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Ferrari – Via Binotto, comincia l’impero di Vasseur

Vasseur

Dopo aver rivestito per quasi quattro anni la carica di Team Principal del Cavallino, dal 31 dicembre per Mattia Binotto scattano le dimissioni. Al suo posto subentra Frédéric Vasseur, con il difficile compito di portare a Maranello un mondiale che manca ormai dal 2007.


La staffetta al muretto Ferrari continua. Dopo i vari Domenicali (2008-2014), Mattiacci (2014) e Arrivabene (2014-2019), per la Rossa è giunto il momento di salutare Mattia Binotto (2019-2022) e dare il benvenuto a Frédéric Vasseur.

La tradizione francese al muretto Ferrari è sempre stata ottima, specialmente dopo lo strepitoso Jean Todt (1993-2007), imperatore di Maranello grazie ai 13 mondiali conquistati – e forse unico francese simpatico agli italiani.

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Il sodalizio Schumacher-Todt rimarrà uno dei più vincenti nella storia della Formula 1.

Ma fu vera gloria?

Binotto, dunque, fa le valigie e saluta. Ma è stata veramente la scelta giusta? Fin dagli inizi della sua esperienza da team principal, Binotto non è stato visto di buon occhio dai tifosi; ma, nel 2019, poco si poteva criticare, e anzi i tre successi e le nove pole della SF90 facevano ben sperare anche i più critici.

Poi, l’annus (o meglio biennus) horribilis della Ferrari.

Tra 2020 e 2021 le Rosse hanno conquistato appena 2 pole position (nel 2021), non agguantando nemmeno una vittoria e precipitando la scuderia in una striscia negativa da record.

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La SF1000 sarà ricordata come una delle peggiori Ferrari di sempre.

La responsabilità di un simile fallimento di Binotto poteva essere giustificata solo in preparazione al rinnovamento totale in vista della stagione 2022, portatrice di numerose modifiche al regolamento.

Sbagliare anche nel 2022 significava esonero sicuro.

Il 2022: un buona (mezza) stagione

L’ultimo anno di Binotto è sembrata realizzarsi, almeno all’inizio, la svolta più volte vagheggiata già dai tempi di Vettel. Il nuovo regolamento, infatti, sembrava favorire la Ferrari, che nelle prime gare del campionato ha mietuto 4 successi.

E, in effetti, i miglioramenti ci sono stati: i secondi posti nella classifica costruttori e piloti ne sono la palese dimostrazione. Tuttavia, la lotta al titolo, già dopo le prime 7 gare, è parsa insostenibile, a causa dell’inaffidabilità della macchina (Spagna, Azerbaijan) e di alcuni clamorosi errori del muretto box (vedi Monaco).

Una simile delusione esigeva un colpevole, e a saltare è stata proprio la sedia di Binotto, responsabile di strategie sbagliate che hanno compromesso il Mondiale.

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Nonostante le ottime prestazioni di Leclerc e quelle mediocri di Sainz, quest’anno la gerarchia in Ferrari è stata poco definita.

Allo svizzero si dà, inoltre, la colpa anche di non aver risolto il nodo tra prima e second guida: una scelta difficile, ma fondamentale se si vuole vincere. In diverse situazioni, Leclerc e Sainz hanno battagliato; e, non esistendo una gerarchia stabilita, hanno finito per ostacolarsi a vicenda e lasciare pista libera agli altri.

Colpa solo di Binotto?

E se Binotto fosse solo un capro espiatorio? Gli errori senza ombra di dubbio ci sono stati, e gravi. Ma perché, al contrario di Binotto, il team strategy è rimasto, nonostante gli orrori visti nell’ultima stagione?

Basti citare la sopradetta gara di Monaco: per errore, Leclerc viene richiamato ai box subito dopo Sainz, perdendo secondi preziosi per il pit stop del compagno. Come se non bastasse, i meccanici montano al monegasco le gomme intermedie dopo appena 5 giri con le slick. Eppure, Rueda è ancora al suo posto.

Monaco 2022: la vittoria Ferrari sfuma a causa di clamorosi errori nella strategia di gara.

Un’arma a doppio taglio

Oltre a ciò Binotto, in Ferrari dal 1995, si è affermato come uno dei migliori ingegneri del circus della Formula 1. Probabilmente, promuoverlo a team principal è stata una scelta avventata, perché (nonostante un’intelligenza ingegneristica fuori dal normale) a Binotto è sempre mancata la personalità di un vero leader; ma le sue dimissioni potrebbero, a conti fatti, rivelarsi altrettanto dannose.

Il fatto è che Binotto ora è a piede libero, con qualunque scuderia pronta a ingaggiarlo e a sfruttare la sua competenza. Come se non bastasse, lo svizzero conosce per filo e per segno le Ferrari, e anche la macchina del 2023, una semplice evoluzione della monoposto precedente, cui ha lavorato di persona.

Gli avversari di Ferrari, Mercedes e Red Bull in primis, potrebbero sfruttare così le conoscenze di quello che potrebbe rivelarsi, ora, un temibile avversario.

…E Vasseur?

Ora, però è il momento di Frédéric Vasseur, un team principal purosangue molto diverso da Binotto. A livello di ingegneria non c’è paragone, ma a carisma e gestione il francese batte senza dubbio il suo predecessore.

Vasseur si è sempre dimostrato un carattere forte: si spera, a Maranello, che il suo spirito possa dare quella spinta mentale che manca alla Rossa da anni.

I precedenti sono buoni: negli ultimi anni ha saputo risollevare l’Alfa Romeo da una situazione difficile. Con il sesto posto nella classifica costruttori della scorsa stagione, poi, ha fatto registrare il miglior risultato degli ultimi 10 anni alla scuderia.

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Sarà forse Frédéric Vasseur il team principal che interromperà il pluriennale digiuno della Ferrar?

Vasseur non manca, poi, di fiuto per riconoscere il talento: è stato lui a scoprire Charles Leclerc in Alfa Sauber, e a dare fiducia a un giovanissimo Lewis Hamilton in Formula 3.

Una delle prime questioni sarà la gerarchia: quasi sicuramente il posto da primo spetterà a Charles Leclerc, suo pupillo ai tempi dell’Alfa Sauber. La nuova politica sulle guide, se confermata, rappresenterebbe un netto cambio di passo rispetto all’era Binotto. D’altronde, come ha sottolineato già Ralf Schumacher, l’ex-team principal era legato da una profonda amicizia con Sainz, di cui Leclerc avrebbe sofferto in alcune occasioni.

Le prime conferme arriveranno nei prossimi mesi: il 14 febbraio si svolgerà, probabilmente a Imola, la presentazione ufficiale della nuova monoposto. Meno di un mese più tardi, il 5 marzo, andrà in onda il GP del Bahrain.

Il carattere di Vasseur saprà dare alla Ferrari quello che l’ingegneria di Binotto non ha potuto? L’ultima parola, come al solito, spetta alla pista.

Filippo Rocchi

(Immagine di copertina da Motorsport)

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