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Vernice rossa contro il Senato – Il fine giustifica i mezzi?

Vernice Senato

Lunedì 2 gennaio il gruppo di ambientalisti Ultima Generazione ha tinto con vernice rossa la facciata del Senato a Roma. Si parla di “disperazione per i sempre più allarmanti dati sul collasso eco-climatico e il disinteresse del mondo politico”. Prima le opere d’arte, ora le istituzioni: siamo davanti ad un conflitto ideologico o a meri atti vandalici?


Schiaffo alle istituzioni o appello disperato?

“Un gesto oltraggioso”, tuona il Presidente (sic!) Giorgia Meloni. “Che paghino i danni e passino un po’ di tempo dove meritano”, aggiunge il Ministro Salvini. Sull’onda di Greta Thunberg e dei Fridays For Future, negli ultimi anni sono nate diverse campagne ecologiche (per esempio Just Stop Oil, Science Rebellion, Ultima Generazione) volte a contrastare l’irritante silenzio politico sul tema.

Tuttavia, nonostante il grande impegno dei giovani, le conseguenze politiche di tutto questo sono state, il più delle volte, un semplice ed irritante “bla, bla, bla”. Nasce forse da questo silenzio l’esigenza di passare all’indignazione mediatica, colpendo opere di impareggiabile valore artistico in nome della lotta per il clima.

“Il fine giustifica i mezzi”, direbbe Machiavelli. Di sicuro, però, non potranno rispondere a queste azioni i diretti interessati: da Claude Monet a Picasso, da Goya a Van Gogh, passando per Botticelli, Gustav Klimt ed Andy Warhol.

“Quando bruciano i libri, bruceranno anche, infine, le persone”, scriveva Heinrich Heine, illustre poeta tedesco, lasciando intendere che con la distruzione delle opere d’arte si annienta la nostra stessa identità. Se sia davvero il caso di paventare simili timori, ai posteri l’ardua sentenza; quanto alla correttezza del metodo, possiamo dire qualcosa di più.

Le ragioni della protesta

“Quando inizierete ad ascoltarci?” chiedono gli attivisti di tutto il mondo. Alle loro urla – e vernici – lanciate fa eco il silenzio e l’inadeguatezza dell’intera classe politica mondiale.

I varî Trump, Bolsonaro, Putin, Kim Jong-Hun, ma anche la stessa Unione Europea, con le sue valigette piene di denaro, si sono mostrati molto più preoccupati dei propri interessi, piuttosto che delle future generazioni.

E così i soldi vengono investiti in armi nucleari, potenziamento del settore militare, armamenti.

Peter Kalmus, scienziato spaziale e membro dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) ha scritto su Twitter: “There is no art on a dead planet”.

La gente sta morendo di fame, sta congelando, sta morendo. Ci troviamo in una catastrofe climatica e tutto ciò di cui avete paura è una zuppa di pomodori o un purè di patate lanciati su un quadro. Sapete io di cos’ho paura? Ho paura perché la scienza ci dice che non riusciremo a nutrire le nostre famiglie nel 2050.

Gli attivisti di Letzte Generation (traduzione da ilpost.it).

Dopo quattro anni di movimento globale sul clima, complice anche la pandemia e la grande siccità dell’estate 2022, adesso è diffusa l’attenzione dei media sulla crisi climatica e sull’urgenza di adottare soluzioni concrete, politiche, per combatterla. L’ambiente non è più un problema del domani, ma dell’oggi.

Basti pensare, in casa nostra, al drammatico crollo della Marmolada. “Meno chiacchiere, più fatti”: questa è la richiesta, disperata, della gioventù.

L’arte come mezzo

Il dibattito sollevato da giovani di tutto il mondo non si può ridurre ad una serie di atti vandalici, come vuole insinuare parte della classe politica; e, in particolare, dopo la vernice rossa lanciata sulla facciata del Senato. Eppure, “rovinare” non può essere la soluzione.

Le nuove generazioni hanno il compito di farsi portavoce di messaggi ed esempi positivi, da troppo tempo assenti nell’intero scenario mondiale. Oscar Wilde scriveva che “l’arte non deve mai farsi popolare, bensì è il pubblico che deve farsi artistico”: non possiamo allora accettare che la cultura venga utilizzata come megafono per altre forme di protesta. Perché, se è vero che l’arte è anche forma di dissenso e ribellione, la sua distruzione è barbarie.

L’elezione di deputati attenti agli interessi ambientali e l’avanzamento di proposte favorevoli al clima devono essere la strada da percorrere. Servono una cultura e una coscienza ecologica da introdurre nelle scuole. Forse qualcosa d’importante sta avvenendo, anche se lentamente.

La Casa Bianca stanzia miliardi di sussidi per la transizione ecologica e l’energia rinnovabile; Lula ha battuto il negazionismo climatico di Bolsonaro; la Corte Suprema Federale ha potuto finalmente sbloccare il Fondo Amazzonia per proteggere la foresta pluviale più grande del mondo. “Eppur si muove”, direbbe ancora, sarcasticamente, Galileo.

Alessandro Sorrenti

(In copertina la vernice rossa sulla facciata del Senato della Repubblica)

Sull'autore

Nato a Firenze il 12 febbraio del 2000. Studio giurisprudenza italo-tedesca all'Università di Firenze. Sono appassionato di film e musica anni '80. Nel mio tempo libero leggo libri e mi aggiorno sugli scenari politici attuali e passati dell'Italia e non solo.
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