Cronaca

Oltre il ‘muro’ di Ustica, quarantatré anni dopo la strage

strage di ustica

43 anni fa ebbe luogo uno dei disastri aerei più discussi della storia italiana: la strage di Ustica. Nonostante siano stati fatti passi avanti per chiarire cosa accadde quel 27 giugno del 1980, il muro di omertà non è mai stato completamente abbattuto.


Una completa verità non è stata pienamente raggiunta nelle sedi proprie e questo rappresenta ancora una ferita per la sensibilità dei cittadini. I risultati ottenuti spingono a non desistere, a ricercare i tasselli mancanti, a superare le contraddizioni e rispondere così al bisogno di verità e giustizia.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 43° anniversario della strage di Ustica.
strage di ustica
Foto: Archivio foto del Quirinale.

27 giugno 1980, ore 20:08

Immaginate per un attimo di chiudere gli occhi e di fare un viaggio indietro nel tempo: è una sera come tante, l’estate è iniziata da poco e fervono i preparativi per le partenze. In tanti, bambini e adulti, si accingono a rientrare nella loro città d’origine per trascorrere le vacanze insieme a parenti e amici.

I più piccoli, terminata finalmente la scuola, non vedono l’ora di mostrare orgogliosi le pagelle e, stringendo la mano ai loro genitori, si incamminano verso l’aeroporto Marconi di Bologna. Sono le 18:15 del 27 giugno 1980, a quest’ora dovrebbe partire il volo Itavia 870 diretto a Palermo.

A causa del maltempo, l’aereo decolla con due ore di ritardo, alle 20:08, e l’atterraggio a Punta Raisi è previsto per le 21:15 circa. Il DC9, seguito dal radar di Roma Ciampino, viaggia regolarmente fino alle 20:26, quando sia il radar di Ciampino che quello della difesa aerea di Ferrara chiedono al velivolo di identificarsi.

Qualcosa sembra non andare per il verso giusto: le tracce non sono chiare, il segnale appare confuso e, quindi, i radar ripetono la richiesta di identificazione. Alle 20:44 il pilota comunica alla torre di controllo di Ciampino la quota e la rotta, ma fornisce anche un’altra informazione: da Firenze in poi i radiofari risultano spenti. Sostiene di aver trovato un vero e proprio “cimitero”.

Alle 20:57 iniziano i contatti con l’aeroporto Punta Raisi di Palermo per l’atterraggio, ma due minuti dopo l’aereo scompare. I sogni, i progetti, i bei voti da far vedere ai parenti lontani si inabissano nel mar Tirreno tra l’isola di Ponza e quella di Ustica.

Guarda: cos’è?

Nel 2020 RaiNews24 ha diffuso l’audio ripulito contenuto nella scatola nera dove sono registrate le ultime parole di uno dei piloti del volo IH-870: “Guarda: cos’è?” si sente pronunciare.

Cos’è che il pilota aveva visto e che stava indicando al collega? C’è da dire che quella sera sembrava esserci un traffico aereo insolito nel cielo di Ustica: una delle ipotesi più accreditate è che il DC9 si sia trovato coinvolto in un’azione militare e che sia stato abbattuto da un missile.

Inizialmente, però, le indagini seguono altre piste, in particolare quella che riconduce a un semplice cedimento strutturale oppure alla collocazione di una bomba a bordo del velivolo.

All’indomani della tragedia, infatti, inizia a correre voce che sull’I-TIGI dell’Itavia vi fosse un terrorista di estrema destra, ma la notizia si rivelerà un tentativo di depistaggio. Appare chiaro fin da subito che il cammino verso la verità sarà tutt’altro che semplice, adombrato da un clima di silenzio istituzionale.

Dopo dieci anni dalla tragedia, il leader libico Gheddafi, durante una conferenza stampa, affermerà che quel 27 giugno il suo aereo viaggiava sul Mediterraneo e che gli aerei statunitensi, nel tentativo di abbatterlo, avrebbero colpito per sbaglio proprio il volo Itavia.

Mu’ammar Gheddafi.
(Foto: WikiImages, da Pixabay)

Dov’è la verità?

Questa è la domanda che da anni accompagna non solo la vita dei parenti delle 81 vittime (64 adulti e 13 tra bambini e ragazzi), ma anche dell’opinione pubblica.

Nel 1999, a seguito di una lunga istruttoria, il giudice Rosario Priore sentenzia che il DC9 è stato abbattuto all’interno di uno scenario di guerra aerea “non dichiarata” a cui avrebbero partecipato diversi stati, in particolare Francia e Stati Uniti, allo scopo di eliminare il dittatore libico Gheddafi.

Nel mese di luglio del 1980, poco dopo il tragico evento, si rinvengono infatti i resti di un MiG 23 libico sulle montagne della Sila, in Calabria. Tale velivolo sarebbe uno dei due MiG incaricati di scortare l’aereo dell’allora capo di stato libico.

