Leggendo “Il sale della terra” (Feltrinelli, 2020) si riesce a rivivere il terrore, l’insicurezza e la precarietà di tutti coloro che, nella speranza di un futuro migliore, abbandonano tutto rischiando la propria vita. Con questo romanzo Jeanine Cummins dà voce a tutti quei migranti che ogni giorno subiscono umiliazioni di ogni tipo.
Il sale della terra è uno di quei libri che, in un primo momento, potrebbe apparire banale, forse scontato. Invece, pagina dopo pagina, si non si può fare a meno di continuare nella lettura.
Si percepisce proprio il bisogno, il desiderio di sapere cosa accadrà a Lydia e Luca, i due protagonisti della vicenda, costretti a vivere un vero e proprio incubo senza precedenti. La loro vita, tra separazioni e paure, cambierà per sempre e rimarrà segnata dal loro interminabile viaggio lungo la rotta dei migranti.
Solo lo squallido Muro della Vergogna che divide il Messico dagli Stati Uniti potrebbe impedire loro di salvarsi.
La trama
Lydia è una giovane libraia di Acapulco, dove vive con il marito Sebastián e Luca, il figlio di otto anni. Nonostante sia una delle località turistiche più note e apprezzate di tutto il Messico, Acapulco è ormai una città estremamente pericolosa. La zona è infatti da tempo controllata illegalmente dai Jardineros, cartello della droga guidato dal temibile e spietato Javier.
Sebastián è un noto giornalista della città, sotto la costante minaccia dei narcotrafficanti per via dei contenuti dei suoi articoli. Proprio a causa della pubblicazione di una sua inchiesta di denuncia nei confronti del capo del cartello, Sebastián e tutta la sua famiglia vengono brutalmente uccisi a colpi d’arma da fuoco durante la festa di compleanno di Yenifer, la cugina di Luca.
Lydia e Luca, per puro miracolo, sono gli unici che sopravvivono alla strage grazie ad un improvvisato nascondiglio in bagno.
Madre e figlio non hanno tempo di assorbire la tragedia. Inizia ora una fase completamente nuova della loro esistenza che li porterà lontani da casa e dai ricordi di una vita. Lydia e Luca devo infatti fuggire immediatamente da Acapulco per evitare di essere rintracciati e giustiziati da Javier.
Tuttavia, allontanarsi dalla città senza farsi notare, non è facile. I Jardineros, infatti, hanno un numero considerevole di uomini e spie infiltrate anche nella polizia; il rischio di essere presto rintracciati da Javier è troppo alto per spostarsi con i mezzi tradizionali.
Seppur dopo una sofferta riflessione, Lydia decide quindi di affrontare un lungo viaggio verso il norte, nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti. L’unica scelta possibile è quella di affidarsi alla fortuna e di seguire le pericolose rotte dei migranti, solcate ogni giorno da moltissimi sudamericani che cercano di raggiungere e attraversare clandestinamente il confine che separa gli U.S.A dal Messico.
Per fare questo Lydia e Luca saliranno anche a bordo della Bestia, appellativo con cui i migranti indicano i treni merci sui quali si arrampicano al volo correndo costantemente il rischio di rimanere schiacciati o mutilati.
La rotta dei migranti
Il romanzo della Cummins mette a nudo una delle realtà più drammatiche dell’America Latina. Con un ritmo incalzante e a tratti commovente, l’autrice ci proietta nella realtà di migliaia di disperati che ogni giorno mettono in pericolo la propria vita per sfuggire ad una realtà ancor più dura e difficile da gestire.
Tra i migranti che Lydia e Luca incontrano nel loro tortuoso cammino troviamo gente di ogni tipo. Molti sono uomini che scappano dalla povertà o che, come loro, cercano di sparire per evitare di essere catturati o uccisi da qualche cartello della droga. Affrontano il viaggio anche donne incinte e ragazzi poco più che bambini, spesso soli.
La rotta dei migranti si estende per tutto il Messico, lungo le linee ferroviarie verso la costa del Pacifico. Molti migranti vengono dal Guatemala, dal Nicaragua e addirittura dal sud America. Impiegano mesi a risalire verso nord saltando clandestinamente da un treno all’altro.
Non hanno nessuna certezza, molti di loro subiscono furti, stupri o vengono catturati dalla migra, una sorta di polizia di frontiera che, in molti casi, maltratta pesantemente i clandestini. Sono pochi quelli che riescono a sopravvivere agli stenti e a superare il confine.
La forza straordinaria di questo romanzo è proprio racchiusa nelle storie e nelle parole dei migranti. Ognuno di loro porta con sé il fardello di una vita segnata da un’ingiusta sventura. La Cummins mette in risalto l’evidente contraddizione radicata in una società profondamente ingiusta.
Il sale della terra è un romanzo necessario rivolto a tutti i gringos, i non originari dell’America Latina che, molto spesso, dimenticano l’equilibrio precario di interi popoli martoriati da criminalità e miseria.
Una realtà disumana
También de este lado hay sueños
“Anche da questa parte esistono i sogni“, così recita un celebre graffito sul muro di confine che separa Stati Uniti e Messico nei pressi di Tijuana. In questa frase è racchiusa l’essenza del romanzo di Jeanine Cummins.
