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Sotto una cattiva stella – Luci e ombre del nuovo Governo Meloni

Governo Meloni

Serviremo l’Italia con orgoglio e responsabilità” ha affermato il nuovo Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Da Washington Joe Biden si è detto “impaziente di continuare a lavorare per far avanzare il nostro sostegno a Kyiv”. Più caute, invece, le parole di Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron, che bilanciano quelle festose di Orbán e Le Pen.


Il mondo intero si congratula con l’Italia, aspettando con “curiosità” (così l’ha definita Draghi il 7 ottobre) le prime mosse del governo più a destra dell’Italia repubblicana. In un momento cruciale, tra la guerra in Ucraina e la pesante crisi economica, il Paese si trova sì con una maggioranza decisa, ma attraversata da profonde spaccature diplomatiche (politica estera, diritti civili, rapporti con l’Europa). Come siamo giunti a questo punto?

Un mese dopo le elezioni

Certo, possiamo asserire che destra e sinistra non esistono più, che sono diventate due scatole vuote come sosteneva già Sartre; eppure non era mai capitato che il partito politico più votato dagli italiani avesse come simbolo la fiamma tricolore, omaggio al post-fascismo italiano dell’MSI e di Almirante. La ragione di questa vittoria, forse, si può spiegare nel fatto che, quando il bisogno di identità si fa isterico, viene premiato il partito che sembra prometterne una semplice, a basso costo e tutto sommato comoda.

Nella clamorosa débâcle degli alleati (ora vassalli) di Fratelli d’Italia, poi, la coerenza ha giocato un ruolo non secondario. La Lega ha pagato caro l’appoggio al Governo Draghi, l’opposto di quella vecchia forza “Padania Unita” e “No Euro” . E Forza Italia, ancorché abilissima a rastrellare voti a destra e a manca, è ormai in pieno declino come il suo ottuagenario presidente.

Io sono Giorgia”, poi, è stata ben più abile dei suoi avversari nell’utilizzo di internet e dei social network, ora difendendosi dalle più che legittime preoccupazioni espresse dall’arco politico, ora rimbalzando contenuti vergognosi come lo stupro di una donna a Piacenza. Ancora meglio ha saputo mascherare da vittoria incontrastata la sconfitta di tutta la politica alle elezioni del 25 settembre. Chi più del partito del “Diamo la parola agli italiani” si sarebbe dovuto vergognare della ridicola affluenza (meno del 64%) alle urne?

Il partito più grande, lungi da essere Fratelli d’Italia, resta quello dei non votanti. Milioni di persone che non si sentono coinvolte, prive di interesse restano escluse. E questo è forse un risultato ancora più allarmante della vittoria della destra. Forse il nuovo governo si impegnerà a riavvicinare la gente alla politica, attraverso linguaggio e comportamenti di alta caratura morale ed etica; ma non facciamoci troppe illusioni.

I nuovi Ministri (parte 1)

La squadra di Governo che Meloni ha scelto, infatti, promette molte cose e nessuna nella direzione predetta: ma andiamo con ordine. Tra i ventiquattro ministri nominati, ben nove sono quelli “senza portafoglio” e cioè coloro che non guideranno una struttura ministeriale vera e propria, bensì avranno particolari deleghe nell’esercizio delle funzioni esecutive. Ministro per i rapporti con il Parlamento è Luca Ciriani, presidente di Fratelli d’Italia in Senato durante l’ultima legislatura.

Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica è invece Gilberto Pichetto Fratin, un fedelissimo di Berlusconi. Sebastiano Musumeci è il Ministro per le Politiche del mare e per il Sud (il vecchio Sud e coesione territoriale): un dicastero a metà, fatto per non scontentare nessuno, con Salvini deciso a non trasferire le sue competenze in materia. Strappa un sorriso amaro la dicitura “politiche del mare”, che nasconde il ben più sincero “blocco navale” tante volte invocato dalla destra.

Uno dei nomi più preoccupanti è Eugenia Roccella, Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità. Si è già acceso il dibattito sulle sue posizioni integraliste e contrarie alle unioni civili. Durante l’ultima campagna elettorale, Roccella aveva infatti ripreso la sua storica battaglia contro la legge 194, dichiarando: “Sono femminista, l’aborto non è un diritto”. Ad aiutarla, purtroppo, è la formulazione stessa della legge, che consente e anzi promuove molte azioni che di fatto ostacolano il libero accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.

