
Il decimo album di Taylor Swift, Midnights, è uscito il 21 ottobre e il mondo è impazzito. La critica lo ha giudicato un successo, ed è diventato il disco più ascoltato nelle prime 24 ore della storia di Spotify. Tuffiamoci, allora, in queste tredici tracce: saranno valse l’attesa?
Il ritorno al pop
Midnights, al contrario degli album che Taylor Swift ha pubblicato fino ad oggi, non rappresenta un’estetica ben definita, ma sembra creare uno spazio unico, malinconico e scuro, in cui diverse storie possono muoversi distintamente.
Ogni canzone, come dichiarato già all’annuncio dell’album, racconta di una notte insonne, di una storia che la cantante ha vissuto e che ha tormentato i suoi sogni o i suoi incubi.

Taylor Swift torna al genere pop, ai sintetizzatori e ai ritmi hip-hop, abbandonati con Folklore e Evermore, album alternative-indie del 2020.
L’album è curato da Jack Antonoff, autore storico di Swift e produttore di grandissimo successo, che ha scritto con lei tutte le canzoni ad eccezione di Vigilante Shit e Sweet Nothing. Vediamo, dunque, questo album traccia per traccia, per capire se effettivamente abbia soddisfatto le enormi aspettative che ne accompagnavano l’uscita.



1. Lavender Haze
The 1950s shit they want from me
I just wanna stay in the lavender haze.
Taylor Swift. Lavender Haze.
Questa prima traccia ci riporta subito a un sound simile a quello di alcuni brani di Reputation (2017) e in generale a Lover (2019), facendo pensare ad esempio a I Think He Knows, soprattutto per il ritornello. Swift racconta di come i media, il pubblico e le loro speculazioni abbiano un grande peso sulla sua vita privata; le chiedono di essere una moglie, oppure la vedono come una facile, quasi come se non potesse esserci una via di mezzo.
Per farlo utilizza la frase “lavender haze” (“nella foschia della lavanda”), tipicamente utilizzata per descrivere l’innamoramento negli anni ’50. Si tratta di un brano che porta la sua firma in ogni dettaglio, dalla produzione ai testi.
2. Maroon
The lips I used to call home
So scarlet, it was maroon.
Taylor Swift. Maroon.
Questa traccia parla di una vecchia fiamma, di una relazione vissuta probabilmente a distanza, nel tipico modo sinestetico di descrivere l’amore per colori che ritroviamo in tutta la discografia di Taylor Swift da Red (2012) in avanti. Si tratta di una ballata pop lenta ricca di synth che ricordano alcuni dei brani di Reputation, mantenendo il lirismo delle sue produzioni più mature.
3. Anti-Hero
I’ll stare directly at the sun, but never in the mirror
It must be exhausting always rooting for the anti-hero.
Taylor Swift. Anti-Hero.
Anti-Hero è il lead single di questo album, una hit pop a tratti estremamente seria e profonda, a tratti estremamente scherzosa nel raccontare alcuni degli incubi ricorrenti della sua autrice. In questi giorni ha creato molto scandalo la seconda strofa: “Sometimes I feel like everybody is a sexy baby / And I’m the monster on the hill”.
Swift si riferisce a come l’industria musicale porti alla fama artisti sempre più giovani, sessualizzando troppo e troppo presto i loro corpi; e a come lei, dopo più di 15 anni sulla cresta dell’onda, inizi a sentirsi fuori posto o a temere di esserlo.
Anti-Hero è sicuramente una buona scelta come singolo, anche se fatico a godermela totalmente perché sospetto che almeno in parte sia stata semplificata per renderle più facile il successo, togliendo in parte profondità ai tormenti che racconta.
4. Snow on the Beach (feat. Lana del Rey)
This scene feels like what I once saw on a screen
Taylor Swift. Snow on the Beach.
I searched aurora borealis green
I’ve never seen someone live from within
Blurring out my periphery.
