Che il cambiamento climatico sia un problema ogni giorno più concreto è sotto gli occhi di tutti e la risposta a ciò è spesso legata alla sensibilità dell’individuo. Le Startup green fanno la propria parte per contrastare questo fenomeno, ma anche il marketing ha un costo. È il caso di 3Bee.
Anche salvare il mondo è un prodotto
Realtà come Babaco market, 3Bee, Orange Fabric o Treedom sono proliferate sotto l’occhio di un pubblico che viene considerato diretto responsabile di una transizione ecologica fatta con le loro piccole, ma importantissime, azioni. Iniziative nobili che sono sicuramente gocce di acqua pulita in un oceano inquinato e che speriamo riescano a coinvolgere in futuro tutti i settori in maniera trasversale.
C’è però da dire che, per quanto lo scopo sia positivo e sostenibile, anche queste start-up sono, in fin dei conti, aziende che hanno come fine collaterale quello di vendere un prodotto e convincere un cliente a comprare proprio il loro. Non a caso, in questa miriade di companies verdi i casi di greenwashing e puro marketing non sono stati pochi (vedi il caso Shein).
Il rischio di cadere in questi meccanismi c’è anche per i marchi più solidi e trasparenti, magari utilizzando delle campagne pubblicitarie un po’ fumose per colpire la sensibilità del lettore o aggiungendo parole o frasi studiate che nascondono però un false advertisement.
Adottare un alveare con un click: l’iniziativa di 3bee
Non è semplice da consumatore verificare se tutto ciò che ci viene presentato come vero lo è. Il tempo e lo sforzo necessario non sono sempre compatibili con le nostre vite piene; tuttavia, da individui consapevoli, l’informazione è importante anche, e forse soprattutto, quando l’obiettivo è fare del bene.
Un caso interessante in questo senso è proprio quello di 3Bee , la famosissima start-up che ti permette di adottare un alveare per poi riceverne il miele a casa. Un’iniziativa interessante e attenta al tema della diminuzione del numero delle api sul territorio italiano, insetti chiave per la sopravvivenza dell’intero ecosistema. Su questo non c’è alcun dubbio e il progetto pare completo e trasparente.
Sulla home page di 3Bee si trovano le istruzioni per l’adozione, con la possibilità di scegliere la fioritura, il miele, l’alveare e l’apicoltore. Tutti i dettagli e le informazioni sul prodotto e la provenienza sono specificati al momento dell’acquisto, compresi i contatti e riferimenti dell’apicoltura che produrrà il miele.
La critica rivolta al marchio si concentra sulle campagne pubblicitarie e in particolare sulle ads di Meta che girano su Instagram. A far presente la questione è stato Giacomo Moro Mauretto, un divulgatore scientifico che conta più di 170.000 seguaci sul suo canale YouTube “Entropy for life“.
Laureato in Biologia Evoluzionistica, i suoi video parlano un po’ di tutto, da “La prostituzione tra i pinguini” all’impatto ecologico del Jova Beach Party. E tra un argomento e un altro uno dei suoi video intitolato “Adottare un alveare per aiutare l’ambiente? Una pessima spesa” tratta proprio di 3Bee.
Sul suo canale il tema della perdita di biodiversità era già stato affrontato come un problema enorme che potrebbe potenzialmente portare al collasso dell’intero ecosistema e all’interno del quale il tema degli impollinatori è sicuramente centrale.
Come rimarca ad inizio video Mauretto, l’aumento di interesse da parte del grande pubblico su queste questioni è una cosa positiva, che porta con sé maggiori investimenti in business green. A volte però, prosegue, le buone intenzioni non bastano e se affiancate da scarse fondamenta scientifiche o logiche espansive di marketing si rischia di ottenere l’effetto opposto.
Ma cosa significa “ape”?
Il divulgatore afferma che “l’idea che aggiungere alveari, adottare alveari possa in qualche modo aiutare le api nasce da un grosso errore comunicativo”, argomento che spiega successivamente con un discorso più ampio (e possibile da approfondire anche in altri video del canale) per cui le api in pericolo di estinzione ci sono, sono tante specie, ma sono le api selvatiche che stanno scomparendo molto spesso per la perdita di habitat naturali che vengono sottratti per l’industrializzazione e la gentrificazione dei territori.
L’ape mellifera, invece, è tra le specie più protette perché allevata dall’uomo a scopo commerciale; la popolazione anzi sarebbe aumentata negli ultimi anni.
Attraverso una breve ricerca online si può infatti vedere come il termine ape, apis secondo la nomenclatura biologica di Linneo, indichi un genere enorme, che contiene ben 27 specie tra cui una è l’ape da miele.
Come dice Mauretto, “noi abbiamo la tendenza a non ragionare per specie, cosa che invece in biologia è fondamentale”.
Secondo alcuni studi svolti in vari paesi, sembra addirittura che troppi alveari di api mellifere possano risultare dannosi perché creano maggiore competizione per il cibo a danno delle altre specie e spesso portano con sé anche nuovi patogeni pericolosi per tutti gli altri artropodi.
