Attenzione: ogni riferimento a cose o persone realmente esistenti è del tutto casuale. O una frecciatina.
In cima alla piramide delle necessità fisiologiche della nostra generazione, esattamente tra quella voglia improvvisa di investire in cripto valute e l’ultimo video di gente che cucina, possiamo trovare l’amore. Circa. Ebbene sì, alla fine siamo uguali a tutti gli altri e replichiamo gli istinti dei nostri genitori e di chi prima di loro, ma con un piccolo aiuto: le app di dating.
Dove vi siete conosciuti?
Prima ancora di iniziare a parlarne, blocchiamo subito i grandi negazionisti di Tinder: quelli che sostengono di non aver mai utilizzato queste app, che mai lo farebbero, né lo faranno e che, soprattutto, credono sia da sfigati. Ecco, questa sorta di discriminazione si trova spesso quando si dichiara di aver conosciuto qualcuno online, magari su qualche dating app, anche se in realtà è totalmente infondata.
Ormai il dispositivo da cui leggete questo articolo riesce a soddisfare ogni vostro bisogno, dalla cena di stasera alla persona con cui berrete qualcosa più tardi. È sbagliato o da sfigati? Tanto quanto farsi arrivare grandi quantità di pacchi, anziché andare per negozi: è semplicemente più comodo e potete farlo pure in pigiama.
Inoltre, grazie alla vastità di tipologie di app dedicate, è molto utile per coloro il cui orientamento sessuale o identità di genere costituisce un pericolo (sì, pure se siamo in Italia nel 2022); così, all’interno delle app, si crea un posto più “sicuro” in cui cercare qualcuno di compatibile. Queste app diventano anche occasione per conoscere persone in una città nuova o per evadere dal giro di amici che ormai condividete con l’ex.
Tutto questa premessa si può utilizzare come arringa finale in risposta alla fatidica domanda che, se avrete fortuna, arriverà alla prossima cena in famiglia o diversamente quando vi vedranno rincasare alle prime luci del mattino per la terza volta nel giro di una settimana.
Swipe Left – Swipe Right
Che la tua ultima storia sia finita da poco o che non sia mai realmente iniziata, ti troverai davanti alla possibilità di entrare nel mondo delle app di dating. Solitamente il dilemma è così composto: deprimersi tutta settimana in camera o uscire con qualcuno per darci un taglio? In realtà queste app si possono provare per tutti i motivi che vogliamo, purché con rispetto: per curiosità, per combattere la timidezza, perché si ha voglia di avventura o semplicemente per scacciare un po’ di noia e solitudine.
In sostanza però le dating app non sono altro che una vetrina, uno spazio in cui mettersi in mostra (per gli addetti ai servizi, avrete visto almeno una foto di qualcuno che si arrampica impavido su pareti rocciose, eh?) e, sostanzialmente, scegliere meccanicamente un partner. È un po’ un moto perpetuo quello che affligge l’utente medio che, spinto dall’inerzia, fa scivolare il dito sullo schermo trascinando icone a destra e a sinistra, rifiutando o apprezzando il possibile match in una manciata di decimi di secondi.
Ecco, uno dei grandi difetti di questi strumenti è l’alterazione delle tempistiche naturali: per decidere chi potrebbe essere il tuo prossimo partner o la persona con cui uscirai a bere qualcosa, ci si basa su poche parole scritte per descriversi, qualche dato anagrafico e una serie di immagini. L’affinità si poggia su questi elementi, proposti sapientemente dall’algoritmo a cui hai raccontato tutto di te (o quasi) e che ti mostra, secondo criteri espliciti, chi potrebbe andarti bene.
Prendiamoci un momento per riflettere sulla natura di queste app che rivelano come, in un mondo molto veloce e digitale, il desiderio del contatto (sia fisico che mentale) sia ancora molto forte e forse amplificato dalle caratteristiche della nostra quotidianità.
Peccato che la maggior parte delle dating app per funzionare necessiti di un abbonamento mensile che arriva a sfiorare cifre di trenta euro per vedere chi ti trova interessante: non stiamo forse esagerando? Se questo desiderio è diffuso e ci appartiene perché siamo disposti a pagare per soddisfarlo? L’amore ai tempi di Tinder è classista?
