Abbiamo visitato, a palazzo Zabarella di Padova, la mostra Futurismo 1910-1915: La nascita dell’avanguardia, in corso da inizio ottobre fino al 23 febbraio 2023. L’obiettivo è mostrare i “presupposti culturali e figurativi, sulle radici, sulle diverse anime e sui molti temi” che hanno segnato la nascita e la rapida caduta del Futurismo.
Qualche parola sul Futurismo
Il Futurismo, come suggerisce il nome stesso, è stato un movimento culturale nato nel primo decennio del XX secolo, guardando al futuro, alla modernità e alla velocità.
Fin dall’inizio, si caratterizzò per il forte legame con un clima di continue trasformazioni politiche, economiche e sociali: gli estremi temporali del “Primo Futurismo” (1909-1915), infatti, vedono la fine della bella époque e l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra.
Si può capire già da questo perché i suoi esponenti siano stati così affascinati dalle idee di rivoluzione, dalla guerra, dal pericolo, dal dinamismo e dalla velocità. Questi giovani artisti cercavano di fare tabula rasa del passato e di portare in scena una nuova arte, un’arte “totale”, che toccasse ogni aspetto della vita quotidiana e non solo.
Ammirare un quadro antico equivale a versare la nostra sensibilità in un’urna funeraria, invece di proiettarla lontano, in violenti getti di creazione e di azione.
F.T. Marinetti. Manifesto del Futurismo (1909).
Nel 1910, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo sono i firmatari del Manifesto tecnico della pittura futurista di Marinetti. Insieme promossero un’arte nuova, che influenzava e nello stesso tempo era influenzata dall’epoca moderna e dalle sue innovazioni.
Le nuove teorie artistiche si mescolarono alle idee dei futuristi; sulle tele si introdussero nuovi materiali, colori saturi, forme in movimento, una nuova concezione dello spazio e dei volumi.
Queste nuove esperienze ebbero risonanza internazionale a partire dal 1912, quando fu organizzata una prima mostra a Parigi.
L’esperienza futurista, in ogni caso, non durò molto. Dopo la morte di Boccioni (1916), il gruppo perse la sua coesione e si crearono due nuove direttrici, una influenzata dal nascente cubismo e l’altra dal surrealismo.
La mostra, sala per sala
La mostra organizzata a Padova si pone l’obiettivo di indagare la nascita del movimento futurista. Per questo motivo, le 120 opere presenti coprono un periodo temporale di soli 5 anni (dal 1910 al 1915) e sono suddivise in sezioni che analizzano temi diversi.
1. Le radici simboliche del Futurismo
Il nostro percorso inizia con la sezione “Le radici simboliche del Futurismo”, dedicata ai protagonisti del Primo Futurismo e alle loro influenze: troviamo una serie di autoritratti e quadri giovanili degli artisti, accompagnati da alcune opere di Gaetano Previati (pittore preferito di Boccioni) e Giovanni Segantini.
Tra tutti questi spiccano sicuramente La Pavonessa (1904) di Domenico Baccarini, Autoritratto con Teschi (1909) di Luigi Russolo, Le ore del mattino (1888) di Giovanni Segantini, Paolo e Francesca (1909) di Previati e il pendant di Boccioni Il Sogno (1909), proveniente da una collezione privata.
Luigi Russolo. Autoritratto con teschi (1908).
2. Divisionismo
Spostiamoci ora alla seconda sezione, “Divisionismo”.
Questa tecnica fu sempre molto apprezzata dai Futuristi, poiché i “colori separati e contrastanti” erano in grado di tradurre sulla tela il senso del movimento e della luce. Questo permetteva di ricercare nei soggetti tutte le esperienze del mondo moderno: ritratti di amici, tele di paesaggi, treni in corsa, notturni, e tanto altro.
Tra le opere più belle qui esposte: Il Giorno sveglia la Notte (1905) di Gaetano Previati, dipinto dalle grandi dimensioni che presenta dei dettagli di stelle che sembrano tridimensionali, e Meriggio. Officine a Porta Romana (1910) di Boccioni, quadro letteralmente inondato di luce.
