Cronaca

Che fine hanno fatto i 60 CFU (e il concorso straordinario ter)


Dopo molti mesi di attesa, lo scorso 25 settembre è finalmente uscito in gazzetta ufficiale il DPCM che darà avvio ai nuovi corsi di abilitazione per docenti da 60 CFU. A breve dovrebbe anche essere pubblicato il bando per il concorso straordinario ter. Ci sono dunque grandi novità in arrivo per il mondo dell’istruzione e per i moltissimi aspiranti docenti.


L’attesa è stata lunga, ma alla fine sembra proprio che la nuova riforma per il reclutamento docenti sia pronta a partire, pur con tutte le sue criticità. Come se non bastasse, dopo numerosissimi rinvii, entro il mese di ottobre dovrebbe uscire anche il bando per il concorso straordinario ter che, al momento, prevede l’assunzione di 32.216 docenti, con la possibilità di arrivare a oltre 40.000. Cerchiamo di fare chiarezza per tutti gli aspiranti insegnati.

La fase transitoria

Fino al 31 dicembre del 2024 è prevista una fase transitoria, in cui chi è già in possesso del titolo abilitante per la classe di concorso scelta e dei vecchi 24 CFU (se conseguiti entro il 31 ottobre 2022), potrà iscriversi agli eventuali concorsi banditi. Saranno disponibili tre percorsi differenti:

  • da 60 CFU per coloro che non hanno altra abilitazione;
  • da 30 CFU che riguarda neolaureati, altri aspiranti che abbiano già conseguito i 24 CFU oppure docenti con almeno tre anni di servizio;
  • da 30/36 CFU per i futuri vincitori del concorso straordinario ter.

Nel decreto non si stabilisce nessuna data per l’inizio di tali percorsi. Tuttavia, in sede di prima applicazione, i corsi transitori da 30 CFU devono necessariamente concludersi entro il 28 febbraio 2024. Il percorso completo da 60 CFU invece deve completarsi entro il 31 maggio 2024.

La fase transitoria è prevista per garantire ad una platea maggiore di iscriversi al concorso previsto per il prossimo anno. In questa maniera, anche chi non è riuscito ad ottenere i 24 CFU entro il 24 ottobre 2022 potrà seguire il percorso breve da 30 CFU ed iscriversi alla prova. Resta il fatto che, visti i tempi stretti, le università saranno in difficoltà a organizzarsi per erogare correttamente i corsi nelle tempistiche previste.

Foto di Pixabay su Pexels

Cosa prevede il corso da 60 CFU?

Da un punto di vista pratico, il testo del decreto prevede che le attività dei corsi dovranno essere erogate in presenza per l’80%. Solo per i primi due anni accademici (2023/2024 e 2024/2025) si potrà arrivare ad un 50% di lezioni in DAD.

Ovviamente questo comporta ulteriori problematiche organizzative di non facile risoluzione viste le scarse risorse in termini di spazi che le università italiane riescono ad offrire. Per quanto riguarda le università telematiche, invece, non si hanno ancora notizie a riguardo anche se è auspicabile che a breve verranno coinvolte per proporre dei corsi riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Purtroppo, come già annunciato, tali corsi avranno dei costi notevoli. Si parla infatti un costo massimale di 2500 euro, mentre per chi è iscritto ad un corso universitario magistrale il prezzo scende a 2000 euro. Come se non bastasse, per l’accesso agli esami finali si pagherà un’ulteriore quota di 150 euro. Inoltre, attualmente non si ha nessuna disposizione in merito a esenzioni o riduzioni della retta in base all’ISEE, ma ci auguriamo che le cose possano cambiare.

Con i 60 CFU, a differenza dei vecchi 24 CFU, ci si potrà iscrivere direttamente alle graduatorie di prima fascia. Come percorso sarà poi specifico per ogni classe di concorso. Il vecchio programma era infatti comune a tutte le classi previste.

La ripartizione dei crediti

Il DPCM pubblicato prevede una suddivisione piuttosto articolata del percorso formativo dei 60 CFU. Sono infatti previsti:

  • 10 CFU di area pedagogica;
  • 3 CFU dedicati alla didattica inclusiva per studenti con BES (Bisogni Educativi Speciali);
  • 3 CFU in materie linguistiche e digitali;
  • 4 CFU da ripartire tra psicologia, antropologia e sociologia;
  • 2 CFU in metodologie didattiche;
  • 2 CFU relativi alla legislazione scolastica;
  • 16 CFU relativi alla didattica specifica per la classe di concorso scelta;
  • 20 CFU di tirocinio.

Di tutti questi il punto più critico è sicuramente rappresentato dal tirocinio. Sembra infatti abbastanza discutibile che un docente che già esercita da anni a scuola debba essere costretto a fare un tirocinio non retribuito sull’insegnamento. Tuttavia, non è ancora del tutto chiaro come questi 20 crediti di tirocinio saranno poi effettivamente somministrati.

Per concludere, la prova finale presenta una suddivisione in due parti, un test scritto e una lezione simulata. Nella parte scritta il candidato dovrà produrre un elaborato relativo alle esperienze e competenze acquisite durante il tirocinio. La lezione simulata durerà invece 45 minuti e sarà anche oggetto di verifica delle metodologie didattiche apprese durante il corso. Per superare il percorso è necessario conseguire una votazione di 7/10.

Foto di 2y.kang su Unsplash.

E il concorso?

Inizialmente il ministro Valditara aveva annunciato che il concorso straordinario ter sarebbe stato rivolto ai soli precari con 3 annualità di servizio e che si sarebbe tenuto entro l’estate. Tuttavia siamo già ad ottobre e ancora non è apparso nessun bando. La speranza è che questa volta si rispetti finalmente la scadenza fissata per fine mese.

Il concorso straordinario ter sarà il primo ad essere bandito dopo la riforma dei 60 CFU. Tuttavia, i requisiti di accesso, data la fase transitoria in atto, sono la laurea abilitante per la classe di concorso scelta e 24 CFU oppure 3 anni di servizio già maturati. Il prossimo anno, se tutto dovesse andare secondo i piani, sarà indetta una nuova procedura concorsuale alla quale potranno già partecipare anche gli iscritti ai nuovi percorsi da 30/60 CFU.

Per quanto riguarda le prove, saranno divise in una parte scritta e una orale. Lo scritto sarà un test a risposta multipla di 50 domande: 40 quesiti su discipline psicologiche e pedagogiche, di cui 20 sulle metodologie didattiche. Le restanti 10 domande saranno dedicate alla conoscenza della lingua inglese (livello B2) e all’uso delle tecnologie digitali per fini didattici.

La prova orale sarà una lezione simulata di 45 minuti volta all’accertamento delle competenze didattiche e delle conoscenze relative alla classe di concorso scelta. Il punteggio massimo conseguibile è di 250 punti, 50 ottenibili dalla valutazione dei titoli di accesso, 100 per ogni prova. Le prove si ritengono superate con almeno 70 punti su 100.

Diego Bottoni

(In copertina Dids da Pexels)

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