Ecco, queste sono riflessioni che potreste sfruttare nelle vostre conversazioni. Più avanti mi ringrazierete, ma ora torniamo a noi.
Tu non hai visto niente… vero?
Da articoli in vetrina si compie il passo successivo e gli utenti diventano performer su un palcoscenico e l’obiettivo dello spettacolo è uno: catturare la tua attenzione. Ed ecco che il rituale di corteggiamento inizia con un trascinamento verso destra in grado di inclinare ancor di più l’asse terrestre e ci scopriamo appassionati di motori o grandi conoscitori del cinema neorealista indipendente georgiano. Il fanatismo dura poco e dopo una certa quantità di “Hey, come va?” ci si stanca; e, tutto sommato, l’ex non era così male: peccato non si possa fare swipe right, giusto?
Esiste una regola non scritta per cui se vedi un amico, un compagno di università o il vicino di casa su qualche app di dating, devi tacere. L’omertà vige come fosse una legge e anzi ti devi fingere pure sorpreso se qualcuno ti fa notare che il tuo vicino di banco delle medie ti ha visitato il profilo. Questione a parte invece per il gelido imbarazzo di trovare l’ex su queste app e vedere una sua foto che ti guarda come a dire “E ora che fai? Mi scarti?” e certo che devi scartare, anzi, guai ora che l’hai visto e magari ha pure letto le cavolate che ti devi inventare per rimorchiare un po’.
Parallelamente a questo stato di silenzio, bisogna sapere che una volta reso pubblico il proprio profilo sulle app di incontri (chiamarle così mi duole perché fa un po’ boomer) si sottopone la propria esistenza agli amici dei potenziali partner: il vostro profilo rimbalzerà di chat in chat in ricerca dell’approvazione dei migliori amici prima di un appuntamento.
I tempi di Tinder
Che si dica quel che si vuole delle dating app, tanto alla fine ci si vede nella vita reale e lì si gioca la partita. La realtà però è quasi sempre quella cosa lì, sì quella parola che hai pensato, e non va sempre tutto secondo i piani: anzi, statisticamente quella persona la vedrai una sola volta, anche se vi siete sentiti per tre mesi e ti sembrava tanto cara.
Questo perché, ancora una volta, le tempistiche si distorcono e si perde l’abitudine di studiare chi si ha di fronte, vedendone i difetti e imparando ad apprezzare pure quelli, sprecando del tempo che si dedica esclusivamente a conoscere qualcuno. Il multitasking, anche relazionale, non funziona e, credetemi, si finisce per fare grandi pasticci: chi troppo vuole, nulla stringe e l’imbarazzo della scelta, con le persone, è tendenzialmente un brutto segno.
In ogni caso, quando si giunge al mondo offline, che sia per conoscersi o per avere un momento di intimità, se le cose vanno bene si giunge alla conclusione che in realtà, anche se hai cento match e un numero infinito di pretendenti, le persone con cui riesci davvero ad avere un’intesa o una connessione (io lo chiamo click) sono poche e rare. Ed ecco che le dating app diventano luoghi anche in cui stringere delle amicizie partite al contrario, riscoprendo il valore delle persone che stavamo per scartare tanto eravamo presi dalla furia di gettare tutto ciò che non ci soddisfa più.
Infine, e qui mi piace pensare che concordiamo tutti, non c’è sensazione migliore che trovarsi davanti a una persona e accorgerci così, dal nulla, che ci piace, senza ovviamente avere capacità di muovere un muscolo o dire parola che lo faccia presagire. Perché quando ci troviamo a tu-per-tu con dei sentimenti o delle emozioni, siamo degli sfigati come lo sono stati tutti prima di noi e come lo saranno tutti dopo di noi. E forse quella è l’unica vera arma di seduzione che ci rimane: l’autenticità.
Sofia Bettari
(In copertina immagine tratta dal film Grease, disponibile su Amazon Prime Video)
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