3. Spiritualismo
Nella sezione successiva, “Spiritualismo”, si indaga l’interesse che molti artisti futuristi provavano per le dottrine mistico-esoteriche. Molti di loro cercarono di catturare sulla tela i moti dello spirito, proponendo un’arte sinestetica che per molti aspetti sembra anticipare la teoria della musicalità in pittura.
Tra questi, Balla fu sicuramente il pittore futurista più influenzato dai circoli teosofici. Nella sala troviamo due sue opere: Dissolvimento autunnale (1918), che sembra richiamare l’opera di Kandinskij, e Paesaggio di Villa Borghese (1918), un olio e tempera su seta che in realtà risulta fuori tema.
Altra nota stonata è Quelli che vanno (1911) di Boccioni. L’opera, infatti, è il momento centrale di un trittico (Stati d’Animo) che descrive la vita della città moderna. Esporlo da solo e in una sala che vuole indagare il simbolismo potrebbe risultare fuorviante.
4-5. Dinamismo e Vita Moderna
Segue poi la sala del “Dinamismo”, tema onnipresente nell’arte futurista. Qui il moto acquisisce una doppia valenza: da una parte lo slancio verso la modernità, dall’altra lo stimolo a fondare una nuova visione del mondo.
Quest’ultimo tema è legato anche alla sala successiva, “Vita Moderna”: attraverso i disegni di Sant’Elia e le scene di fervore notturno di Carrà, di Fumi e Depero, si delinea una nuova realtà con palazzi che sembrano cantieri e una quotidianità illuminata da perenne luce elettrica.
6. Tridimensionalità – Polimaterialismo
Arriviamo ora alla sala “Tridimensionalità – Polimaterialismo”, dove la fa da padrone una fusione del 1972 di Forme uniche della continuità nello spazio di Boccioni. Scultura simbolo del Futurismo, essa rappresenta simbolicamente il movimento e la fluidità ed è pensata per rappresentare allo stesso tempo un uomo e una macchina.
Anche qui, però, c’è da fare una nota all’esposizione. La scultura, infatti, è appoggiata sulla parete di fondo e questo impedisce all’osservatore di girarci intorno e comprenderla appieno; l’ideale sarebbe stato porla al centro della stanza, in modo tale da poterne avere una visione a 360 gradi.
7. Parolibere
Continuando il nostro percorso, arriviamo in una sala dove sono presenti solo illustrazioni.
Una parte di queste serve a farci capire meglio il rapporto tra il Futurismo e la Guerra (abbiamo per esempio le illustrazioni di Sironi per il libro La storia della guerra mondiale). L’altra parte, invece, è relativa alle Parole in libertà, il processo di rifondazione del linguaggio messo in pratica da Marinetti (un esempio su tutti: Zang Tumb Tumb).
8. Ricostruzione futurista dell’universo
Siamo arrivati ora alla fine del percorso, con la sala “Ricostruzione futurista dell’universo”.
Qui vediamo come il Futurismo sia stato un movimento dinamico, non definito in un’unica dimensione artistica, ma in ogni campo della vita quotidiana: nella grafica, nell’editoria, nell’arredamento, nella moda, e non solo.
Troviamo progetti per articoli di tutti giorni (una lampada, un ventaglio, un portavasi) rivisti in chiave nuova, “futura”.
In aggiunta a questo, ci sono anche nuovi abiti, che vanno a distinguere un “uomo neutrale” da un “uomo antineutrale”, vestiti colorati, semplici, comodi, dinamici.
Il filo conduttore è la rivisitazione dell’oggetto in sé, dove al suo scopo funzionale si aggiunge anche un valore estetico, profondamente connesso a una nuova concezione della vita e dell’arte.
Informazioni
- Sito ufficiale della mostra: Futurismo 1910-1915 (zabarella.it);
- Biglietteria ufficiale: tariffa intera a 15.00 €, ridotta a 12.00 €.
Emerlinda Osma
(In copertina e nel testo immagini della mostra Futurismo 1910-1915, da artribune.com)
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