Ballata slow pop in cui le due cantanti raccontano di cosa si prova ad innamorarsi di qualcuno mentre anche quel qualcuno, lentamente, si sta innamorando di te. Personalmente, si tratta di una delle poche note davvero dolenti dell’album, una traccia che fatico ad ascoltare e ad apprezzare.
Sicuramente mi aspettavo di più, considerando che a stento si sente la voce di Lana del Rey e che sono ormai diversi anni che si parla di questa possibile collaborazione. La scrittura è ottima e di fatto la sensazione pacifica dell’innamoramento è veicolata efficacemente; eppure, anche senza l’hype creato dal featuring, l’avrei trovata sotto le aspettative.
5. You’re On Your Own, Kid
From sprinkler splashes to fireplace ashes
I gave my blood, sweat and tears for this.
Taylor Swift. You’re On Your Own, Kid.
Anche questa è una ballata slow pop in cui Swift ripercorre le sue scelte di vita più importanti e i momenti a esse dovuti o che le hanno determinate, che l’hanno portata ad accorgersi di essere sola. Si tratta di un bilancio dei sacrifici fatti, degli errori e della fatica, coronata però dalla consapevolezza che, pur essendo da sola, ha sempre dimostrato di essere capace di trionfare.
Una delle poche canzoni di questo album in cui il bridge, solitamente suo marchio di fabbrica, si presenta come efficace e incisivo. Nonostante si tratti di una traccia molto personale, la penna di Taylor Swift rende semplice identificarsi in questa canzone a chiunque sia o sia stato in un momento di bilanci difficili.
6. Midnight Rain
He wanted a bride, I was making my own name
Chasing that fame, he stayed the same
All of me changed like midnight rain.
Taylor Swift. Midnight rain.
In questo brano Swift racconta di una relazione finita per le troppe differenze tra lei, che dava priorità alla sua carriera e alla sua libertà, e il suo partner, una persona con le idee chiare che in lei cercava una moglie e nella loro vita insieme della stabilità.
Anche questo brano ricorda Reputation, sia nella musica che nei testi. Personalmente, mi ricorda anche qualche traccia di Melodrama di Lorde (sempre prodotto da Jack Antonoff) per l’atmosfera evocata.
7. Question…?
I swear that it was somethin’
Taylor Swift. Question…?.
‘Cause I don’t remember who I was
Before you painted all my nights
A color I’ve searched for since.
Questo brano ricorda 1989 (2014), per il testo ma soprattutto per l’interpolazione di Out Of The Woods. Swift si rivolge ad una storia ormai finita, chiedendo all’ex se le sue nuove frequentazioni siano paragonabili a quello che hanno vissuto loro, certa che anche per lui non ci sia nulla di paragonabile ma solo qualcosa di più conveniente.
A mio parere, questa canzone è un’altra nota dolente dell’album perché, per mio gusto personale, perde di qualità di scrittura nel ritornello.
8. Vigilante Shit
I don’t dress for women
I don’t dress for men
Lately I’ve been dressing for revenge.
Taylor Swift. Vigilante Shit.
Vigilante Shit sembra uscita direttamente da Reputation: in un’atmosfera pop decisamente cupa, con synth che continuano a riverberare senza mai raggiungere un picco, racconta di donne che, dopo una rottura, cercano la vendetta.
Si tratta dell’unico brano scritto interamente da Swift e, pur presentando in modo efficace la femme fatale vendicatrice da lei costruito già da Blank Space (in 1989), è meno iconico e memorabile di quanto lo sia in alcuni brani precedentemente scritti e pubblicati.
9. Bejeweled
I made you my world, have you heard?
Taylor Swift. Bejeweled.
I can reclaim the land
And I miss you
But I miss sparklin’.
Bejeweled è una canzone dall’atmosfera molto leggera. Al centro di tutto una donna che, sentendosi trascurata dal compagno, decide di tornare a vedersi splendente senza di lui. Di nuovo, trovo il ritornello un po’ calante in scrittura.
Il brano è una hit pop che ricorda Lover e lo stile caramella che ha rappresentato; è stato rilasciato come secondo singolo, con un video ricco di ospiti importanti e di possibili indizi sulle future pubblicazioni di Swift.
