Perché da sempre esiste una preferenza per i cattivi all’interno dei film, dei libri e delle serie TV? Gli psicologi chiamano questa casistica “fenomeno di familiarizzazione”, che permette allo spettatore di ricordare più facilmente il volto dell’antagonista piuttosto che quello dell’eroe.
Come ha spiegato lo psichiatra Paolo Crepet, “A noi sembra di essere affascinati dai cattivi, invece ne veniamo sedotti […]. La cattiveria è diventata, nella nostra cultura, qualcosa di indissolubilmente legato al potere e alla ricchezza”.
Secondo il parere degli autori, la moralità è un elemento necessario, ma che quasi mai prende interamente il sopravvento. Craig Gillespie, regista del noto film Cruella, ci parla delle “zone d’ombra” che permettono ad un personaggio di uscire fuori da schemi e cliché e di rendersi interessante.
Quello che nella maggior parte dei casi conta davvero è il contesto, delineato dalle competenze e dalle debolezze possedute dai personaggi malvagi.
Quali cattivi ci piacciono realmente?
Occorre sempre fare una netta distinzione tra due tipologie di soggetti: il cattivo piatto e quello dinamico.
- Il primo in genere è del tutto privo di bontà, con un carattere statico che lo induce a procurare dolore solo per puro divertimento. Di solito non è per questa varietà che lo spettatore simpatizza.
- Il secondo eredita alcune caratteristiche dalla classica figura dell’eroe, come l’audacia, il bell’aspetto e l’intelligenza, a cui affianca però aspetti tipici di personaggi malvagi, come la crudeltà o l’egoismo e talvolta, una spiccata e cinica ironia.
Cosa rende un cattivo affascinante?
Ad influire sull’apprezzamento dello spettatore, ci sono alcune peculiarità che l’autore tende a marcare. La prima di tutte è il cosiddetto machiavellismo, che in psicologia indica la propensione a manipolare strategicamente gli altri per i propri scopi, prescindendo da regole morali.
Kaz Brekker, protagonista della dilogia Sei di Corvi di Leigh Bardugo, ne è un ottimo esempio.
È un personaggio complicato e corvino e possiede un intelletto così acuto da permettergli di eccellere in qualsiasi stratagemma da lui articolato.
Kaz è un grande calcolatore e un esperto lettore di contesti e situazioni, abilità che gli permette di alternare comportamenti cooperativi e bellicosi a seconda delle sue esigenze.
I suoi tratti di machiavellismo lo rendono fosco ed enigmatico, talvolta terrificante, ma nonostante ciò assai affascinante.
Quando l’antagonista è il vero protagonista
La sicurezza e la razionalità di questi individui spesso, oltre a convincere gli altri personaggi, riescono ad affascinare anche il pubblico, che rimane ammaliato dalla loro enigmaticità attraverso lo schermo della televisione o le pagine di un libro.
Questo fenomeno è il corrispondente di un personaggio ben scritto. I malvagi più dinamici in genere vengono scritti e rappresentati con più attenzione ai particolari, con maggiori dettagli sul loro passato e sulle loro sfrenate ambizioni.
Il personaggio di Crudelia De Mon, per esempio, inizialmente odiato per la sua preferenza per la pelliccia di dalmata, con il film si è riscattato, divenendo una vera e propria icona. Joker, un folle uomo rinchiuso in un reparto psichiatrico, sin da subito si è rivelato uno degli antagonisti più avvincenti, sebbene squilibrato e irrisolto.
Risultano in questo modo più suggestivi dei personaggi buoni, che talvolta si dimostrano più banali e ordinari. Con la recente filmografia, comparsa sugli schermi di tutto il mondo, risulta più semplice apprezzare Crudelia, come preferire Joker a Batman.
Il personaggio malvagio dinamico e anticonvenzionale è dunque costruito con maggiore cura: nelle opere di fiction, solitamente l’eroe si occupa di risolvere il problema creato dall’antagonista, e quindi per lui la narrazione scorre con maggiore linearità.
Al contrario, il cattivo ha un compito più arduo, più articolato. È proprio lui a creare la trama della storia, attraverso gli ostacoli e gli inganni che mettono a prova il protagonista. Gli intralci che gli procura sono misurati attentamente in base al suo carattere, alla sua personalità e agli scopi che ha intenzione di raggiungere.
Il buono ha il solo compito di risolvere ogni cosa e far tornare la trama della storia ad una nuova normalità.
Amare i cattivi non ci rende cattivi
Mostrare propensione e predisposizione per i personaggi malvagi non è sinonimo di una mentalità perversa, bensì di una sentita comprensione del loro passato e, talvolta, di una onesta simpatia per il loro cinismo.
Molti tratti dei loro caratteri o addirittura delle loro storie ci permettono di empatizzare con essi e spesso di comprenderli. Lo spettatore, anche inconsciamente, è consapevole che “non si nasce cattivi, lo si diventa”, spinti da una società corrotta e insensibile.
Nessuno aspira realmente alla compagnia di una persona egoista, crudele e scettica, ma qualche volta distaccarsi dalla realtà quotidiana ci può portare ad essere il personaggio interessante della nostra storia.
Carlotta Bertinelli
(In copertina Joker as Joaquin Phoenix and Heath Ledger in Michelangelo painting, da Pxfuel)