Secondo la ricostruzione di Priore, la sera del 27 giugno il MiG, per sfuggire ai radar, si sarebbe nascosto sotto la pancia del DC9. Un caccia statunitense o francese che lo puntava avrebbe poi sfiorato il jet dell’Itavia, facendolo precipitare

Il giudice, che tra l’altro si è occupato anche del delitto Moro e dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II, ha evidenziato la difficoltà nel provare tale tesi a causa della mancata collaborazione dell’Aeronautica militare italiana e di diversi paesi appartenenti alla Nato che avrebbero depistato le indagini.

Le morti sospette

Quante furono le vittime della strage di Ustica? A quanto pare più di 81, considerando il lungo elenco di morti sospette che si sono succedute negli anni.

Ad agosto del 1988 persero la vita due ufficiali dell’Aeronautica, piloti delle Frecce Tricolori, durante un’esibizione alla base Nato di Ramstein. I due aviatori erano in volo la sera della tragedia e per gli inquirenti di allora disponevano di informazioni importanti circa il disastro.

Foto: interno.gov.it

Cinque anni dopo, a Bruxelles, viene ucciso il generale dell’Aeronautica Roberto Boemio durante un tentativo di rapina la cui dinamica lasciava qualche dubbio e faceva pensare a un’azione ben studiata.

Vi furono anche casi di suicidio, uno dei quali avvenne nel 1995: il maresciallo dell’Aeronautica Franco Parisi, che all’epoca dei fatti era controllore della difesa aerea, si impiccò. Era a conoscenza di qualcosa? E l’ufficiale medico delle Frecce Tricolori che si tolse la vita poco dopo l’episodio avvenuto a Ramstein? Tutti interrogativi rimasti senza risposta.

In alcuni casi, come quello del maresciallo Mario Alberto Dettori, trovato impiccato vicino Grosseto, ci si chiese persino se si fosse trattato effettivamente di suicidio o se la persona in questione non fosse stata piuttosto “suicidata”.

Il Muro di Gomma

In occasione della scomparsa del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta lo scorso 19 luglio, La7 ha mandato in onda il film Il Muro di Gomma, ispirato al suo impegno nella ricerca della verità sulla strage di Ustica. La pellicola vede come protagonista un giovane collaboratore del Corriere della Sera, di nome Rocco, incaricato di svolgere un’inchiesta giornalistica sulla tragedia del 27 giugno 1980.

Muovendosi tra omertà e depistaggi, Rocco, che nel film rappresenta proprio Andrea Purgatori, riesce ad aprire qualche piccolo spiraglio nella direzione di una verità che sembra essere costantemente spinta a fondo, in quello stesso mare che ha visto precipitare il DC9.

Purgatori è stata una delle figure di spicco del “giornalismo impegnato”, si è occupato di inchieste incentrate su mafia e terrorismo, ma non solo: è stato anche uno sceneggiatore e un docente di sceneggiatura. Ha infatti curato lui stesso, insieme a Sandro Petraglia e Stefano Rulli, la sceneggiatura de “Il Muro di Gomma”. Questo emblematico titolo fa riferimento all’atteggiamento omertoso che ha accompagnato l’intera vicenda giudiziaria.

Il Museo per la Memoria di Ustica

Il 27 giugno 2007 a Bologna apre il Museo per la Memoria di Ustica, all’interno del quale è presente un’installazione permanente, ideata dall’artista francese Christian Boltanski, che circonda la carcassa del DC9.

Boltanski in visita al Museo per la Memoria di Ustica. (Foto: museomemoriaustica.it)

Sul soffitto sono collocate 81 luci, tante quante i passeggeri deceduti nella strage di Ustica, che si accendono e si spengono seguendo il ritmo di un respiro. Inoltre, attorno a ciò che resta dell’aereo, vi sono 81 specchi di colore nero e 81 altoparlanti che permettono al visitatore di immergersi totalmente nell’esperienza del ricordo.

La particolarità del museo sta nella collocazione degli oggetti personali appartenuti alle vittime, i quali, conservati all’interno di nove casse nere, non sono direttamente visibili. Sono disponibili soltanto le immagini, raccolte all’interno della pubblicazione denominata “Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH 870”.

Questo progetto è stato realizzato grazie all’impegno dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. L’associazione, nata a Bologna nel febbraio del 1988, ha raccolto minuziosamente il materiale giudiziario relativo al disastro e ha operato nell’ambito della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.

Oltre quel muro

A 43 anni da quella sera che avrebbe dovuto segnare l’inizio di un periodo sereno, festoso, di meritata vacanza e che si è invece trasformata in una delle pagine più nere della storia italiana (e non solo); bisogna ricordare che quel muro di gomma è, almeno in parte, ancora in piedi.

L’unico superstite della strage di Ustica, il muro di omertà, cela tuttora il nome dei responsabili della strage. A questo proposito, il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha rinnovato anche quest’anno l’appello al Governo italiano nel proseguire il cammino verso la verità non soltanto per rendere giustizia alle vittime, ma anche per essere d’esempio ai giovani cittadini affinché possano aver fiducia nello Stato e non dimenticare mai.

Claudia Cavagnuolo

(In copertina, Darya Tryfanava su Unsplash)


Per approfondire, leggi anche: 2 Agosto 1980, era un giorno normale…, di Stefano Maggio.

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