Finalmente l’attesa è finita. Grande ritorno per Tedua, che il 2 giugno, a distanza di oltre tre anni, è uscito con “La Divina Commedia”, il suo nuovo e terzo attesissimo album pubblicato per Sony Music.
L’uscita ha creato un grandissimo hype ed è stata anticipata prima dalla cover Purgatorio, poi dalla seconda cover Inferno e successivamente dalla pubblicazione a sorpresa del videoclip di Intro La Divina Commedia (la prima traccia del nuovo album), al termine del quale si è svelata l’intera tracklist, compresa di featuring del nuovo progetto di Tedua.
Dopo il viaggio a Orange County, dopo quello nella giungla urbana di Mowgli, questa volta Mario Molinari, in arte Tedua, ci catapulta nei gironi danteschi di un pellegrinaggio dritto all’inferno…
Inferno e Purgatorio
Già dal titolo del disco si può intuire la monumentalità dell’opera, che non a caso prende il nome dall’opus magnum del sommo poeta Dante; ma è soprattutto grazie a ciò che l’artista ci propone che la cosa diventa evidente: non solo un semplice album rap, bensì un incontro a 360 gradi tra musica, fotografia e cinema.
Entrambe le copertine del disco infatti sono state realizzate da niente di meno che David LaChapelle, fotografo di fama mondiale scoperto da Andy Warhol che per il progetto del rapper genovese ha scattato due copertine diverse.
- La prima cover, che si ispira al Purgatorio, da cui prende il titolo, è psichedelica e ritrae su sfondo giallo blu un cordone umano in bilico tra le due dimensioni evidenziate dai due diversi colori.
- La seconda copertina, ispirata all’Inferno, vede come protagonista lo stesso Tedua in abiti sgualciti che cammina con una valigetta in un paesaggio tra il lunare e il surreale, avvolto dall’abbraccio di una figura non ben identificata che lo trattiene.
Anche il video di Intro La Divina Commedia, con la regia di Simone Mariano e la fotografia a cura di Edoardo Carlo Bolli, conferma questa ricerca estetica e artistica e anticipa i temi trattati nell’album.
Ambientato in una stanza in cui l’artista si trova ammanettato e solo fino all’arrivo del poliziotto (interpretato da Alberto Onofrietti), che lo accusa di girare negli inferi da vivo, per poi arrivare a Genova dove, vestito da scheletro, viene traghettato su una moto a mo’ di Caronte.
Il viaggio tra i dannati
Il disco – prodotto dall’amico Chris Nolan, oltre che da Dibla, Shune, Night Skinny, Sick Luke, Zef, Charlie Charles e Daves – si presenta subito come corposo e vanta collaborazioni con artisti di prima categoria. Baby Gang, Kid Yugi, Sfera Ebbasta, Salmo, Federica Abbate, Geolier, Lazza, Gué, Marracash, Bnkr44, Rkomi e Bresh lo accompagnano nel suo percorso tra i gironi danteschi, dalla caduta all’Inferno fino all’ascesa in Paradiso.
Attraverso sedici tracce Tedua propone un viaggio metaforico e introspettivo in cui i richiami letterari al mondo di Dante (leitmotiv dell’intero progetto) si mescolano a racconti personali, a riflessioni e a critiche alla società. Non mancano le citazioni ai brani hanno reso uno degli artisti più seguiti e apprezzati degli ultimi tempi.
Nella strada tra Inferno e Paradiso, i temi dell’album ritornano e si rincorrono. Nonostante i diversi featuring, l’artista trova sempre il modo per non rimanere schiacciato, raccontando in ogni traccia qualcosa di intimo e personale del suo viaggio tra i dannati.
Le tracce migliori
Mancanze affettive si apre con degli accordi di solo pianoforte, che poi continuano in loop su una base ritmica. Il suo è un ritratto piuttosto duro della società e delle sue problematiche tra vita di strada, lavoratori sottopagati, figli di notai e drammi di famiglia che creano mancanze affettive che “danno ferite peggio di quelle economiche”. Questo è il racconto di Tedua, accompagnato poi dalle barre di Geolier in napoletano, che rincara la dose affermando che “le mancanze affettive lo hanno reso selettivo”.
Scala di Milano è il pezzo con Gué, in cui i due artisti si raccontano senza riserve. È uno dei brani più interessanti a livello musicale e già dalle prime note è evidente il riferimento e l’omaggio a Whitney Houston, accompagnato dal sax. Il tutto è correlato da un ritornello catchy che ti rimane in testa.
Diluvio A Luglio con Marracash invece è forse il brano in cui la maturità raggiunta dal rapper è più evidente. Tedua infatti, barra dopo barra, dialoga con Marracash tenendo alto il livello tra una confessione personale e una riflessione a due sulla scena rap e sull’industria musicale, perché “per fare un rapper degno ci vogliono le radici nel cemento” e, come afferma a sua volta il King del rap, “come è cambiato questo mestiere, pieno di scadenze per non scadere il passo è breve”.
Infine, Bagagli è forse il brano più intimo e personale del disco nel quale, grazie a un freestyle improvvisato, Tedua riavvolge la pellicola della sua vita (lo sentite il proiettore in sottofondo?).
Verso il Paradiso
Tedua parte dalle sue origini e arriva alla depressione, “nel buio della mente poi sono riuscito a splendere” (l’Inferno). Poi segue una riflessione sull’arte e sull’attesa del suo ritorno (il Purgatorio), passando per il periodo buio durante il Covid, fino al riscatto, che coincide con il suo ritorno grazie alla fame di musica (il Paradiso).
Ho ancora quel fuoco e sono pronto a darvi il meglio perché sono pronto al peggio, morirei piuttosto, anzi morirò sul palco”.
Tedua, Bagagli
Insomma, Tedua con La Divina Commedia ci dimostra che l’attesa gli ha fatto bene perché è cresciuto. Come ci ricorda nell’ultima canzone del disco, “c’è chi l’artista lo fa e chi l’artista lo è”. E lui sicuramente lo è.
Silvia Eccher
(In copertina e nell’articolo immagini promozionali dell’album Gag order di Kesha, diritti di RCA Records)
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