Tra i dodici titoli finalisti del Premio Strega 2023 troviamo “La Sibilla: Vita di Joyce Lussu” (Laterza, 2022), biografia scritta da Silvia Ballestra e interessante approfondimento sulla vita di una donna di cui non si parla abbastanza.
È il secondo libro che l’autrice scrive su Joyce Lussu: il primo, un saggio, è intitolato Joyce L. Una vita contro, edito da Baldini&Castoldi. Non è un caso che Ballestra scriva di Lussu: una lontana parentela le unisce.
È lei stessa a raccontarlo nell’introduzione del libro candidato al Premio Strega da Giuseppe Antonelli, linguista e professore presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Pavia. Queste sono le sue parole in merito al libro:
Grazie a Silvia Ballestra, la straordinaria vita di Joyce Lussu rivive nelle pagine di un libro affascinante e imprevedibile com’era lei […]. Romanzo “di fame e di vita” e di fame di vita, vicenda di viaggi e di fughe (in questo senso, romanzo d’evasione), emozionante inno alla resistenza, all’indipendenza, alla libertà. Tutto questo è “La Sibilla” di Silvia Ballestra.
Presentazione di Giuseppe Antonelli.
Chi è Joyce Lussu?
Se siete ignoranti come me, forse non sapevate chi fosse Joyce Lussu prima di questo articolo. Molte parole sono state usate per descriverla nel corso degli anni, anche dalla stessa Ballestra:
La Sibilla, p. 8.Quando mi capita di doverla definire, raccontare a chi non la conosce, a volte snocciolo un elenco: partigiana, poetessa, scrittrice, traduttrice, storica, politica, combattente, medaglia d’argento per la lotta di liberazione, compagna di Emilio Lussu, intellettuale, agitatrice culturale, saggista […] quasi sempre mi sembra che nessuna di queste etichette riesca a dar conto della sua grandezza, neanche se messe – appunto – tutte assieme. E allora forse sibilla è una figura che sono autorizzata a usare, adesso, anche io, per dire di Joyce.
Vi basterà scorrere una qualunque biografia online per rendervi conto del perché si possa dire senza esitazione che di lei non si parla abbastanza. A parte per Un paio di scarpette rosse, poesia che troviamo in tantissime antologie scolastiche, è facile non sentire mai menzionare Joyce Salvadori Lussu.
Una biografia di un personaggio importante, non avulso dalla nostra storia, anzi in essa profondamente partecipe e spesso anche protagonista, credo faccia sempre bene.
La storia di una donna tanto interessante, cosmopolita, con una visione così internazionale del mondo e del pensiero, ma profondamente legata alle sue terre, specialmente se ben scritta come questa, è una lettura che ci appassiona e ci dona un poco di amor proprio verso il nostro Paese e ciò che da esso è nato.
La voce di una donna così volitiva, che non aveva timore di urlare se ai convegni per lei organizzati non vedeva una donna presente, che si infuriava contro Benedetto Croce e le sue opinioni sull’intelletto femminile, che odiava essere definita “speciale”, “un’eccezione” e che al tempo stesso voleva lottare come un uomo, è sempre di grande ispirazione.
Emilio Lussu
Nel libro viene dedicato ampio spazio a Emilio Lussu, militare, politico, scrittore e partigiano; già importante quando incontrò Joyce, episodio che lei racconta come:
Il colpo di fulmine dei romanzi dell’Ottocento.
Joyce Lussu
Silvia Ballestra ci descrive con cura la relazione forte ed equilibrata fra i due, ed è particolare leggere di quanto fossero in sintonia, del rispetto reciproco, delle avventure insieme. I due vivono in simbiosi, sempre legati da quella che Joyce chiamava affettuosamente “telepatia familiare”, ovvero una calma certezza che l’altro stesse bene, pur essendo lontani e senza alcun mezzo di comunicazione che le potesse dare tale sicurezza.
Leggere di un rapporto simile, in un’epoca in cui la donna era ancora vista come “l’angelo del focolare”, mentre invece Joyce faceva di tutto, anche con un figlio piccolo – con una mentalità che mi piacerebbe poter dire oggi diffusa ovunque – fa pensare a quanto le storie di donne, raccontate dalle donne stesse, siano fondamentali per riscrivere una narrativa in cui esse sono spesso a malapena comparse.