10. Labyrinth
Breathe in, breathe through, breathe deep, breathe out
Taylor Swift. Labyrinth.
I’ll be gettin’ over you my whole life.
Labyrinth è una slow ballad che sembra uscire da Folklore o Evermore, anche se musicalmente ricorda molto The Archer (in Lover), brano che costruisce una climax senza mai raggiungerne il picco, simboleggiando quello che per l’autrice significa soffrire di ansia.
In questo caso, si parla del processo di innamoramento, di come ci si accorga che sta succedendo e di non poter controllare l’inevitabile. L’ho apprezzato molto perché ho trovato estremamente efficace l’evocazione della sensazione raccontata.
11. Karma
Karma’s a relaxing thought
Taylor Swift. Karma.
Aren’t you envious that for you it’s not?
Sweet like honey, karma is a cat
Purring in my lap ‘cause it loves me.
Questa traccia è stata per anni aspettata dai fan di vecchia data, e anticipata già nel video di The Man nel 2019. Il karma è un concetto che Taylor Swift ha spesso citato in alcune interviste, una filosofia che dice di aver compreso e apprezzato col tempo.
Si tratta di un brano pop molto orecchiabile, di fatto una celebrazione del karma che gira e punisce chi non ha agito correttamente. Poteva essere una scelta efficace come singolo, come lo è stato ME! per Lover, data la sua natura estremamente radiofonica.
12. Sweet Nothing
On the way home
Taylor Swift. Sweet Nothing.
I wrote a poem
You say “What a mind”,
This happens all the time.
Unico brano scritto in collaborazione con William Bowery, alias del compagno di Swift Joe Alwyn, Sweet Nothing è una tenera ballata d’amore su una semplice base di pianoforte.
La canzone sembra quasi una risposta a Peace (in Folklore), in cui Swift chiedeva al compagno se il loro rapporto gli bastasse per essere felice, nonostante lei non potesse garantirgli la pace. E qui sembra che la pace si trovi proprio nei “dolci niente” che la coppia vive quotidianamente, nonostante il caos del mondo esterno.
13. Mastermind
If you fail to plan, you plan to fail
Strategy sets the scene for the tale
I’m the wind in our free-flowing sails
And the liquor in our cocktails.
Taylor Swift. Mastermind.
Come ha già rivelato in passato in diverse canzoni, l’incontro tra Swift e l’attuale compagno è stato un fortuito e sottile incastro di coincidenze; per la prima volta, in questa traccia la cantante rivela di aver avuto un ruolo da protagonista nella costruzione della loro relazione. Sostiene, di fatto, di aver saputo dall’inizio che sarebbero stati perfetti l’uno per l’altra e di aver di conseguenza architettato tutto perché sembrasse naturale.
Si sente in dovere di rivelarglielo, ma lui sorride, perché già lo sapeva. Ho trovato questa canzone estremamente dolce, una rivelazione tenera e sentita di una profonda fragilità accolta con estrema empatia e complicità. Unica pecca è, forse, la posizione della traccia in chiusura all’album. L’effetto è, forse, un lasciare al pubblico l’atmosfera di qualcosa di non concluso.


Un buon album, ma nulla di nuovo
Questo album per essere apprezzato davvero ha bisogno di più ascolti, così come la maggior parte delle opere che Taylor Swift ha pubblicato nel tempo. Spesso, infatti, non è semplice né immediato cogliere tutti i rimandi e le metafore che inserisce nei suoi testi. Di certo, però, è un disco che, a parere mio, non segnerà la scena musicale tanto quanto hanno fatto altri in passato.
Si tratta, spesso, di sonorità già sentite, tanto che non è difficile collegare la maggior parte dei brani a un vecchio album in particolare. Si tratta di un buon prodotto ma non innovativo come ci saremmo potuti aspettare.
Chiara Parma
(In copertina e nell’articolo foto di Taylor Swift, campagna pubblicitaria per il lancio di Midnights)