Dai primi di giugno è disponibile nelle sale italiane il nuovo film della Sony, Spider-Man: Across the Spider-Verse. Analizziamo insieme pregi e innovazioni di questo nuovo capitolo della saga.
…Dove eravamo rimasti?
Quando nel 2018 uscì Spiderman: Into the Spider-Verse (leggi la recensione), dopo circa trent’anni in cui la computer animation veniva impiegata dai maggiori studi cinematografici, ci siamo trovati davanti a una nuova rivoluzione, forse paragonabile solo a quella portata dalla Pixar con Toy Story.
La ricerca di realismo è diventata ormai la norma, anche ai progressi dell’ambito videoludico. Una domanda, però, sorge spontanea: come stupire un pubblico abituato ad un avanzamento tecnico che ha raggiunto vette altissime?
La risposta a tutto ciò è arrivata proprio con Into the Spider-Verse. Unendo la computer grafica con la tecnica 2D e integrando un numero potenzialmente infinito di stili di disegno, animazioni e colorazioni diverse, è diventato possibile varcare i limiti del realismo imposti dalla CGI e aprirsi nuove strade per narrare animando.
In poche parole, ha ricordato in cosa il cinema animato si sappia distinguere rispetto al cinema live action, oltre a stabilire un nuovo modello già impiegato in altri prodotti, come in Arcane di Netflix (2022) o nel film Tartarughe Ninja-Caos Mutante, di prossima uscita.
Dopo tutto questo, dopo l’annuncio di un sequel di Spider-Verse, diviso in due parti, sapendo che l’asticella da superare era molto più alta, sarebbe stato possibile replicare il successo del 2018, confermato anche dalla vittoria del premio Oscar al miglior film d’animazione 2019?
Il nuovo Spiderman: Across the Spider-Verse è stato in grado di superare il suo illustre predecessore?
Un altro universo
Spiderman: Across the Spider-Verse rappresenta la prima parte di una storia che si concluderà con il suo sequel, Beyond the Spider-Verse, la cui uscita nelle sale è prevista per il 29 marzo 2024.
Che questa scelta di tagliare in due la storia sia stata fatta per evitare di applicare troppi tagli alle scene o magari per ragioni economiche, poco importa: è stata, in ogni caso, una scelta vincente.
Le vicende che vengono raccontate sono numerose, e lo si può notare fin dai primi minuti della pellicola, in cui l’introduzione si concentra esclusivamente sul personaggio di Gwen Stacy, alias Spider Gwen o Spider Woman. Nel primo capitolo, questa ragazza ci viene presentata come il personaggio in apparenza più maturo: sin dalla prima comparsa si dimostra non solo molto abile nel volteggiare con le ragnatele, ma anche determinante per sbloccare una situazione complessa.
Invece, in questo secondo capitolo, Gwen mostra tutta la sua fragilità a causa della difficile convivenza con la sua maschera e per il complicato rapporto col padre, capitano di polizia incaricato proprio di dare la caccia a Spider Woman. Inoltre, lei rappresenterà il filo rosso che permetterà a Miles Morales di congiungersi con il Ragnoverso.
Una tela di relazioni
Dopo questa parte introduttiva, a 16 mesi di distanza dagli eventi del primo film, ritroviamo finalmente Miles Morales, maturato grazie alle esperienze precedenti, ma che resta ancora acerbo nel suo ruolo da vigilante, mentre la distanza con Gwen si fa sentire.
Anche il rapporto con i suoi genitori, Jefferson Davis e Rio Morales, non è semplice, poiché viene ostacolato dal ruolo che riveste. A un primo impatto, può sembrare la solita storia che tratta un conflitto genitori-figli, ma in realtà non è un semplice elemento parallelo alle vicende principali e uno dei risvolti fondamentali del Ragnoverso, permettendo di conferire maggiore tridimensionalità a Jefferson e Rio.
In maniera più approfondita rispetto al film precedente, i rapporti umani di Miles sono le chiavi di volta che gli permettono di mettere in dubbio il proprio mondo, non per forza in senso positivo, di maturare come persona e di capire quale sia il suo posto nel multiverso.
Degno di nota è il rapporto con il personaggio che già prima dell’uscita di Across the Spider-Verse aveva destato la maggior curiosità: Miguel O’Hara, ovvero Spiderman 2099.
