcale è una definizione che sa di vecchio e di appassito ormai. La pensano così, nell’immenso e comprensibile dolore di una scoperta agghiacciante, anche Nicola Turetta e la moglie Elisabetta. Chi sia lei? La moglie di Nicola Turetta. Di più, secondo Roberta Merlin, non ci è dato sapere.
Elettra Dòmini
(In copertina rielaborazione grafica con Elena Cecchettin, da Tendenze di Viaggio)
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