
Nei giorni scorsi è scoppiata una lite fra Giorgia Meloni e Lilli Gruber sul significato di società patriarcale. Ma siamo sicuri di star parlando della stessa cosa?
[…] Perciò devi difendere i princìpi dell’ordine e mai cedere a una donna (scil. Antigone): / meglio piegarsi a un uomo, se si deve, così non si dirà che una donna ci ha vinti.
Creonte (da Sofocle Antigone vv. 677-680. Trad. di F. Condello)
Meloni contro Gruber, in una polemica inerente ai – eppure ben lontana dai – fattacci del lago, delle percosse, del coltello, della fuga in Germania.
Incredibilmente, dalle parole di Elena, paragonata da Chiara Valerio ad Antigone (seppur in un interessante contrasto di ideali: Antigone vuole un’ultima tutela per i morti, Elena si rivolge ai vivi), nasce un qualcosa che rimarca il bisogno che abbiamo di ricordarci tutti insieme il significato delle parole. Il significato, sì, e anche il fatto che alle parole, che un significato lo hanno quasi tutte, si dia poi la sfumatura che si vuole.
Meloni si è sentita ferita da Gruber, che con una semplice frase all’interno di un discorso ha rimarcato quanto la destra perpetui un’idea di patriarcato, un’idea di tradizione – che è poi fatta di patriarcato.
Si è sentita così tanto attaccata che lei, presidente del Consiglio, ha voluto controbattere sui social, un mezzo di comunicazione politica sempre più in voga da quando viene usato anche per annunciare rotture private tra personaggi pubblici.

Società e cultura patriarcale: parole che spaventano, parole che irritano
Il presidente Meloni (il, anche se è donna, perché come sappiamo ognuno può e deve sentirsi ciò che vuole in questa società libera) ci ha tenuto a far sentire il peso dell’offesa delle parole di Gruber che lo ha definito “espressione di una cultura patriarcale”.
E a questo punto mi sento di chiedere: qual è l’offesa? Perché il termine ‘patriarcale’ ha un significato preciso. Patriarcale è un aggettivo denominale, e indica un tipo di organizzazione famigliare in cui i figli entrano a far parte della famiglia del padre, prendono il suo cognome e trasmettono a loro volta gli stessi valori e le stesse regole valse per loro.

Ovviamente, concretizzato in un contesto in cui lo Stato sta sopra i cittadini solo per tutelare ogni aspetto della loro libertà, patriarcale significa che non importa quanto tempo sia passato dalle capanne, dalla caccia al cinghiale, dalla mortificazione dell’adultera che doveva camminare per strada con una veste trasparente, dal Ratto delle Sabine, dallo sconvolgimento per una Sempronia senza tutela di marito o figli. Non importa quanto tempo sia passato.
Il mondo è maschio, è sempre stato maschio. Così tanto maschio che ci si lamenta del dolore di Elena, che ha appena perso la sorella uccisa dall’ex fidanzato che non accettava una rottura, giudicando il suo modo di vestire e questo strano e pericoloso “messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita” (il Consigliere Valdegamberi fa marcia indietro nel tempo, dando il meglio di sé).
Così tanto maschio che Giorgia Meloni è IL presidente.
E così tanto maschio che, in contrasto con un’espressione che cela dietro di sé anni e anni di studio, di evoluzione, di filosofia politica, culturale, intersezionale come società patriarcale, IL presidente ribatte dicendo che la sua è una famiglia di donne.

Donne diverse da me
E vorremmo vivere anche noi in questo bellissimo mondo rosa Barbie, in cui le donne sono, a quanto pare, tutte uguali, hanno tutte gli stessi pensieri di pace nel mondo e libertà dalla fame che ha sempre perpetuato così bene Miss Italia in tutti questi anni. Vorremmo anche noi evadere invece da questo reale mondo di sfumature diverse, di colori diversi, di pensieri diversi, di personalità diverse, che permettono a tutti gli esseri umani (e quindi, pazzesco, anche alle donne) di vivere di posizioni, di scelte politiche, di opinioni differenti le une dalle altre.
IL presidente è nato in una famiglia di donne. Ma se sono donne che gli hanno insegnato tutto quello che ha appreso e che lo ha portato ad essere ad oggi il capo del nostro Stato, uno Stato che non ci ha mai tutelate, nemmeno per sbaglio, sono decisamente, inequivocabilmente e fortunatamente, donne diverse da me.
E poi pensa anche questo: siamo donne, / noi due. Non siamo fatte per combattere / contro gli uomini, lo sai. Noi siamo / sottoposte a chi è molto più potente: questi ordini, e altri ordini / anche più dolorosi, li dovremo ascoltare, / accettare
Ismene (da Sofocle Antigone vv. 60-65. Trad. di F. Condello)
Elettra Dòmini
(in copertina Marie Spartali Stillman, Antigone. Olio su tela, data incerta)
Per approfondire il tema, guarda il dialogo tra Maura Gancitano e Sara Nizza: Il Patriarcato.