“Per il momento sto cominciando a scrivere di notte e sulla notte. Mi sbaglierò, ma se vuoi parlare della notte devi farlo in sua compagnia. Voli notturni su questi cieli argentini. Nella nostra bella lingua un solo verbo per volare e rubare. Quando volo di notte, ho l’impressione di rubarla”.
Rubare la notte (Mondadori, 2023) è narrato non da Romana Petri, ma da Antoine de Saint-Exupéry stesso. L’autrice ha di fatto “inghiottito” questo personaggio e ha scritto il romanzo attraverso di lui.
Allo stesso modo ha scritto di suo pugno le morbose lettere alla madre, guardando la donna come l’avrebbe guardata Antoine, suddito più fedele di colei che chiamava “il pozzo dell’anima mia”.
Si sarebbe stretto addosso quel feroce amore per la madre come un mantello.
Romana Petri, Rubare la notte
Tonio, “sempre con quella virgola di naso all’insù”, è un eterno sognatore che ha cominciato a sentire la mancanza dell’infanzia già da piccolo ed era conscio che sarebbe stato bambino ogni giorno di meno. Era curioso verso la vita e infinitamente grato alla madre per avergli fatto un dono così immenso.
L’invenzione era parte integrante della sua curiosità: per esempio, amava i fiori e aveva pensato di costruire un sistema d’irrigazione per far crescere tulipani e ortaggi. Nel futuro avrebbe sempre paragonato una donna a un campo fiorito.
Circondato da fratelli e avvolto dal calore materno, qualsiasi cosa valeva la pena di essere scoperta.
Come il piccolo principe, Tonio era uno di quei bambini che se ti fa una domanda ti ossessiona finché non ottiene risposta, ma se sei tu a porgergli una questione, rimane taciturno e pensieroso.
Il cielo non è il limite
Da piccolo, Tonio aveva il desiderio di costruire una bicicletta volante. La terra sotto i piedi non gli era mai bastata: lui voleva andare più in alto perché si sentiva di appartenere a un altro pianeta. “Ci manca il concetto dell’esattezza” gli diceva la madre, dipingendo i suoi quadri astratti. Erano come aerei, coi piedi in aria, ed era questo a salvarli: la mancanza di concretezza della vita. Eppure, il desiderio di librarsi in volo come un Mr. Vertigo, non era dettata solo dalla curiosità.
La morte precoce del fratellino François nel letto della loro amatissima casa di Saint-Maurice lo segnerà per tutta la vita. Ma ancor di più la sua lucidità in punto di morte, tanto da spingerlo a immortalare l’attimo con una fotografia, gesto che ricorderà con un misto di vergogna e orgoglio.
E poi, l’8 agosto 1908, Wilbur Wright compie per 1 minuto e 45 secondi due ellissi sopra l’ippodromo di Hunaudières. Una sera, in preda alla disperazione si disse che se François fosse volato in cielo lui avrebbe fatto il pilota per andare a cercarlo oltre le nuvole.
Romana Petri, Rubare la notte
Solo in aria, nella sospensione degli attimi, nel balzo al cuore al decollo e nell’angustia di una cabina che presto non conterrà più la sua stazza da bambinone, Tonio era felice. “A mille miglia da ogni luogo abitato” era tanto felice che si scordava del resto e poteva mettersi a disegnare con entrambi gli occhi sul taccuino e un orecchio ai motori. Tra i primi incarichi di questo giovane promettente pilota quello di consegnare per via aerea delle lettere. Probabilmente, come scoprirà in seguito, si trattava di multe e altre scartoffie, ma Tonio si rifiutava di pensarla in modo così poco romantico, e voleva convincersi che fossero lettere d’amore.
C’è una cosa che mi commuove di questo mio lavoro: il fatto che i nostri aerei trasportino la posta. Lettere, madre mia, montagne di parole che le persone attendono.
Romana Petri, Rubare la notte
Consuelo, la volpe, le altre donne
Tonio era sempre stato convinto che non avrebbe mai trovato una donna da amare. Forse proprio questa convinzione lo ha portato ad amare una donna dopo l’altra, e più donne insieme, anche follemente e “per sempre” (come con Louise de Vilmorine, “Loulou“). La ricerca dell’amore era una sorta di ossessione, ma la consapevolezza era quella che nessuna l’avrebbe mai amato quanto sua madre.
Come un bambino che viene lasciato a una balia dopo l’altra, Tonio si accontentava anche di amori sfuggenti, fatti solo di abbracci lunghi una notte. Ma Tonio era fatto di contrasti e così, oltre ai tanti amori fuggevoli, la decisone impulsiva di sposare Consuelo, l’unica che fosse uno spirito libero tanto quanto lui.
Quello con Consuelo era però un amore possibile solo da lontano, dato il carattere che spingeva entrambi alla lite più furiosa. Petri cita il desencuentro come unica forma di amore possibile, proprio come ne L’amore ai tempi del colera.
È un calore che scalda il petto di Tonio quando rischia la vita sul suo aereo, e che gli incendia le tempie quando se lo trova davanti. D’altra parte, come diceva il piccolo principe, “se tu ami un fiore che si trova su una stella, è dolce, la notte, guardare il cielo”. Perché è l’invisibile il motore di Tonio, da sempre.
Ogni mio aereo decolla perché di ricordi e di sogno lo nutro. E la mia benzina è la forza dell’immaginazione.
Romana Petri, Rubare la notte
Eppure, anche le donne che entrano ed escono dal suo cuore sono infinitamente importanti. Come Sylvia, colei che con uno sguardo capiva quello scrittore tormentato, e colei che lo ha ispirato nella stesura del suo capolavoro. È lei la vera volpe, il cui cuore cominciava a danzare solo quando sapeva che lui era in arrivo.
“Sembrerò morto ma non sarà vero”
In un’intervista Romana Petri pone queste domande: “Che fine fa il piccolo principe? Si suicida? È la rosa che si vendica?”. La morte del piccolo principe non viene mai colta e, devo ammettere, mi sono chiesta anch’io per un attimo “quale morte?”. Evidentemente Il Piccolo Principe è un libro per bambini alla prima lettura, forse anche alla seconda e alla terza, ma solo in seguito a una lettura attenta diventa libro per tutti. Un libro pensato per gli adulti, per risvegliare la curiosità a lungo sopita in quei corpi ormai lassi e spenti, a cui manca l’ossigeno in una cabina di pilotaggio, a cui la febbre sale troppo in fretta e rimane troppo a lungo.
“La morte del piccolo principe è quasi il testamento di Saint-Exupéry” afferma ancora Petri. Ricordiamo che alla fine il protagonista del breve romanzo dice al pilota (altro non è che Tonio bambino che parla a Tonio adulto): “Sembrerò morto ma non sarà vero”. La non-morte di Tonio avviene proprio così: un’illusione, una prestigiazione, un’ultima corsa infinita nei cieli del Sud della Francia. Ormai troppo anziano per il mondo dell’aria, troppo anziano per continuare a pensare malinconicamente a un’infanzia ormai finita, troppo malato per avere ancora responsabilità, il lavoro di aviatore era qualcosa ormai di impensabile. Le amicizie coltivate durante la sua carriera gli avevano dato infine la possibilità, il dono, di poter morire rincorrendo il suo pianeta.
È questa assenza di mondo, è la sua pericolosità e il conforto dato dal silenzio.
Romana Petri, Rubare la notte
Blu Di Marco
(In copertina dipinto di Rita Albertini)
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