Noi gringos infatti, dall’alto dei nostri privilegi sociali, tendiamo facilmente a sopravvalutare quelle che sono le nostre priorità e i nostri obiettivi. Troppo spesso ci sfugge che c’è un’enorme fetta della popolazione mondiale che non ha le stesse possibilità che abbiamo noi per realizzare i nostri sogni.
Il sale della terra ci permette di riflettere e ricordare che anche i disperati che viaggiano a bordo della Bestia hanno il diritto di desiderare una vita dignitosa. Infatti, in fin dei conti, tra i migranti troviamo persone che potremmo definire “normali” proprio come Lydia e Luca. La loro unica disgrazia è essere capitati per caso in una serie di eventi imprevedibili e inarrestabili.
Durante il viaggio i migranti perdono del tutto la loro dignità e finiscono a vivere in una situazione a dir poco disumana, difficile anche da immaginare.
Seduta sul sedile posteriore, tiene un braccio intorno a Luca e cerca di comportarsi come una persona normale, anche se non si ricorda più come si fa.
Proprio questo è il punto di forza di Lydia e di suo figlio; nonostante la paura e il dolore provati riescono ad accettare a sangue freddo la nuova realtà nella quale si ritrovano. L’istinto materno di Lydia la rende pronta a tutto pur di proteggere Luca e di portarlo al sicuro.
Tra violenza e speranza
Le scene di violenza descritte nel romanzo colpiscono il lettore come un pugno sullo stomaco. L’autrice riesce alla perfezione a sviscerare la crudeltà del mondo dei trafficanti di droga che non hanno nessun tipo di scrupolo. Anche il viaggio affrontato dai migranti è costellato da episodi brutali che spingono Luca a diventare adulto prima del tempo. Luca è un bambino prodigio, piccolo genio in geografia, che sa sfruttare la sua intelligenza per andare avanti e accettare velocemente la scomparsa di suo padre al quale era molto legato.
Nonostante ciò, inizia progressivamente ad affiorare un barlume di speranza. Lydia e Luca infatti incontrano sul loro cammino Soledad e Rebeca, due giovani sorelle in fuga dal Guatemala. Tutti e quattro creano dunque una piccola squadra in modo tale da sostenersi e guardarsi le spalle reciprocamente.
A poco a poco emerge il lato più umano e commovente di tutta la vicenda. I migranti sono infatti ospitati e aiutati da numerose persone che sanno di vivere lungo le rotte dei clandestini. A volte è la polizia stessa che, anziché arrestarli o fermarli, li lascia passare facendo finta di non vederli.
Altre volte, è come se gli operai fossero stati avvertiti di non aiutarli, come se i migranti fossero invisibili in cima al treno, e quelle occasioni sono come una coreografia curata, in cui tutti fanno finta di non vedere e di non essere visti.
Se in un primo momento Lydia e Luca sono i soli protagonisti della vicenda, successivamente la storia si trasforma in un esodo di massa dove ogni personaggio si fa carico del peso di un intero popolo martoriato da disuguaglianze e sofferenze. Dopo l’orrenda tragedia iniziale nei protagonisti cresce lentamente la speranza di potersi davvero salvare e di ricominciare.
Perché leggere Il sale della terra
Il sale della terra è un romanzo denso di emozioni la cui lettura lascia un senso marcato di impotenza. I fatti descritti dalla Cummins, purtroppo, sono reali e coinvolgono la vita di decine di migliaia di persone. Il fenomeno delle migrazioni interessa da vicino anche l’Europa, ma nel nord America assume delle caratteristiche molto diverse.
Tra Stati Uniti e Messico, infatti, si estende una delle barriere più lunghe del mondo (circa 1100 chilometri). La linea politica seguita dagli U.S.A è netta; il muro, concepito per proteggere il suolo statunitense da criminali e potenziali terroristi, in pratica sta ingiustamente dividendo due popoli.
Il fenomeno dei muri, sfortunatamente, coinvolge molte altre regioni geografiche sparse in tutto il mondo. Molti Paesi stanno pensando di innalzare nuove barriere, altri stanno aumentando l’estensione di quelle già esistenti. L’abbattimento del muro di Berlino sembra essere un ricordo lontano ormai dimenticato. Il romanzo di Jeanine Cummins è una vera e propria denuncia nei confronti di un’umanità che sembra essere sempre più divisa ed incapace di dialogare.
Il poeta messicano Daniel Saldaña París ha dato una lettura negativa del libro definendolo un’opera piena di luoghi comuni. Se ci si sofferma solo sulla tematica del narcotraffico e della corruzione delle forze dell’ordine, effettivamente si può incappare nei pregiudizi.
Il messaggio più profondo che però trapela dalle parole della Cummins lo si ritrova nel coraggio e nella determinazione di Lydia e Luca. Entrambi si fanno portavoce della volontà di riscatto di un’intera nazione. I migranti non sono solo dei clandestini irregolari, ma sono persone, con sentimenti, diritti e sogni.
Diego Bottoni
(In copertina una foto della Bestia)