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Un incontro con Patrick Fogli – Come è nato “Così in terra”?

Patrick Fogli

Un evento con Patrick Fogli presso l’Università di Bologna ci offre l’occasione di porre allo scrittore alcune domande sul suo ultimo romanzo, “Così in terra” (Mondadori, 2022), recentemente presentato da Antonella Cilento al Premio Strega 2023.


Quando abbiamo incontrato Patrick Fogli in università, in occasione della presentazione di Così in terra (leggi la nostra recensione), abbiamo constatato quali fossero i suoi punti di luce – l’idea dietro la storia e la capacità di trasmettere la pesantezza voluta dell’interiorità del protagonista – e quali fossero invece i suoi punti deboli, ossia proprio la pesantezza voluta dell’interiorità di Daniel, le descrizioni ridondanti, la lentezza del romanzo e, soprattutto, la considerazione dei personaggi secondari solo in funzione del loro ruolo attorno all’unico importante perno: il protagonista Daniel.

Eppure, trovandoci davanti l’autore di un libro così complesso da non incontrare i gusti di tutti gli studenti a cui è stata affidata la recensione, abbiamo assaporato un’altra atmosfera; abbiamo compreso ciò che nel romanzo pensavamo di non aver compreso; fino a constatare che forse, autore e libro, dovrebbero essere un pacchetto unico. Avere l’autore davanti a noi ha colmato tutti i vuoti che il libro aveva lasciato, sparsi nella storia.

La storia di Daniel

È stato anche straordinariamente interessante e coinvolgente vedere con quanta semplicità Fogli abbia risposto ad ogni singola domanda: il sorriso mite di chi spiega qualcosa che appartiene a sé, e che quindi, qualsiasi sia il quesito a lui rivolto, riesce a chiarire i dubbi come fosse la cosa più semplice del mondo.

Così in terra è la storia di un bambino misterioso, Daniel, che a cinque anni, portato dalla madre in un orfanotrofio prima di morire di cancro, rimane solo al mondo. Scopre nel corso dei capitoli di poter fare cose che gli altri bambini, come gli adulti, non fanno: può leggere nella mente, far del male alle persone anche solo desiderandolo e al contempo proteggerle.

È difficile vivere con un segreto così importante e unico, e Daniel ci pensa ogni giorno, nella speranza di trovare una ragione, un motivo che lo spinga a comprendere per quale gioco del destino proprio lui ha quei poteri. Poi arriva Nadia, dolore di vivere e gioia di vivere al contempo, e tutto sembra magicamente avere un senso.

Come viene in mente una storia

C’è sempre un motivo per cui ti viene in mente una storia, e quando un ragazzo immaginario ti rincorre nella mente per quasi trent’anni, è lui che ha scelto di fartela raccontare.

Patrick Fogli

Così inizia a parlare Patrick Fogli alla domanda più banale – eppure più utile – che possa essere fatta ad un incontro su un libro: perché?

Quella storia, infatti, nella testa di Fogli, galleggiava già da un po’. A circa vent’anni capisce di voler raccontare di un ragazzo prestigiatore che in realtà non è un prestigiatore. Abbandona l’idea quasi subito, ma ne sviluppa una a cui poterla accostare: un ragazzo con addosso delle responsabilità che non vuole, che non ha chiesto, che gli fanno paura, che lo isolano dal mondo fino a farlo nascondere.

Un braccio alzato gli chiede se c’è la possibilità di vedere un po’ di Patrick, dentro l’immensità di Daniel: “Solo se l’autore si immedesima riesce a creare un buon protagonista”, per questo i capitoli che riguardano l’infanzia di Daniel sono narrati in terza persona e quelli che invece riguardano l’età adulta, matura di Daniel sono narrati in prima.

Quella distanza, quello spazio di solitudine e quell’innocenza che appartengono ai bambini, scompaiono lasciando posto alla condivisione, fra protagonista e autore, di domande importanti, e alla consapevolezza che sì, hai dei superpoteri, ma se vuoi iniziare a vivere e smettere di arrancare, devi capire cosa puoi farci.

Il bambino dalla mente sigillata e dal passato che nessuno conosce, neanche l’autore stesso, lascia spazio alla fusione tra Patrick e Daniel, nel dolore, nei rimpianti, nelle scelte.

Qualsiasi autore scrive sempre di sé.

Patrick Fogli

Un racconto blasfemo?

A chi gli chiede se il romanzo sia una rivisitazione della storia di Cristo – basandosi su riferimenti biblici sparsi nelle quattrocento pagine del libro, come, oltre al titolo stesso, la trasformazione dell’acqua in vino, il tradimento di un amico, il fatto che non esista un padre terreno da cercare, la madre Maria, Suor Anna come tutrice – e a chi gli domanda se si possa in un qualche modo trovare l’opera blasfema poiché pone Daniel a interrogarsi più e più volte sulla sua somiglianza con Cristo, da non credente, lui risponde semplicemente “non so se quel romanzo lì parli di religione”.

Antoon Van Dyck, Cristo spirante (1627).

Quando il focus di una storia sta nella riflessione profonda del significato che si vuole mandare ai lettori, non ha senso accanirsi sulla blasfemia. “Non si tratta di un racconto di blasfemia, ma di umanità”.

Una vicenda che vuole metterci di fronte, più che ad una storia leggera, a una domanda esistenziale: come ci comporteremmo se toccasse a noi portare il peso di una grande responsabilità? E in fondo, che differenza c’è tra Cristo e un supereroe, quando manca la fede?

Non sta a noi, come non sta a Patrick Fogli, dare una risposta a una domanda di questa portata; sicuramente, però, con questo libro, si può dare ad ognuno la possibilità di rifletterci.

In un’epoca così derelitta, un’epoca in cui è stato visto quasi tutto, non si possono più raccontare storie di realismo, bisogna aggiungere del magico.

Patrick Fogli

E questo perché quali siano veramente i limiti della mente umana, nessuno è riuscito a scoprirlo. Quanto può far male mescolare ciò che conosciamo e ciò che invece possiamo solo immaginare? Se ci si pensa un attimo, lo abbiamo già fatto.

Elettra Dòmini

(In copertina Patrick Fogli)


Per approfondire leggi anche la recensione di Così in terra, a cura di Elettra Dòmini.

Sull'autore

Vivo nella bellezza delle mie passioni, consapevole che un giorno, quando sarò una grande scrittrice, una ricercatrice di successo, o una professoressa di linguistica in università, tutto quello che mi ha permesso di diventare l'adulta che voglio diventare, lo avrò scelto da sola. Contenta. Ed entusiasta.
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