Più che un eroe, questo personaggio svolge un ruolo più simile ad un antieroe e, sebbene si sia posto a guardia del Ragnoverso, appare sinistro e in certi momenti autoritario, aprendo un quesito sulla figura del supereroe: chi è l’eroe della storia nel caso in cui due personaggi decidono di perseguire due obiettivi nobili, ma che risultano essere in contrasto tra loro?
Una vera sorpresa, inoltre, è stato l’antagonista di questo film, la Macchia, un personaggio che grazie proprio alle macchie presenti sul suo corpo è in grado di aprire portali nello spazio. Per molti, questo nome non dice niente di particolare ed è comprensibile, poiché non rientra di certo tra i nemici più iconici, tantoché nel film si ironizza molto sulla possibile occasionalità della sua comparsa.
Ma è un’occasionalità apparente, che cessa nel momento in cui ci viene svelata l’origine dei suoi poteri e del suo aspetto, per nulla scontata e legata indissolubilmente con l’origine di Miles come Spiderman: infatti, nel corso del film, diventa non solo un problema in quanto supercriminale, ma si scopre essere anche un crudo scherzo del destino.
Un multiverso di stili
Per quanto riguarda l’animazione, il lavoro di Phil Lord, Christopher Miller, David Callaham e tutto il team è stato incredibile. La differenziazione stilistica concessa permette inoltre di rafforzare i legami con le controparti a fumetto e di rendere esse stesse personalità vitali nella pellicola.
È meraviglioso vedere non tanto la comparsa delle diverse versioni di Spiderman, quanto piuttosto i rispettivi stili di disegno con le proprie palette di colori, che oltretutto mutano al variare delle situazioni. L’esempio più lampante lo si può comprendere con l’universo di Gwen Stacy, Terra-65, in cui la tonalità dominante del rosa è ripresa così bene da rievocare istantaneamente le copertine degli albi.
Poi il sapiente impiego di giochi di luce, semplici ma d’impatto, rende la scenografia parte integrante dell’azione, oltre ad accentuare le sensazioni e le emozioni dei personaggi.
Il viaggio nel multiverso diventa l’occasione di sperimentare ogni tipo di tecnica di animazione possibile, dando vita a un’esplosione di colori e di forme che permette di trascendere la fisicità di un film live action. Inoltre, senza perdersi in eccessivi tentativi di scientificità del multiverso, offre l’occasione di affrontare un discorso metanarrativo.
Tutti gli Spiderman e Spider Woman, per quanto diversi, sono tutti costretti a percorrere le stesse tappe per diventare ciò che sono e tutti, a malincuore, decidono di accettarlo. Ma cosa accadrebbe se uno di loro decidesse di rifiutarsi di recitare lo stesso copione? Che influenza potrebbe avere sul Multiverso?
Se già il concetto di multiverso è un “What If?” che ci permette di scoprire tutte le possibili realizzazioni di Peter Parker, l’aggiunta di questo quesito si trasforma in un effetto matrioska. Siamo portati a interrogarci riguardo tutte le diramazioni narrative, sia sull’asse diacronico che su quello sincronico.
Le aspettative per Spiderman: Across the Spider-Verse
Con Spiderman: Across the Spider-Verse è la seconda volta che si è riusciti nell’arduo compito di dare nuova vita al personaggio di Spiderman, un supereroe di cui sono già state raccontate molte volte le origini.
La cosa ancor più sorprendente è esserci riusciti mediante l’animazione, compiendo così una seconda impresa: dimostrare che il cinema animato non è semplicemente un genere per bambini, ma in realtà una tecnica espressiva con la quale si può raccontare qualunque tipo di storia.
Inoltre, Spiderman: Across the Spider-Verse è un film che sicuramente surclassa le ultime due saghe cinematografiche che, a differenza di quella di Raimi e di questa ancora in corso, erano niente di più di una mera operazione commerciale, attente a inseguire il pubblico piuttosto che creare qualcosa di bello.
Comunque sia, visto il risultato raggiunto da Spiderman: Across the Spider-Verse, acclamato sia da pubblico che da critica, non ci resta che aspettare l’uscita della seconda parte, nella speranza che riesca a mantenere certi standard qualitativi, e permettendo alla trilogia di diventare potenzialmente il miglior adattamento cinematografico di Spiderman mai realizzato fino ad oggi.
Leonardo Bacchelli
(Immagine di copertina da Wired; i diritti sono di Sony Pictures)
Per approfondire
- Spiderman: Into the Spider-Verse, recensione di Leonardo Bacchelli
- Spiderman: No Way Home, recensione di Veronica Orciari.