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Quel che resta della Striscia di Gaza, tra Israele e Hamas

Striscia di Gaza immagine

Sabato 7 ottobre è scoppiato quello che sembra essere il conflitto più violento dell’ultimo ventennio tra Israele e il gruppo terroristico palestinese Hamas. La situazione a Gaza è drammatica e ad aggravarla ulteriormente potrebbe aggiungersi l’apertura di nuovi fronti ai confini di Israele.


Cenni storici

Conflitti e violenze hanno rappresentato, in sintesi, una costante dalla creazione dello Stato di Israele sul suolo palestinese ad oggi. Nel 1948 Ben Gurion, presidente del Consiglio Nazionale Ebraico, proclama la nascita dello Stato di Israele, sull’onda della risoluzione ONU numero 181.

Quest’ultima, rifiutata dalla comunità araba, avrebbe infatti portato alla formazione di uno Stato arabo e di uno ebraico in Palestina, oltre al controllo internazionale su Gerusalemme.

Lo Stato ebraico nasce comunque, obiettivo cardine del sionismo religioso e ricompensa da parte delle potenze occidentali a un popolo perseguitato da secoli. Sin da subito Israele viene osteggiato dalle potenze arabe a supporto della Palestina, in particolare Egitto e Siria.

È durante le prime guerre arabo-israeliane che Israele, grazie al sostegno degli Stati Uniti, dimostra le sue grandi potenzialità militari ed economiche. Nel 1967, durante la cosiddetta “Guerra dei Sei Giorni”, riesce ad occupare la penisola del Sinai, la Cisgiordania, Gerusalemme Est, le alture del Golan e la Striscia di Gaza.

Da quel momento la Striscia di Gaza, che prima era territorio egiziano, è diventata l’epicentro del conflitto israelo-palestinese.

Striscia di Gaza copertina
Bombardamenti israeliani su Gaza (foto: AFP).

Gaza: l’epicentro del conflitto

Con “Striscia di Gaza” si indica una regione di 365 km2, che affaccia sul Mar Mediterraneo e confina a Sud con l’Egitto. Israele ha mantenuto il pieno controllo del territorio dalla sua conquista, nel 1967, al 2005, quando ha attuato il “Piano di disimpegno unilaterale”.

La popolazione di Gaza è stata protagonista, assieme ad altre regioni arabe, della Prima e Seconda Intifada. Con questo termine, dall’arabo “sussulto”, si indicano le sollevazioni popolari arabe diffusesi come opposizione all’occupazione israeliana a partire dal 1987.

striscia di Gaza ISPI.
La striscia di Gaza (grafica: ISPI).

La prima si conclude nel 1993 con gli Accordi di Oslo, con cui si stabilisce il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) su Striscia di Gaza e Cisgiordania. A questo si aggiungono altri tentativi di creare un vero e proprio Stato palestinese. Il rifiuto di Israele di lasciare i territori occupati e la difficile gestione degli sfollati palestinesi hanno portato al loro fallimento.

Ancora oggi Israele, e dunque gran parte delle potenze occidentali, tra cui gli Stati Uniti, non riconosce lo Stato di Palestina. L’inefficace e limitata amministrazione dell’ANP sui territori stabiliti dagli Accordi di Oslo ha facilitato poi l’ascesa dell’estremismo, come manifestato dalla vittoria del gruppo terroristico di Hamas alle elezioni legislative del 2006.

Nel 2007 Gaza viene completamente acquisita da Hamas, che ne ha detenuto il controllo fino ad oggi. Le condizioni di vita della sua popolazione sono diventate da allora paradossali.

Il governo di Israele, assieme a quello egiziano, ha imposto da allora un embargo terrestre, marittimo e aereo estremamente rigido nei confronti del territorio. La Striscia dipende completamente da Israele ed Egitto per beni di prima necessità come acqua potabile e medicine, oltre che per elettricità e carburante.