Quindi, tirando le somme, adottare un alveare è un’azione apparentemente virtuosa che purtroppo però non migliora la problematica che vorrebbe risolvere, ma, anzi, spesso finisce per aggravarla.
Molto più utile, e gratis, suggerisce, potrebbe essere lasciare dello spazio incolto nei propri giardini o incentivare le amministrazioni pubbliche ad espandere le aree naturali e selvatiche che sono l’habitat per tutte le specie di impollinatori.
Scienza e azienda: un confronto necessario
Aprendo la sezione commenti, si trovano molti interventi di apicoltori che confermano il ragionamento di Mauretto, sollevando altre problematiche e aggiungendo nuovi spunti di riflessione al discorso. Tra i tanti, si nota anche la risposta di 3Bee, che cerca di spiegare le sue iniziative e le sue intenzioni riprendendo le parole usate dal divulgatore:
Ciao Giacomo, seguiamo il tuo canale con passione! Visto gli interessanti e attuali temi che affronti nel tuo video, alcuni nostri utenti ci hanno invitato a guardarlo. […] Il claim di “marketing” adotta un alveare, essendo estremamente abusato, di per sé non vuol dire nulla. […] Il nostro servizio ha lo scopo di studiare, analizzare e monitorare le apis mellifere e le api solitarie. […] Il nostro obiettivo è di utilizzare la leva economica per monitorare e proteggere più api possibili (non solo da miele), massimizzando la qualità dei nostri servizi e i conseguenti benefici per le api stesse. […] In meno di due anni abbiamo piantumato quasi centomila piante nettarifere dove prima c’era un deserto agricolo. Vogliamo così creare un circolo virtuoso: i nostri apicoltori non sono più “solo” allevatori di api, ma anche coltivatori e promotori della biodiversità ambientale. […].
A questo tentativo di mettere l’accento sulla parte di ricerca e sviluppo dell’azienda, Mauretto risponde punto per punto continuando a sottolineare le criticità e concludendo: “Come possiamo migliorare in futuro? Migliorate e chiarite la comunicazione sulle api in pericolo. Spingete di più sulle azioni più utili per quanto riguarda la salvaguardia degli impollinatori”.
Un botta e risposta che mette in luce quanta confusione ci sia ancora in un processo che sicuramente è ancora in fase di evoluzione. Probabilmente le intenzioni di 3Bee, come di molte altre aziende, sono oneste, ma quando si parla di scienza cadere in fallo è un attimo. E a questo servono gli addetti ai lavori come divulgatori ed esperti.
In questo modo si può aprire un dialogo volto a comprendere le criticità e le debolezze nella comunicazione ed efficacia di questi progetti per migliorare e rendere sempre più utili e concretamente validi i business green. Nessun prodotto è nato perfetto e il marketing permea la nostra società. Ma finché le due parti di questo sistema complesso, lo scienziato e l’imprenditore, si parlano (e non sono la stessa persona) potremo fare del bene.
Anche da consumatori il panorama è ogni giorno più faticoso: siamo bombardati da pubblicità di ogni tipo, le iniziative si moltiplicano, il mondo e la tecnologia vanno ad una velocità non umana. Non si può essere esperti di tutto ed è per questo che la verifica delle informazioni è il potere più grande a nostra disposizione.
Abbiamo moltissimi strumenti a portata di mano e per quanto sia a volte difficile districarsi nella foresta di news, prendersi il tempo per capire cosa c’è dietro ogni nostro acquisto rimane e rimarrà sempre fondamentale.
Ascoltarsi per imparare: piccoli cambiamenti di grande impatto
Da questo confronto online tra Entropy for life e 3Bee è passato circa un anno e forse alcune piccole cose sono andate nella direzione giusta. Il sito dell’azienda è impostato più o meno come nel 2022, ma ci sono delle differenze nei contenuti.
L’impegno del marchio è ancora spiegato attraverso discorsi molto generali e a volte confusionari, ma sono comparse distinzioni più chiare tra api mellifere e api selvatiche (anche se quasi a piè di pagina).
Scorrendo tra le iniziative, si può notare la “Giornata delle api: 3Bee 10.000 Oasi per gli impollinatori”, che sposta il focus sulle api selvatiche e sugli impollinatori in generale, creando degli spazi sul territorio per tante e varie specie.
Inoltre, sembra essere approdata una mission parallela attraverso l’opzione “adotta un albero”, che si pone come scopo quello di ampliare i terreni incolti e ricchi di flora per permettere una maggiore biodiversità.
Che sia o meno merito di Mauretto, dove si vuol fare del bene si troverà anche il modo di migliorare. Certo, c’è ancora moltissimo da fare, ma l’importante è rimanere aperti alle critiche e alle opinioni diverse dalla nostra, pronti ad ammettere i propri errori per correggerli e per fare un passo che ci avvicini sempre un po’ di più al mondo che vogliamo.
D’altronde, stiamo tutti imparando.
Alice Nanni
(In copertina Bianca Ackermann da Unsplash)
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