
Nell’antologia a fumetti “Gourmet” (Panini Comics, 2019) Jiro Taniguchi parte da semplici elementi riguardanti il cibo e i pasti per comporre riflessioni più intime e complesse sul comportamento umano inserito nella quotidianità.
Vi capita mai di fare caso a tutto il “cerimoniale” che compiono le persone nel corso di un pranzo o di una cena al ristorante? Oppure, a tutti i piccoli gesti che magari anche noi stessi mettiamo in pratica quando consumiamo uno spuntino per strada invece che seduti a un tavolo?
È incredibile come, fra gli esseri umani, esistano modalità diverse non solo di cucinare i cibi, ma anche di servirli e consumarli.
Questi modi non solo mutano nel tempo e nello spazio, ma anche tra singoli individui: come se il cibo, che universalmente garantisce il nostro sostentamento, assumesse per ciascuno di noi una serie di significati che vanno a fondersi con le diverse culture del mondo e con le nostre storie personali.
Esegesi di un boccone
Gourmet non presenta una trama unitaria ma si compone di brevissime storie in cui seguiamo i pensieri del salaryman Goro Inogashima durante i suoi momenti di ristoro. Nulla di più.
Infatti, la prima cosa che salta all’occhio è il fatto che tutti questi racconti sono composti da pochissime tavole, con una media di otto tavole a racconto.
In questo modo, l’autore minimizza, per quanto possibile, il numero di azioni compiute nella storia per permetterci di concentrarci tanto sui particolari quanto sui pensieri che albergano nella mente del protagonista, creando un effetto di sospensione temporale.

Ogni luogo illustrato trascende la dimensione terrena di semplice locale per diventare un mondo a sé stante, con i suoi abitanti, i clienti abituali, e le sue specialità.
Un mondo che spinge perfino il nostro protagonista a mutare i suoi comportamenti, non tanto in virtù dello status che il locale di turno rappresenta, ma come se si stesse visitando un paese estero in cui, per ambientarci, prendiamo esempio da chi lo abita per emularne le abitudini e accasarci meglio.
Ogni locale, così come ogni portata, richiede un codice specifico e sta a Goro capire come adattarsi alla situazione per potersi godere al meglio il suo pasto, evitando di incorrere in incomprensioni con i gestori e in lunghe attese che possano mettere a repentaglio il suo appetito, o, peggio per un giapponese, la sua routine.
Degustare è saper vivere
È proprio nel momento in cui viene servita una nuova portata che si entra nel vivo dei racconti di Gourmet: ogni pietanza rappresenta la colonna portante della storia in cui viene presentata e viene disegnata dall’autore in maniera estremamente minuziosa, facendo risaltare ogni elemento del piatto.
Sebbene tutte le storie siano raccontate fin dall’inizio come flusso di coscienza di Goro, è dal momento in cui inizia a mangiare che noi riusciamo a estrapolare tutto il suo mondo interiore, come se i cibi agissero da innesco. Come tante madeleine prussiane, le portate e i loro sapori disvelano a Loro un universo nascosto.
Apprendiamo i suoi gusti, le sue conoscenze in fatto di cucina, i suoi stati d’animo: tutti elementi che, per un occhio esterno, non sarebbero percepibili con immediatezza, e forse nemmeno dopo un lungo esame.

Così quest’opera, partendo da un’esperienza individuale e comune come il pasto, diventa universale: non sono importanti le singole riflessioni o i cibi in sé, ma il confronto che inevitabilmente si crea tra questi elementi. Il lettore viene spinto a interrogarsi, in piccolo, sul suo rapporto con il cibo, e più in grande, sul rapporto con la sua quotidianità.
Taniguchi sa giocare su questi rapporti, dal momento che ha scelto come protagonista qualcuno di molto lontano da una vita dai ritmi lenti, ovvero un salaryman, un tipo umano caratteristico della società giapponese: si tratta di un individuo estremamente solitario, che non lascia spazio alla dimensione amorosa nella propria vita e ancor meno a eventuali hobby, e che si dedica quasi esclusivamente al proprio lavoro.
Nel personaggio di Goro, Taniguchi riesce a far convivere la velocità della vita lavorativa e la calma del ristoro, come se volesse far capire ai giapponesi (ma anche al resto del mondo) che sarebbe opportuno rallentare i ritmi con cui viviamo e, oltre a non dare per scontato anche le cose apparentemente più banali, a cercare nel quotidiano un elemento di novità che ci consenta di alzarci dal letto tutte le mattine.
Leonardo Bacchelli
(In copertina e nell’articolo, foto tratte da Gourmet)