L’arresto di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra latitante da trent’anni, ha risollevato il dibattito su alcune misure penitenziarie, in particolare l’ergastolo ostativo. L’argomento faceva parte dell’agenda politica del governo già da prima di questo evento, ma molti – tra cui anche politici stessi – fanno ancora confusione sulle caratteristiche e le implicazioni di questo regime penitenziario.
Il giorno stesso dell’arresto, avvenuto il 16 gennaio scorso, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite a Quarta repubblica su Rete 4, ha affermato che il principale latitante italiano “andrà al carcere duro“, un regime che “esiste ancora” solo grazie all’attuale governo.
Le cose però non stanno esattamente così: è vero che Messina Denaro andrà al “carcere duro”, ma non per merito del governo Meloni. Il giorno successivo il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha infatti firmato il decreto che dispone il regime 41-bis per Messina Denaro, che sconterà presso il carcere de L’Aquila.
È proprio il 41-bis a decretare la massima sicurezza soprannominata “carcere duro”. Diverso è invece invece il regime dell’ergastolo ostativo: è proprio su quest’ultimo che il governo Meloni è recentemente intervenuto.
Ostativo e 41-bis: la differenza
Con l’espressione “carcere duro” si fa riferimento alle misure contenute nell’articolo 41-bis della legge sull’ordinamento penitenziario. Questo articolo fu modificato nel 1992 con lo scopo di introdurre un regime detentivo speciale che riguardasse soprattutto i detenuti per reati di stampo mafioso.
Inizialmente previste solo in via temporanea, le modifiche apportate vennero prorogate e modificate negli anni successivi, fino ad entrare a far parte stabilmente dell’ordinamento penitenziario.
Il 41-bis prevede restrizioni più severe rispetto a quelle previste per i detenuti “semplici”. Ad esempio, i detenuti del “carcere duro” sono isolati in celle singole, senza la possibilità di accedere agli spazi comuni. È inoltre previsto un massimo di due “ore d’aria” al giorno e di un solo colloquio al mese con i familiari. La corrispondenza, sia scritta che telefonica, è sottoposta a sorveglianza.
Anche l’ergastolo ostativo è una particolare tipologia di pena detentiva. È regolato dall’articolo 4-bis e, fino a prima dell’intervento del governo, negava ai detenuti l’accesso a possibili misure alternative e benefici penitenziari, a meno che non collaborassero con la giustizia.
Un ergastolo “semplice” può infatti essere convertito in una condanna con un termine, per buona condotta o per altri meriti del detenuto. L’ostativo offre questa possibilità solo ai cosiddetti “pentiti“.
La norma sull’ostativo risale agli anni ’90, poco prima delle stragi di Capaci e Via d’Amelio. Lo scopo era quello di assicurarsi che i criminali più pericolosi, come terroristi e mafiosi, non avessero la possibilità di uscire dal carcere, ad esempio ottenendo l’uscita anticipata per buona condotta. Giovanni Falcone stesso sostenne questa misura, proprio in riferimento ai boss della criminalità organizzata.
Ostativo: le ragioni e le polemiche
Le principali giustificazioni del regime ostativo sono due: la prima, evitare che i boss mafiosi tornino a dirigere le proprie associazioni a delinquere in caso di uscita anticipata; la seconda, spingere i criminali a collaborare con la giustizia, offrendo il “pentimento” come unica possibilità di evitare la detenzione a vita.
Tuttavia, questo regime va contro a quella che, secondo l’ordinamento italiano, è la funzione del carcere: non solo punitiva ma anche riabilitativa.
Per questo nel 2021 la Corte costituzionale è intervenuta dichiarando il regime ostativo in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione. Secondo l’articolo 3 “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”; l’articolo 7 prevede invece che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Potrebbero inoltre verificarsi casi di pentiti sinceri che si rifiutano di collaborare ufficialmente con la giustizia per paura di ritorsioni, ad esempio contro la propria famiglia.
La riforma del governo Meloni
Il governo Meloni è intervenuto sul regime ostativo a fine ottobre scorso, con il suo primo decreto-legge, convertito poi in legge dal Parlamento il 30 dicembre 2022. Le modiche apportate dall’attuale governo riprendono quelle contenute in una proposta di legge approvata dalla Camera il 31 marzo 2022, ma non dal Senato, a causa della fine anticipata della legislatura.
La modifica principale apportata dal decreto è quella che offre ai condannati di stampo mafioso la possibilità di accedere ai benefici penitenziari anche senza aver collaborato con la giustizia. L’accesso ai benefici sarà deciso caso per caso, attraverso indagini specifiche, misura che comporta la concessione di grande potere decisionale ai giudici.
Rimangono infatti alcune condizioni da rispettare. Ad esempio, le indagini dovranno escludere che il condannato sia ancora legato alla criminalità organizzata, che abbia adempiuto alle obbligazioni civili e agli obblighi di riparazione pecuniaria stabiliti dalla condanna, e che abbia preso parte a iniziative a favore delle vittime.
Inoltre, la libertà condizionale sarà concessa solo ai detenuti che hanno scontato almeno due terzi della pena, trent’anni in caso di ergastolo. I detenuti sottoposti sia al regime del 41-bis che a quello ostativo, invece, potranno accedere ai benefici previsti dal decreto solo nel caso in cui si vedano revocato il “carcere duro”.
La teoria del “baratto” tra Stato e Mafia
Immediatamente dopo la condivisione della notizia dell’arresto di Messina Denaro, sono state diffuse le parole di Salvatore Baiardo, factotum dei fratelli Graviano durante la loro latitanza, ora pentito.
Lo scorso novembre Baiardo aveva rilasciato a Non è l’Arena un’intervista che ora appare profetica. Non solo infatti ipotizzava una possibile malattia del boss, ma suggeriva anche che quest’ultimo avrebbe potuto “trattare per farsi prendere e fare un regalo al nuovo governo“.
Secondo questa teoria, l’arresto sarebbe stato programmato da tempo, in una specie di baratto tra Stato e Mafia:Messina Denaro si consegna in un “arresto clamoroso”, e in cambio qualcuno con l’ergastolo ostativo “esce senza che ci sia clamore”.
L’ipotesi che la Mafia abbia concesso un “fiore all’occhiello per il nuovo esecutivo” è a dir poco spaventosa. Al momento, però, quello che bisogna ricordare è che una grande vittoria non costituisce la fine della lotta alle mafie.
Clarice Agostini
(In copertina Emiliano Bar da Unsplash)