In un mondo in cui i maghi non esistono, e non si può dare la colpa ad un incantesimo Confundus di aver colpito la testa della ministra Eugenia Roccella, due giorni fa, dopo che alla fatidica domanda – quasi ormai retorica – “L’aborto è una libertà delle donne?” ha risposto “purtroppo sì” con la pacatezza di chi pensa di dire qualcosa di sensato, non si può far altro che ridere e pensare che no, Eugenia Roccella non è la Umbridge.
D’altronde, non è nemmeno giusto stupirsi, considerando quanto lei svolga bene il suo ruolo di massima rappresentante del ministero della Famiglia (tra uomo nato uomo e che vuole rimanere uomo e donna nata donna e che vuole rimanere donna), della Natalità (e a quanto pare anche della non natalità) e delle pari opportunità (tralasciando quelle della comunità LGBT+, che in linea con la muta dei nomi dei ministeri d’Italia ha trovato una nuova identità nell’appellativo di Deviati).
Insomma, è già una conquista che finalmente anche qui da noi si possano vedere delle donne al governo, non possiamo lamentarci pure del fatto che siano tutte di destra estrema (centro destra, se vivi in Italia).
Non è un dramma, cara Eugenia. Sappiamo quanto tu tenga ai bambini, alle cellule che sviluppandosi dopo qualche mese potrebbero diventare bambini, e alle idee che ancora stanno nell’iperuranio di Platone e rappresentano il concetto di bambini. Ci tieni a tal punto da dichiarare la pillola abortiva “un enorme inganno” e “un aborto a domicilio”.
La mia domanda è: ammettendo che il detto “il fiore che nasce nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti” sia stato un pochino frainteso, se si concede alla ragazza che ha subito una violenza sessuale, alla donna che non lo aveva previsto e che non può prendersene cura, alla bambina che è rimasta incinta di fare un bambino, e poi quel bambino nel tempo si scopre deviato, lo aiuti lo stesso?
Elettra Dòmini
(In copertina rielaborazione grafica di Eugenia Roccella e Dolores Umbridge)
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