Cultura

La Mia Prima Volta – La lettura perfetta per il Pride Month 2023

Prima volta Kabi

Anche quest’anno è arrivato il Pride Month, e per l’occasione vi consigliamo una lettura a dell’autrice giapponese Kabi Nagata, che ha saputo parlare in maniera onesta di sessualità e autoaffermazione da un punto di vista estremamente soggettivo.


Storia di un lupo solitario

Dando un’occhiata al mondo dell’attivismo, è incredibile la varietà di tematiche che moltissime persone nel mondo sono riuscite ad includere nella lotta per i diritti civili e sociali.

Partendo da quelle più classiche, che riguardano i diritti delle donne e della comunità LGBT+, si è arrivati a trattare argomenti quali l’intersezionalità e la corporeità, fino a unirli con problematiche e questioni più recenti come l’ambientalismo.

A una così grande varietà di argomenti si accostano tanti tipi di lotte diverse, anche e soprattutto grazie alla spinta comunicativa dei social network.

Prima volta Kabi
Immagine dell’opera da Amazon. Tutti i relativi diritti ai proprietari.

Vengono impiegati post di Instagram, che permettono dei botta e risposta più rapidi, oppure video su YouTube e live streaming su Twitch, in cui i tempi di fruizione più dilatati offrono maggiore spazio di approfondimento, concedendo a chiunque la possibilità di decidere come e dove “scendere in trincea”, quali battaglie portare avanti e decidere di che morte morire.

In questo mondo che macina caos ogni giorno, in cui la guerra per affermare le proprie idee continua senza fermarsi, esistono individui che lottano senza la pretesa di essere portavoce di altri o senza per forza sentire propria la lotta comunitaria, ma che, con le loro singole battaglie quotidiane e personali, aggiungono un’importante pezzo a questo già variegato mosaico.

Kabi Nagata rientra proprio in questa ultima categoria di persone, perché non ha grandi pretese come autrice e perché le sue opere non rientrano nelle classiche etichette dei manga più conosciuti.

Non parla di altro se non della sua vita nella terra del Sol Levante, dei problemi che è stata costretta ad affrontare, ma soprattutto della ricerca della propria identità in un ambiente, fortemente settorializzato, in cui l’unicità di un individuo viene oscurata in nome di un bene comune che viene prima di qualunque altra cosa.

Un abito troppo stretto

La mia prima volta. My Lesbian Experience with Loneliness viene originariamente pubblicato dall’autrice stessa su Pixiv, una piattaforma web per artisti, e ottiene una prima edizione cartacea solo nel 2016 in Giappone, e in Italia nel 2019. In seguito riscuote il plauso sia della critica giapponese che estera, venendo inserito nella “lista dei migliori libri queer per celebrare il Pride 2017” da Teen Vogue.

Tuttavia, come ho già anticipato, oltre al fatto che le brillavano gli occhi tutte le volte che parlava di manga con qualcuno, Kabi Nagata ha cominciato a disegnare non tanto per raggiungere questi successi, quanto piuttosto per dare un ordine a ciò che ha affrontato nella sua vita e per mettere nero su bianco la sua personale ricerca d’identità.

E, infatti, la parola d’ordine di questo racconto è sincerità: il tratto distintivo dell’opera è il fatto che Kabi mette a nudo ogni aspetto della sua vita personale, arrivando anche a parlare della sua salute mentale. Ha sofferto sia di disturbi alimentari che di tricotillomania, una condizione psicologica che porta una persona a strapparsi i capelli compulsivamente.

Queste problematiche, all’inizio apparse quasi per caso, con il proseguire della storia assumono significati ben definiti, arrivando a coinvolgere il difficile rapporto con i genitori (che difficilmente si lasciano andare ad elogi e trovano sempre qualcosa da ridire ad ogni piccolo successo che consegue) e l’impossibilità di trovare un gruppo d’appartenenza (cosa fondamentale in Giappone per definire un individuo).

É come se, sia in casa che a lavoro, non si sentisse a proprio agio e si trovasse in una condizione costante di equilibrio precario che la porta a pensare di non meritare nulla, in certi casi nemmeno di mangiare. Questo percorso viene raccontato con una schiettezza e un’apertura non scontata per una persona che è nata e cresciuta in un contesto in cui il rapporto con il prossimo è estremamente influenzato da false apparenze.

La prima volta di Kabi…

L’intero racconto richiede sforzo empatico per essere compreso fino in fondo, a dimostrare come non si tratti di un manga adatto a chiunque, ma che chiunque possa trarne importanti considerazioni riguardanti l’accettazione di se stessi.

La lettura viene sicuramente facilitata da tutte le riflessioni che Kabi fa intorno alle sue esperienze, permettendoci di trovare ragioni che spieghino determinati comportamenti.

Tutti i suoi pensieri confluiscono in un’unica decisione finale, che non coinvolge la sola scelta di avere la sua prima esperienza sessuale, ma sarà anche la prima volta che Kabi decide seriamente di prendere in mano la sua vita.

Così sceglie di contattare un’agenzia di escort per poter finalmente, a detta sua, entrare definitivamente nell’età adulta, e per conoscere e accettare la propria sessualità. Questo racchiude in sé tutte le sfide che Kabi ha affrontato fino al giorno della prenotazione: il desiderio di contatto umano, la volontà di seguire il proprio istinto e il tentativo di portare in primo piano quella parte di sé che non vuole compiacere ai suoi genitori ma solo a se stessa.

L’autrice ha iniziato in modo molto intelligente il racconto, scegliendo di aprirlo proprio nel momento in cui si trova faccia a faccia con la ragazza con cui ha deciso di perdere la propria verginità, poiché ci mostra come quell’atto sia punto d’inizio e punto d’arrivo del suo percorso di costruzione di un’identità.

Mano di ferro in guanto di velluto

Anche cercando di affrontare questi argomenti con un tono leggero, quando ci si approccia a storie di questo tipo capita spesso di non riuscire a digerirle del tutto: restano comunque testimonianze reali di situazioni di estremo disagio. In questo caso, la narrazione viene ulteriormente smorzata, oltre che con qualche battuta in cui si ride a denti stretti, con un tratto semplice e morbido.

Il disegno di Kabi Nagata non si distingue di certo per essere ricco di dettagli, ma di sicuro riesce a essere incisivo e assai diretto. Molte vignette sono composte da pochi elementi (persone che parlano, pochissimi oggetti, elementi visivi che rappresentano le sue emozioni) e talvolta mancano anche di sfondi, che compaiono poco e in casi come i cambi di scena. Tutto questo alimenta la percezione di sincerità e consente la massima concentrazione sui concetti messi su carta.

La mia Prima Volta è una lettura utile ad approfondire la sessualità e la salute mentale, attraverso un punto di vista estremamente personale. Certe volte, in un mondo che urla e strepita a gran voce sempre più forte, esporsi senza pretese e in modo più introspettivo con il mezzo espressivo più potente creato dall’essere umano, cioè l’arte, ci fa ricordare per quale ragione tutti i giorni si combatta per i diritti: per poter vivere meglio. Nessuno escluso.

Leonardo Bacchelli

(In copertina e nell’articolo copertina del lavoro Kabi Nagata, e immagini dell’opera in versione inglese e italiana. Tutti i diritti spettano ai relativi proprietari e in particolare a Kabi Nagata)

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