Il 9 gennaio 2023 i fanatici sostenitori di Bolsonaro in Brasile hanno condotto un assalto agli edifici della Piazza dei Tre Poteri. Molti vanno a due anni fa, quando i seguaci di Trump erano insorti occupando il Congresso statunitense a Capitol Hill. Tra i due avvenimenti si sprecano le similitudini, tra cui le ideologie alla base e le modalità con cui si è svolta l’insurrezione; tuttavia i due leader politici, in parte considerati responsabili dei fatti, hanno reagito in maniere distinte.
Il 30 ottobre il segretario del Partito dei Lavoratori Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto le elezioni al ballottaggio contro Jair Bolsonaro, diventando il nuovo Presidente del Brasile. Queste elezioni sono entrate nella storia del Paese per l’estrema polarizzazione del voto: Lula ha raccolto il 50,90% dei voti, mentre Bolsonaro il 49,10%. La differenza è stata talmente risicata, che Lula ha conquistato il titolo di Presidente per qualche manciata di schede elettorali.
Il Presidente uscente non ha accettato la sconfitta alle elezioni, e ha mantenuto un comportamento ostile nei confronti del suo avversario, accusandolo di frode. Inoltre, su Twitter, Bolsonaro non ha cambiato la propria biografia, dove ancora si legge “Presidente da República Federativa do Brasil”.
L’ex-Presidente non ha nemmeno partecipato alla cerimonia di giuramento del primo gennaio, in cui Lula è stato ufficialmente nominato Presidente.
I fatti di Capitol Hill e di Praça dos Três Poderes
Il Presidente sconfitto non è l’unico a non aver accettato la mancata rielezione. In particolare, la quasi parità dei voti dei due candidati, oltre alla presunta frode elettorale, hanno scatenato polemiche e rabbia tra i suoi sostenitori.
Dal 31 ottobre, i più fanatici si sono accampati davanti alla Praça dos Três Poderes (Piazza dei Tre Poteri) a Brasilia, dove risiedono il Congresso, il Palazzo Presidenziale e la Corte Suprema.
Le autorità militari avevano costruito barricate e cordoni di sicurezza, ma ciò non è bastato per impedire a 3000 seguaci di Bolsonaro di entrare negli edifici delle istituzioni politiche.
L’assalto al Congresso brasiliano ha ricordato a tutto il mondo gli avvenimenti di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. A seguito della sconfitta elettorale, Donald Trump, come Bolsonaro, aveva accusato il Partito Democratico di brogli, incitando i suoi sostenitori a marciare pacificamente verso Capitol Hill (quartiere di Washington D.C. dove si riunisce il Congresso statunitense).
Quel giorno, i fanatici trumpiani avevano preso d’assalto il Congresso, recando gravi danni all’interno degli edifici.
A Brasilia, circa due anni dopo, i manifestanti hanno replicato gli stessi atti vandalici, lanciando mobili e rompendo finestre. L’insurrezione è durata circa tre ore, ma per fortuna gli interni degli edifici erano vuoti al loro ingresso.
Sono presenti altre analogie tra i comportamenti dei sostenitori di Trump e quelli di Bolsonaro; ad esempio, entrambi i gruppi si identificano in un nazionalismo sfrenato. Negli Stati Uniti e in Brasile, la vittoria di Presidenti più accorti alle differenze culturali all’interno della Nazione ha spaventato i “fan” della Nazione sovrana.
Inoltre, è necessario mettere in evidenza come in entrambi i Paesi, le accuse di frode elettorale hanno avuto un ruolo fondamentale nel convincere le masse a commettere tali atti vandalici.
Forse l’unica differenza è che, a Brasilia, i manifestanti indossavano semplicemente i colori giallo-verde della bandiera del Brasile, risparmiandosi i costumi folkloristici che invece indossavano i seguaci di Trump.
Da ricordare, in quell’occasione, l’uomo con la bandiera americana dipinta in volto e il copricapo da bisonte, con tanto di pelo e corna.
Bolsonaro condanna l’assalto in Brasile
Nonostante sia Trump che Bolsonaro abbiano in comune la tendenza a rinnegare la vittoria del proprio avversario alle elezioni, hanno dimostrato due maniere diverse di reagire agli atti vandalici dei propri sostenitori.
Lo stesso 6 gennaio 2021, poche ore dopo l’assalto a Capitol Hill, su tutti i media, circolava un video in cui l’ex-Presidente statunitense chiedeva ai suoi sostenitori di tornare a casa e porre fine all’insurrezione.
Ciò che stupiva, però, era la retorica utilizzata da Trump mentre si rivolgeva direttamente ai suoi supporters. Si mostrava quasi commosso dal gesto che avevano compiuto a costo di sostenere il Partito Repubblicano e non condannava apertamente l’insurrezione.
Infatti, Trump concludeva il suo discorso ripetendo che le elezioni erano state truccate:
[…] questa è stata un’elezione fraudolenta, ma non possiamo stare al loro gioco. Dobbiamo ottenere la pace, quindi andate a casa. Vi amiamo, siete davvero speciali.
Donald Trump
Diversamente, il 9 gennaio 2023, Jair Bolsonaro non ha proferito parola per almeno sei ore dall’assalto al congresso brasiliano.
Dopodiché, ha pubblicato alcuni tweet in cui si dissociava dalle violente proteste.
Nel primo tweet afferma che “Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici […] sfuggono alla regola”.
In un secondo post, Bolsonaro risponde a Lula, il quale lo aveva accusato di istigare la violenza di fanatici fascisti:
Inoltre ripudio le accuse, senza prove, attribuitemi dall’attuale capo dell’esecutivo del Brasile.
Jair Bolsonaro
A dispetto delle numerose analogie tra gli avvenimenti di Capitol Hill e di Praça dos Três Poderes, il comportamento dei due leader è stato qquindi diverso.
Jair Bolsonaro non ha mostrato alcuna empatia per i fanatici cospirazionisti che hanno partecipato all’insurrezione.
Inoltre, forse per la prima volta, seppure senza chiamarlo per nome, Bolsonaro ha ammesso che Lula è il nuovo Presidente dell’esecutivo.
Al contrario, il comportamento di Trump è stato tremendamente pericoloso, poiché, due anni fa, ha assecondato (quasi giustificato) la violenza dei propri sostenitori.
Due anni fa sarebbe stato dovere di Trump condannare gli assalti, in quanto grossa scalfittura alla democrazia; ora invece, nonostante il sospetto di aver istigato le masse, Bolsonaro ha mostrato un forte senso di responsabilità, condannando apertamente l’assalto e mobilitandosi per una transizione politica pacifica in Brasile.
Luce Pagnoni
(Immagine di copertina da Twitter)