Mi ha colpito molto anche leggere dei sensi di colpa di Joyce in seguito a certe sue decisioni: impegnata in campagne e conferenze in giro per il mondo, spesso per aiutare bambini meno fortunati del suo, sente di aver trascurato proprio figlio, e nel libro Ballestra è bravissima a trovare un equilibrio tra questa sensazione e l’orgoglio che in ogni caso rimane per ciò che ha realizzato.
Perché la Sibilla?
Grande importanza acquisiscono i territori che legano entrambe, autrice e protagonista: la campagna marchigiana da una parte e la Sardegna dall’altra, terra dei due coniugi. Quei Monti Sibillini, le terre verdi e rigogliose della madre di lei, Cynthia, e dove in tarda età dopo la morte del marito si trasferisce e ospita incontri di intellettuali, pervadono tutto il libro e ci raccontano di una donna che ha dovuto abbandonare i luoghi a lei tanto cari per dividersi tra Svizzera, Francia, Portogallo e Inghilterra.
Joyce Lussu descrive anche l’Africa ed è sempre curiosa in merito a popoli e culture distanti dall’Italia, sempre desiderosa di sganciarsi dalla visione europeista, classica e colonialista dei paesi stranieri. Lavora come traduttrice a fianco dei poeti dei quali rende le parole aiutata dalle loro spiegazioni, con un approccio che ancora oggi risulterebbe innovativo. Si interessa della loro vita a tutto tondo, si impegna per aiutarli, poiché spesso questi poeti, come lei, sono in lotta con i governi oppressori del loro paese.
Ballestra attribuisce un ruolo quasi profetico a Joyce Lussu, usando un termine spesso associato a lei da coloro che hanno scritto saggi e organizzato iniziative: sibilla, con un doppio riferimento ai monti d’origine e alle sibille, misteriose figure di donne, più volte oggetto di studio per Joyce.
Lo stile del libro
La Sibilla, di Silvia Ballestra, è un libro ben scritto, scorrevole, non sincopato o giornalistico. L’autrice non ha cercato di complicare o impreziosire inutilmente lo stile, ma non è stata nemmeno avara. Tutto questo facilita il lettore nell’appassionarsi agli avvenimenti, nel ricordarli e nel comprenderne l’importanza e la loro collocazione in un quadro storico più ampio. È una scrittura “generosa”, senza essere ostentata, e dimostra le capacità e la consapevolezza della scrittrice.
Un’unica, piccolissima nota: ho avuto l’impressione che l’ultimo capitolo, che è insieme un focus sulla Joyce scrittrice e una conclusione dell’opera, sia stato scritto di fretta – imprecisioni stilistiche, ripetizioni e un vocabolario dal tono troppo conforme al resto del libro hanno contribuito alla mia idea di un epilogo poco caratterizzato e memorabile.
In ogni caso, le ultime frasi, incentrate sul rapporto tra Silvia Ballestra e Joyce Lussu e sugli ultimi momenti di quest’ultima prima della morte, sono veramente toccanti e la descrivono con dolcezza.
L’opera e la poetessa
In ultima istanza, il libro pare leggermente troppo celebrativo della figura di Joyce Lussu. Si può dire che certamente non sia un libro neutro e non si sia mai posto l’obiettivo di esserlo. Probabilmente il forte affetto – nonché la parentela, anche se lontana – tra l’autrice e Lussu ha avuto una forte influenza sul tono generale dell’opera.
Nonostante ciò, per chi ha iniziato la lettura senza conoscere la protagonista, questo libro dipinge un quadro chiaro e vivido delle sue vicende e della sua personalità. Credo anche che l’autrice abbia trovato un ottimo equilibrio tra una narrazione precisa degli eventi, qualche aspetto più romanzesco e la parte affettiva e di conoscenza personale.
In ogni caso candidare a un premio di narrativa una biografia forse non è la scelta migliore. Non solo non lo è nell’ambito in cui il libro viene proposto; credo anche che risulti dannoso per il libro in sé e per la storia che vuole raccontare.
Di certo c’è stato un aumento nelle vendite ma, nonostante questo vantaggio, l’impressione generale è che il libro sia fuori posto, e questo lo svilisce nel suo intento di fondo, ovvero rendere omaggio ad una figura ammirevole della storia italiana contemporanea.
Emilia Todaro
(Immagine di copertina di WikiImages da Pixabay)
Questa recensione di La Sibilla, di Silvia Ballestra, fa parte della rassegna di Giovani Reporter in attesa del Premio Strega 2023.