“The Last of Us” nasce dieci anni fa come videogioco di avventura e in poco tempo rivoluziona la narrativa videoludica. A lungo in tanti hanno chiesto una resa cinematografica per questo titolo, ma raramente l’esperimento ha avuto successo in casi simili. Tuttavia, un’eccezione c’è sempre.
La storia
La trama di The Last of Us a prima vista potrebbe sembrare banale. Il protagonista Joel è un contrabbandiere di mezza età in fuga dal passato e dal presente, in un mondo sconvolto da un’epidemia zombie. Un’organizzazione rivoluzionaria chiamata Le Luci gli affida l’incarico di salvare una misteriosa ragazzina di nome Ellie, che quindi l’uomo deve scortare al di fuori della zona di quarantena, senza sapere chi sia o perché lo debba fare.
Tuttavia, non si tratta di un lavoro come gli altri, dato che la giovane rappresenta la soluzione al fungo che trasforma gli uomini in zombie. Niente di nuovo sotto il sole, ma, parafrasando il grande commediografo latino Terenzio, l’importante non è cosa metti in scena, ma come lo fai.
Un videogioco rivoluzionario
The Last of Us rivoluziona l’industria dei videogiochi: improvvisamente il gameplay, il momento in cui utilizziamo il nostro avatar e ci muoviamo in un mondo digitale, non è più la componente fondamentale di un’opera videoludica, ma solo un modo per sviluppare una storia.
La relazione tra i personaggi protagonisti è talmente ricca di pathos che tiene il giocatore incollato allo schermo. La sola curiosità di conoscere meglio i personaggi diventa l’incentivo per proseguire nel gioco.
La trama viene completata dalle cut scene, in cui dei veri attori interpretano dei personaggi (Troy Baker è Joel, Ashley Johnson è Ellie).
Questa trasformazione è sempre più visibile nel mondo dei videogiochi: basti pensare a come in Cyberpunk 2077 sia stato scelto Keanu Reeves per il ruolo del protagonista. Questo è uno dei motivi per cui l’industria videoludica sta diventando sempre più ricca e costosa.
Infatti, oltre a dover sviluppare la parte di gioco effettivo per renderlo accattivante, bisogna anche scrivere delle sceneggiature adatte ad attori del calibro di Reeves.
La trasposizione cinematografica
La serie non è da collegare a un singolo regista (sette per nove episodi totali), ma agli sceneggiatori Neil Druckmann e Craig Mazin.
Il primo è uno dei padri del videogioco, il secondo un regista e sceneggiatore americano fan della storia. Il risultato del loro lavoro è di alto livello, tenendo anche conto del poco budget a disposizione, ma lascia alcuni dubbi su alcune scelte stilistiche e narrative che rasentano l’incoerenza.
In alcuni momenti si cerca di imitare il più possibile il videogioco originale, con inquadrature, dialoghi, scenografie e interi episodi. Questa scelta potrà sicuramente essere apprezzata da tutti i videogiocatori, ma gli spettatori che conoscono per la prima volta questa storia non se ne potranno accorgere.
Una frattura
Tuttavia, questo andamento tanto fedele al videogioco si interrompe agli episodi 3 e 7. Questi episodi stonano con la narrazione a tal punto che si potrebbe saltarli senza avere alcun problema nella comprensione della storia principale.
Il terzo episodio racconta la storia di due innamorati, amici di Joel, evitando perfettamente qualunque cliché sulle relazioni omosessuali. Il settimo ci mostra la relazione tra Ellie e la sua migliore amica: avventurandosi in un centro commerciale abbandonato, le due si imbattono in uno zombie, e proprio in questa occasione Ellie potrà scoprire la sua immunità al fungo infettivo.
Quest’ultimo avvenimento era già presente nel videogioco, ma veniva data la possibilità di seguire questa storia alternativa solo dopo aver finito quella principale, come semplice approfondimento per gli appassionati.
Nonostante il brusco inserimento di questi episodi stoni con il resto della serie, vengono trattati temi profondi capaci di coinvolgere lo spettatore e la loro resa è indiscutibile.
Tuttavia, è legittimo chiedersi perché si sia passati dall’imitare l’ordine narrativo originale allo stravolgerlo, creando così una non trascurabile sensazione di interruzione volontaria della storia da parte degli sceneggiatori.
La fotografia
È necessario sottolineare il ruolo della fotografia all’interno di questa serie: un vero piacere per gli occhi, che non si staccano mai dallo schermo.
Le zone urbane devastate dalla pandemia e dagli scontri con gli zombie sono molto curate e mostrano la natura riprendersi i propri spazi: il paesaggio urbano si unisce alla vegetazione creando uno scenario spaventoso e allo stesso tempo affascinante.
Questo scenario post apocalittico estremamente realistico crea un forte contrasto con il resto della serie. Infatti, nel corso dell’avventura ci si troverà davanti a zone rurali incontaminate che dominano con la loro straordinaria bellezza. I paesaggi naturali sono talmente realistici da avere la sensazione di poterli toccare; una vera chicca.
Joel ed Ellie: un rapporto tra padre e figlia
La storia principale è un continuo dialogo tra i due protagonisti: Joel ed Ellie. Interpretati magistralmente da Bella Ramsey e Pedro Pascal. I due attori riescono a immergersi nel ruolo nel migliore dei modi, esprimendo le infinite sfumature e cambiamenti che questi personaggi presentano.
Infatti, i due compagni di avventura si sopportano a malapena, e sperano che questo loro viaggio insieme finisca il prima possibile.
Tra avventure pericolose, ostacoli e sofferenze i due si uniranno sempre di più fino a stringere un legame indissolubile.
Ma non tutte le storie hanno un lieto fine: Joel dimostrerà il suo affetto per Ellie con un forte gesto che non si addice ad un finale alla “e vissero tutti felici e contenti”.
Infatti, a Joel verrà spiegato che si potrebbe creare un vaccino grazie ad Ellie, ma soltanto estraendo il suo cervello per studiarlo, condannandola quindi alla morte. A questo punto Joel non riesce ad accettare questa notizia, fuggirà con Ellie, salvandola, ma condannando l’umanità.
Se confrontata con le altre serie tratte da videogiochi, questa è un successo senza precedenti. Ora che questa coinvolgente storia è disponibile per il grande pubblico sta ricevendo numerosissimi apprezzamenti.
È già in produzione la seconda stagione, tratta dal secondo capitolo del videogioco e, viste le ottime premesse, si può solo sperare che sia almeno allo stesso livello della prima stagione.
Gabriele Cavalleri
(In copertina e nell’articolo immagini tratte dal videogioco The last of us e dalla serie TV The Last of Us, disponibile su Amazon Prime)
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