Dopo l’uscita in sala dell’ultimo capitolo della popolarissima trilogia di James Gunn dedicata ai “Guardiani della Galassia”, ripercorriamo le gesta dei protagonisti e scopriamo cosa li ha resi tanto amati da pubblico e critica.
Una storia che viene da lontano
I Guardiani della Galassia nascono come fumetto nel 1969 per opera di Arnold Drake e Gene Colan. Sfortunatamente, il loro esordio passa in secondo piano rispetto agli altri personaggi già popolari al tempo come Spider-man e i Fantastici Quattro.
Le loro imprese si limitano a brevi comparsate sulle altre testate di casa Marvel, senza però mai avere un ruolo da protagonisti. Solo nel 1976 il gruppo avrà una serie tutta sua ma le vendite esigue e lo scarso interesse da parte del pubblico costringono gli editori a cancellarla.
A partire dal 2008 i Guardiani sono rinati per mano dello sceneggiatore Dan Abnett e del disegnatore Andy Lanning, che hanno anche ricostruito parte della squadra, dando vita all’attuale formazione composta da Star-Lord, Gamora, Rocket, Drax, Mantis, Nebula e Groot, che devono la loro notorietà anche ai film del Marvel Cinematic Universe dove sono stati consacrati come uno dei gruppi più amati dai fan.
James Gunn, il regista perfetto per un cincecomic difficile
Quando al San Diego Comic-Con International del 2010 il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige introdusse l’idea di un film sui Guardiani della Galassia, nessuno immaginava il successo che ne sarebbe derivato. All’epoca erano già usciti blockbuster di grande successo come X–Men (2000) e The Avengers (2012), oltre ovviamente all’indimenticabile trilogia su Spider-Man di Sam Raimi (2002-2007) e a quella di Christopher Nolan su Batman (2005-2012).
Era dunque difficile tenere il passo con questi “giganti” dei cinecomics che si erano già imposti come modelli da seguire e imitare. La scelta del regista cadde su James Gunn, noto allora solo ad una ristretta nicchia di fan per aver diretto Super – Attento crimine!!! (2010) e per aver scritto i primi due film in live action di Scooby Doo (2002-2004) e L’alba dei morti viventi di Zack Snyder (2004).
Gunn era cresciuto leggendo fumetti e girando film in 8mm con i suoi fratelli sugli zombie: in poche parole era la persona adatta a dirigere un film del genere. Joss Whedon, fumettista e regista del primo film sui Vendicatori, si mostrò particolarmente entusiasta e scrisse: “James è ciò che mi fa pensare che funzionerà: è così fuori dal comune, è così pazzo, ma così intelligente, […] ha un’interpretazione molto distorta ma tutto nasce da un vero amore per il materiale. Sarà difficile tenergli il passo.”
Alla sceneggiatura fu chiamata Nicole Perlman, insieme a Gunn stesso, che si ispirò proprio alla run fumettistica di Abnett e Lanning. Nel corso della produzione alcuni elementi vennero cambiati rispetto all’idea originale, come ad esempio il ruolo di Thanos, molto più ridimensionato a favore di Ronan, diventato nel frattempo l’antagonista principale del film. Il “Titano pazzo” avrebbe dovuto aspettare i successivi Avengers: Infinity War (2018) e Avengers: Endgame (2019) per mostrarsi pienamente in tutto il suo splendore.
Ri-scrivere i Guardiani
La squadra di supereroi portata sul grande schermo si basava sì su quella del 2008, ma Gunn volle comunque aggiungerci il proprio tocco personale. I suoi Guardiani sono, infatti, prima di tutto personaggi umani (affermazione all’apparenza abbastanza assurda data la loro natura “aliena”) e come tali hanno vizi e debolezze che li caratterizzano. Sono una famiglia, ma una famiglia sgangherata, tenuta assieme a forza, che tuttavia impara a convivere e in cui ognuno accetta l’altro per come è.
Hanno un passato difficile alle spalle, costellato di traumi e sofferenze nascoste, ma è proprio grazie al gruppo che affrontano e superano queste dinamiche. È questo a renderli così umani e a permettere allo spettatore di empatizzare con loro. Le storie e le situazioni narrate, per quanto ambientate a milioni di anni luce da noi e in un universo immaginario, sono talmente realistiche che è impossibile non sentirsi coinvolti.
Nell’arco di soli tre film, escludendo le comparsate nei crossover degli Avengers, Gunn riesce a farci affezionare ad ognuno di loro, creando un legame che va oltre il semplice rapporto spettatore-personaggio immaginario. E gli stessi attori, così come il regista, sono talmente legati agli eroi che al termine delle riprese dell’ultimo capitolo la maggior parte del cast si è commossa per la fine di questa avventura.
Una Galassia di emozioni
Ciò a cui sembra puntare Gunn, infatti, è proprio fare in modo che il pubblico si avvicini a questi personaggi.
I suoi film traboccano di riferimenti alla cultura pop, in particolare a quella degli anni ‘60, ‘70 e ‘80. I richiami ad un passato nostalgico vanno dai film citati (soprattutto Footloose, del 1984, particolarmente amato da Peter Quill, interpretato da Chris Pratt) alla musica, vera protagonista delle tre pellicole.
La colonna sonora è costituita da alcuni tra i pezzi più noti del periodo, uniti a brani fino a poco fa sconosciuti tornati in auge proprio grazie ai Guardiani della Galassia. Dalla celebre Hooked on a Feeling di B. J. Thomas a In the Meantime degli Spacehog, le scelte musicali e stilistiche di Gunn non sono mai casuali, ma accompagnano lo spettatore in un vortice di emozioni. Nulla sembra fuori posto a montaggio compiuto.
Inoltre, la regia può vantare dei piani sequenza strabilianti e delle inquadrature magistrali. La sceneggiatura regala sapientemente momenti comici, in cui la risata è assicurata e genuina, alternati a scene commoventi, quasi strazianti, come si è visto nel terzo capitolo.
Come i supereroi (non) sono solo per bambini
In conclusione, questa trilogia ha conquistato tutti, fan di supereroi o meno. Alla visione di questi tre film si aggiunge un breve speciale realizzato in occasione delle festività natalizie del 2022, ennesima prova della bravura del regista.
Chi mastica già da tempo cinecomics incontrerà una pellicola che non intende solo stupire con effetti speciali (curatissimi) e green screen, ma anche raccontare una storia di famiglia e amicizia come poche altre. Chi invece è alla sua prima esperienza con questo genere di film troverà la stessa cosa e scoprirà anche che, per una volta, i supereroi non sono solo per bambini.
Alessandro Palmanti
(In copertina e nell’articolo immagini tratte dai film della trilogia dei Guardiani della Galassia, disponibili su Disney+)
Per approfondire:
- Spiderman: Into the Spider-Verse, di Leonardo Bacchelli.
- Spiderman: Across the Spider-Verse, di Leonardo Bacchelli.
- Spiderman: No Way Home, di Veronica Orciari (Sistema Critico).
- WandaVision, di Chiara Parma.