“Stranizza d’amuri” è un film del 2023 di Giuseppe Fiorello ispirato al delitto di Giarre. I protagonisti sono Gianni e Nino, due ragazzi che vivono la loro storia d’amore nella Sicilia degli anni Ottanta, avvolti in una rete di malelingue e dicerie che li condurrà a un tragico epilogo.
È strano ciò che non si comprende
In primo luogo, bisogna soffermarsi sul titolo dell’opera, Stranizza d’amuri, che mette in evidenza il concetto di strano. Per capirlo, bisogna innanzitutto notare che il film appare diviso in due parti: la prima spensierata, mentre la seconda più cupa e opprimente.
A segnare questo cambiamento è lo sguardo esterno che si intromette nella storia dei due ragazzi e percepisce il loro amore come qualcosa di strano perché non lo comprende. La gente del paese, infatti, appare scandalizzata dal fatto che due persone dello stesso sesso possano amarsi. “Sono stranizze che non devono capitare, bisogna stare attenti”, si sente dire Nino da sua mamma.
Libertà
Un’altra chiave di lettura del film risiede nel rapporto tra la chiusura mentale della gente del paese e l’apertura – soprattutto emotiva – dei due protagonisti. Anche se Nino inizialmente ha paura, a poco a poco l’amore si fa spazio tra i due ragazzi, che condividono sempre più momenti di intimità e trovano un modo per essere liberi nella loro solitudine.
A questo proposito, Stranizza d’amuri è un film che parla tanto di libertà, in tutte le sue sfaccettature: infatti, la libertà dapprima cercata e conquistata dalla coppia sarà poi negata e i due protagonisti saranno costretti a nascondersi per poter vivere appieno il loro amore. Significative sono sicuramente le scene centrali del film in cui i due protagonisti vanno in motorino insieme, quasi isolati in una bolla spazio-temporale che li fa essere una persona sola.
Nino e Gianni sembrano viaggiare diretti verso una meta che nemmeno loro conoscono. Il loro amore in queste scene appare leggero e spensierato. La gioia di sentirsi il vento fra i capelli e il contatto del corpo dell’uno allacciato all’altro è in quei momenti definizione di libertà, che provano loro soli, in paesaggi quasi desertici, lontani da tutto e da tutti.
Paura
Un sentimento importante in questa storia è la paura dei protagonisti, ma anche quella dei familiari e degli abitanti di Giarre. I primi vivono i loro sentimenti immersi nel terrore, in una società che non li comprende e prova un odio quasi viscerale nei loro confronti. I secondi sperimentano invece una forma diversa di paura, quella per il diverso e lo sconosciuto, che appare strano ai loro occhi.
Questi concetti sono ben sintetizzati da una scena emblematica: dopo essere venuti a conoscenza della relazione amorosa tra i due ragazzi, il padre e lo zio di Nino costringono il ragazzo a sedersi in una stanza buia e isolata e con parole dure, crudeli e piene di disgusto cercano tirargli fuori qualche “sporca” verità.
Nino si ritrova quindi senza via d’uscita ed è obbligato a negare qualsiasi rapporto sentimentale con Gianni. Questa scena può quindi ergersi a metafora dell’intero film, poiché rappresenta un amore ingabbiato e impossibilitato a esprimersi in modo sincero.
Tra il silenzio e il rumore
Un’altra riflessione interessante è quella relativa al rapporto tra silenzio e rumore, che emerge in vari modi in Stranizza d’amuri.
Iniziando dal silenzio, si può dire che esso appartiene a tutti coloro che sono estranei a un amore che a loro avviso non può essere nominato, se non come motivo di scherno.
Il film appare infatti avvolto da un’aura di tensione dovuta all’odio provato dagli altri nei confronti di un amore vero, ma inconsueto. A causa delle cattiverie subite soprattutto da Gianni, già precedentemente identificato come omosessuale, i due protagonisti si ritrovano a dover tacere i loro sentimenti e a vivere con la paura di essere scoperti: gli è concesso solo un bacio sincero in posti nascosti.
Allo stesso tempo, però, c’è un fil rouge che percorre tutta la trama del film: i fuochi d’artificio prodotti dalla famiglia di Nino, solita dare spettacoli nel paese. Quando il padre di Nino si ammala, la produzione dei fuochi di artificio e degli spettacoli passa in mano al figlio, che coinvolge Gianni nell’attività.
Sommersi dal mare di silenzio nel quale si vedono annegare, i fuochi d’artificio sono forse l’unico modo per dare voce al proprio amore e mandare dei messaggi. Dunque, è opportuno riflettere sul fatto che la gente di Giarre è ignara di chi e cosa sta dietro a quei fuochi di artificio che molto desiderano e aspettano: la luce e l’energia di un amore tanto odiato.
Un amore che resta in vita
In conclusione, è opportuno parlare dell’ultima scena, ossia la tragica morte dei due protagonisti, ritrovati mano nella mano, uccisi con due colpi di pistola. Ancora oggi non si sa chi sia il colpevole. Nell’adattamento cinematografico, tutta la storia dei due ragazzi, dal primo al loro ultimo sguardo, è segnata dal rapporto tra amore e morte.
Infatti, nella scena del primo incontro, dopo uno scontro in motorino, Nino salva Gianni; mentre nella scena finale Gianni, che probabilmente si era accorto che qualcuno voleva sparargli, dà a Nino un ultimo bacio, quasi per distrarlo e preservare il loro amore dalla morte.
Vicino al luogo del delitto è stato trovato un biglietto con scritto “la nostra vita era legata alle dicerie della gente”: quelle cattiverie stavano uccidendo i due protagonisti mentre erano ancora in vita, ma Gianni e Nino non si sono mai rifiutati di essere sé stessi.
Anche se di nascosto, hanno trovato nell’amore un modo per allontanare la morte, anche se questa restava sempre in agguato, mascherata dall’ignoranza della gente di Giarre, che non fu in grado di accogliere un amore così puro e al tempo stesso incompreso, ma non per questo meno degno di essere amato.
Francesca Ferrari
(In copertina e nell’articolo immagini tratte dal film Stranizza d’amuri, di Giuseppe Fiorello)