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Fake news, istruzioni per l’uso

Fake News copertina

Su internet siamo costantemente esposti tanto all’informazione, quanto alla disinformazione che, libera di circolare, diventa distruttiva. Tuttavia, contrastare la diffusione di fake news non è impossibile .


Identikit di una fake news

Quando parliamo di fake news parliamo di contenuti informativi falsi e infondati, creati in modo da risultare verosimili nel contesto mediatico. Rispetto alle notizie verificate, hanno un ciclo di vita più breve, poiché delegittimate dai controlli nel giro di poco tempo.

La loro diffusione raggiunge il picco nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione e si arresta velocemente. Infine, sono riconoscibili per il loro stile superficiale e impressionistico, che mira alla quantità a discapito della qualità.

Le motivazioni alla base della creazione di contenuti falsi sono spesso di matrice politico-ideologica o economica e l’influenza diretta sull’opinione dei cittadini costituisce un’ulteriore spinta alla loro diffusione.

Foto: Siora Photography/Unsplash.

Le fake news hanno infatti il potere di compromettere la credibilità di un evento, un individuo o un’organizzazione, a causa dell’intento doloso alla radice. Un esempio consiste nella diffusione di contenuti falsi inerenti alla campagna di vaccinazione anti Covid-19, che ha inciso sulla scelta dei cittadini, riducendo la credibilità dei vaccini e l’autorevolezza di persone specializzate nel settore.

L’importanza dell’audience

Durante la creazione di informazioni manipolate si passa attraverso la produzione del contenuto e il perfezionamento del codice comunicativo, modellando le strategie più efficaci per garantire il coinvolgimento dell’audience. Per coinvolgere i fruitori viene analizzato il target di riferimento, i temi di interesse che si potrebbero rivelare polarizzanti e il modo in cui gli individui elaborano le informazioni.

Quest’ultimo grado di analisi agisce sui bias cognitivi individuali, per rispondere alle aspettative e le convinzioni dell’audience e aumentarne quindi il coinvolgimento emotivo. Un esempio di bias che entra in gioco nell’interfacciarsi con una fake news è il bias di conferma, ossia una scorciatoia mentale che aumenta la tendenza ad interpretare le informazioni come una conferma delle nostre credenze e opinioni pregresse.

A questo proposito, il XX secolo ha visto, con l’introduzione dei mezzi di comunicazione di massa e successivamente di internet, un incremento notevole degli studi sull’audience come una massa segmentata e diversificata. Questi studi, basati sulla teoria dell’approccio psicologico alla persuasione, dimostrano che gli individui selezionano e memorizzano più facilmente le notizie coerenti con il proprio sistema di valori.

Come si diffondono le fake news?

Le fake news circolano più facilmente laddove il sistema dell’informazione è debole, ossia ha scarsi meccanismi di verifica, è caratterizzato da velocità e superficialità e vi è una difficoltà a monetizzare sui contenuti. Meno gli individui hanno fiducia nel sistema d’informazione, più difendono irrazionalmente le proprie credenze e posizioni trascurando le prove concrete.

Notizie false di questo tipo possono essere distribuite da meccanismi automatici (bot), account falsi, gruppi di utenti reclutati ad hoc e organizzazioni vere e proprie specializzate nell’implementazione di campagne di disinformazione. Il motore principale della loro diffusione sta però nel continuo rilancio di contenuti da parte dell’audience, che accelera lo snowball effect già indotto in partenza.

La viralità di un contenuto fake è resa possibile dalle modalità di consumo dell’informazione sui social; in altre parole, è permessa dalla presenza di comunità chiuse e distinte, separate su tematiche divisive e aggregate secondo affinità di interessi e credenze.

L’esposizione alle notizie è quindi selettiva, dal momento in cui la polarizzazione in gruppi differenziati si basa sulle pagine consultate, che definiscono le singole comunità. Paradossalmente gli individui più attivi sui social accedono a meno pagine informative, poiché ogni comunità tende ad evitare l’esposizione ad altre pagine e si concentra su poche fonti specifiche.

Arrivati a questo punto, si può concludere che i media non conducono ad un allargamento dello spazio cognitivo, ma incrementano il rischio di rinchiudersi in echo chamber, ossia contesti che portano alla creazione di uno stato di isolamento ideologico degli individui.

Foto: Minh Hằng/Unsplash.

Combattere la disinformazione

Le fake news sono costruite in modo da catturare l’attenzione degli utenti, sfruttarne i punti deboli e generare panico e caos. Nasce quindi la necessità di verificare l’attendibilità delle fonti e delineare figure professionali in grado di occuparsene: debunker. In altre parole, un debunker è un professionista o un’organizzazione che si occupa di ripristinare la veridicità di una notizia, rendendo pubblici i mezzi utilizzati e i risultati ottenuti.

I tentativi di debunking sono volti a smantellare le teorie complottiste e infondate, attraverso un’analisi approfondita del contesto, del contenuto e delle fonti, per risalire alle motivazioni che hanno dato origine alla diffusione della notizia in esame. Gli sforzi di debunking si concentrano prettamente sull’informazione scientifica, perché è più facile che questo campo venga macchiato da pseudo-teorie o da vani tentativi di semplificazione.

Altri casi numerosi di notizie manipolate sono riscontrabili nell’ambito politico e, di conseguenza, gli interventi per smentirli sono all’ordine del giorno. Durante queste operazioni, il bias di conferma rischia di entrare nuovamente in gioco, contribuendo al rafforzamento delle informazioni già disponibili presso il pubblico e ingannando la nostra capacità di analisi.

Nonostante ciò, possiamo anche noi, nel nostro piccolo, contrastare la distribuzione di contenuti fake, dedicando qualche minuto in più alla provenienza delle notizie, la selezione delle fonti più attendibili, il confronto dei contenuti e la verifica che i riferimenti inclusi siano a persone, organizzazioni ed enti realmente esistenti.

Camilla Massa

(In copertina Mr Cup / Fabien Barral da Unsplash)

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