Si tratta, inoltre, di una delle regioni più popolose al mondo, con oltre 2 milioni di abitanti, di cui più della metà sono rifugiati palestinesi. Le precarie condizioni sociali e politiche e la continua distruzione impediscono la ripresa economia. Circa il 50% degli abitanti della Striscia di Gaza sono, infatti, disoccupati e l’80% vive grazie agli aiuti umanitari della comunità internazionale.

Ancora guerra

Il conflitto in corso rientra nel quadro delle “Guerre di Gaza”. Dall’ascesa di Hamas si sono, infatti, susseguite diverse guerre che hanno principalmente visto l’opposizione tra diversi gruppi fondamentalisti islamici e Israele.

In particolare, gli scontri più intensi si sono verificati tra 2008 e 2009, nel 2012, nel 2014, nel 2021, nel 2022 e già a maggio di quest’anno.

Quello sferrato da Hamas il 7 Ottobre è l’attacco più distruttivo da quando ha preso il controllo della Striscia di Gaza. Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato di essere pronto ad una guerra prolungata e l’intenzione di Israele di “schiacciare” Hamas.

La nostra risposta all’attacco di Hamas cambierà il Medio Oriente.

Benjamin Netanyahu, Primo Ministro israeliano

Il governo israeliano ha prontamente avviato l’operazione “spade di ferro” contro la Striscia di Gaza.

Il rischio è che la gravità degli scontri porti al coinvolgimento di altri attori della regione. In particolare, i sostenitori del governo in Iran, fortemente a sostegno della Palestina e di Hamas, hanno festeggiato l’attacco contro Israele. Anche il gruppo islamista antisionista di Hezbollah, con sede in Libano, avrebbe dichiarato di essere pronto a partecipare all’operazione anti-israeliana.

La tragedia umanitaria

Come testimoniano gli avvenimenti degli ultimi giorni, la guerra sta aggravando notevolmente l’emergenza umanitaria soprattutto nella Striscia di Gaza. Qui la popolazione è per la maggior parte costituita da bambini e ragazzi.

Entrambe le parti violano importanti limiti del diritto internazionale umanitario, causando la morte di civili. In particolare, i miliziani di Hamas avrebbero ucciso centinaia di ragazzi che si trovavano ad un rave ad Israele. Secondo diverse fonti, inoltre, Israele avrebbe usato illegalmente fosforo bianco contro Hamas.

I civili a Gaza si trovano, quindi, in una situazione di estrema precarietà, soprattutto a seguito dell’imposizione del blocco totale da parte di Israele. Si tratta di una trappola per la popolazione, che, in un contesto di dilagante distruzione, vive senza elettricità, senza approvvigionamenti e con ospedali incapaci di rispondere all’emergenza.

Venerdì 13 ottobre Israele ha ordinato l’evacuazione dei civili a Nord di Gaza per la loro “protezione”.

Questo conflitto porterà sicuramente ad una svolta negli equilibri di potere della regione mediorientale. Il governo di Netanyahu, dopo le diverse sollevazioni popolari degli scorsi mesi contro la riforma giudiziaria, subirà inevitabilmente un altro duro colpo. Ciò nonostante, però, Israele è ancora forte del sostegno degli Stati occidentali e in particolare degli Stati Uniti, che hanno dichiarato di essere disposti ad un eventuale coinvolgimento nel conflitto.

La comunità internazionale sembra ancora focalizzata nel voler raggiungere la “soluzione a due Stati”, rischiando di fatto di non superare questioni lasciate aperte da decenni. Inoltre, mentre migliaia di persone perdono la vita, la priorità sembra essere ancora lo schierarsi per una delle due bandiere.

Mirna Toccaceli (articoli)

(In copertina immagine di Atlante Guerre)


Per approfondire: leggi anche Cosa dovresti sapere sulle origini del conflitto tra Israele e Palestina, di Clarice Agostini; L’arte, sotto le bombe – Intervista a Malak Mattar (con le sue opere), di Stella Mantani.


Striscia di Gaza: sede di una tragedia umanitaria è un articolo realizzato in collaborazione con Sistema Critico. Un gruppo di studenti universitari che si pone come obiettivo il racconto del reale in modo critico e giovanile, avvicinando le persone alle questioni che il mondo ci pone ogni giorno.

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