Come Ministro dello Sport e dei Giovani è stato scelto Andrea Abodi; mentre Roberto Calderoli – in Parlamento già nel 1992 con l’allora Lega Nord e condannato nel 2019 per insulti razzisti – sarà Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie. Calderoli ha più volte sostenuto che i rom hanno una maggiore propensione a delinquere, e ha invitato gli immigrati musulmani a tornare “nel deserto a parlare con i cammelli o nella giungla con le scimmie”. Una classe impeccabile…

I nuovi Ministri (parte 2)

Una posizione di rilievo anche per la “berlusconiana” Maria Elisabetta Alberti Casellati, cattolica conservatrice nominata Ministro per le Riforme Istituzionali. Stupisce che un personaggio come Daniela Santanchè sia stato nominato Ministro per il Turismo. E non tanto per le sue frasi discutibili (nel 2017 raccontò di avere sul comodino “una bellissima testa del duce in legno”), quanto per il clamoroso conflitto di interessi in cui la Santanchè, da imprenditrice attiva nel settore balneare (gestisce il famoso locale TWIGA a Forte dei Marmi), viene a trovarsi.

Filo rosso che la lega al Ministro della Difesa, Guido Crosetto: cofondatore di Fratelli d’Italia, ora al centro di forti polemiche a causa della sua lunga attività con aziende che si occupano delle produzione di armi da guerra. “Il gigante” (così soprannominato dai colleghi) garantisce di essersi dimesso da ogni incarico, ma ci si chiede se sia sufficiente. Lo stupore per i conflitti d’interesse, ad ogni modo, lascia presto spazio alla normalità, se si pensa che da Arcore qualcuno ha governato per anni restando proprietario di Mediaset e compagnia bella.

Francesco Lollobrigida è il nuovo Ministro dell’Agricoltura e (sic!) della Sovranità Alimentare: si sa, a ciascuno piace ammiccare nella direzione politica che predilige. Anziché Ministro del MINCULPOP, è più semplicemente Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, direttore di Tg2 dal 2018, scrittore delle biografie di Putin e Trump. Inoltre, è autore del libro Quarto Reich – Come la Germania ha sottomesso l’Europa (con Vittorio Feltri, Mondadori, 2014).

Per il Ministero dello Sviluppo Economico è stato scelto Adolfo Urso; mentre Carlo Nordio è stato nominato Ministro della Giustizia. Quest’ultimo si è distinto anche per aver definito le trattative con boss della Malavita “talvolta utili e doverose”.

Matteo Piantedosi è al Ministero dell’Interno, ove già nelle passate legislature aveva svolto un ruolo centrale nei casi Diciotti, Open Arms ed Alan Kurdi. Pioggia gelida sulle acque del Mediterraneo. Matteo Salvini, dopo aver contestato e criticato l’operato di Toninelli, adesso è chiamato a ricoprire proprio quel ruolo (Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile). Speriamo che l’inverno gli porti buoni consigli, e che la prossima estate non sia ancora protagonista al Papeete.

Il ruolo di “Metternich” nel nuovo governo, il Ministero degli Esteri, è assegnato, come ci si aspettava, ad Antonio Tajani. Le recenti affermazioni di Berlusconi sulla guerra in Ucraina hanno fatto tremare la poltrona, ma il destino gli ha concesso un ruolo cruciale e delicato. Dulcis in fundo, a Giancarlo Giorgetti spetterà la direzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, Alfredo Mantovano è stato nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Che cosa resta dell’Italia

L’attuale situazione in Ucraina pretende una presa di posizione urgente e chiara: l’Italia vuole proseguire la guerra oppure no? Che rapporti si instaureranno con la Russia del tiranno Putin? Anche la crisi energetica presuppone misure adeguate e risposte precise. L’orologio della Storia ha iniziato a scandire i primi attimi del nuovo governo, ma la realtà rischia di essere più cupa e desolante di quanto già non sia. L’Italia intera invoca da anni persone competenti; e dopo i vari Bunga-Bunga, shish, Vaffa-Day e Papeete, spera di non dover assistere a nuove commedie. Se è vero che, come professava Gandhi, “l’uomo si distrugge con la politica senza principi”, allora è giunto il momento di cambiare rotta.

Alessandro Sorrenti

(In copertina il nuovo Governo)


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Sull'autore

Nato a Firenze il 12 febbraio del 2000. Studio giurisprudenza italo-tedesca all'Università di Firenze. Sono appassionato di film e musica anni '80. Nel mio tempo libero leggo libri e mi aggiorno sugli scenari politici attuali e passati dell'Italia e non solo.
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