Cosa c’entra un sandwich al gorgonzola e senape con Dublino, la capitale della Repubblica d’Irlanda? Niente, in apparenza, a meno che non si vada a leggere il romanzo nazionale che ha al suo centro proprio Dublino: l’“Ulysses”, di James Joyce.
Joyce e Dublino: un legame indissolubile
Dublino è una città caratterizzata dal forte orgoglio nazionalistico. Fonte di questo sentimento è anche la sua cultura letteraria, che vanta tra i suoi esponenti un nome imponente come quello di James Joyce.
La visione che Joyce aveva di Dublino non era esattamente positiva: la considerava una città paralizzata. Nonostante ciò, è indubbia l’importanza che ebbe nello sviluppo letterario dello scrittore, viste le numerose opere che ha ambientato nella sua città natale. Da qui l’idea di proporre, dopo aver fatto un viaggio a Dublino, anche in occasione del centenario della sua pubblicazione da parte dell’editrice Sylvia Beach, varie località e tappe dublinesi che includano i luoghi presenti nei libri, i luoghi dell’autore da ragazzo e i luoghi in cui oggi viene celebrato.
Perché la Dublino dei libri di Joyce era la stessa in città in cui lo scrittore viveva, ed egli stesso era un Dubliner, un personaggio dei suoi racconti.
L’Ulysses
Piccola, doverosa parentesi prima di cominciare. L’Ulysses non è solo il lungo, dilatato racconto di un’unica giornata, il 16 giugno 1904, data nella quale James Joyce stesso incontrò Nora Barnacle, che poi sposò. L’Ulysses è anche un grande e intricato gioco di rimandi mitologici, letterari, geografici e storici. Tre sono i personaggi principali.
Stephen Dedalus, giovane colto e aspirante poeta, rappresenta la figura del figlio, non solo di Odisseo, ma anche della letteratura, costantemente in tensione e in ricerca, dal momento che richiama anche Amleto. Egli è anche il protagonista di A Portrait of the Artist as a Young Man, ed è alter ego di Joyce stesso.
Leopold Bloom è curioso, ama leggere e ascoltare la musica, e rappresenta Odisseo. Ha origini ungheresi ed è ebreo (popolo storicamente in viaggio dalla propria patria, come lo stesso protagonista dell’Odissea), e nel primo episodio in cui appare, il terzo, appare subito evidente la sua dimensione fisica, materiale, edonistica – elemento di Stephen di cui non sappiamo nulla -, cosa che lo accomuna con sua moglie.
Molly Bloom è una donna affascinante, sensuale, a cui piace amare e abbracciare la vita. Questa personalità raggiunge il suo culmine nell’ultimo capitolo del libro, monologo di Molly che si conclude con la parola “yes“. Il suo parallelismo con Penelope, la moglie fedele che attese Odisseo per venti lunghi anni, può risultare ironico dal momento che ella tradisce Leopold più volte (così come lui tradisce lei).
Ricordiamoci in ogni caso che vi sono varie tradizioni riguardanti Penelope, secondo alcune delle quali lei non sarebbe affatto una moglie fedele, bensì una traditrice, come suggerito anche dallo stesso Telemaco. È probabile che l’ambiguità del rimando sia intenzionale.
1. Sandycove
(percorso su Google Maps)
Martello Tower, James Joyce Tower & Museum
A soli 9 km da Dublino, sulla costa orientale, troviamo Sandycove, cittadina adorabile e imperdibile. Il monumento più importante è infatti la famosa Martello Tower, dove è ambientato il primo capitolo dell’Ulysses, il primo episodio, Telemachus. Stephen vive con il suo amico Malachi (Buck) Mulligan e un ospite di quest’ultimo, Haines, pedante studente inglese.
La scelta non fu un caso: la torre fu costruita nel 1804 in quanto parte di una serie di torri difensive progettate contro Napoleone, che però non giunse mai, a causa della famosa battaglia di Trafalgar. Dunque, cento anni dopo, si decise di affittare le torri ai privati cittadini, e il primo affittuario della torre di Sandycove fu Oliver St John Gogarty, allora studente di medicina, ma già celebre in quanto poeta e personaggio della vita intellettuale dublinese.
Egli ospitò nella torre Martello – il cui nome in realtà è frutto di una storpiatura della Torre della Mortella, in Corsica, a cui è ispirata quella di Sandycove – molti suoi amici e letterati, incluso, come avrete potuto ormai immaginare, il nostro James Joyce. Tra i due però non correva buon sangue, a causa di un poema satirico di Joyce, The Holy Office, nella quale egli criticava tutti i letterati suoi contemporanei. Nello specifico, egli descrisse Gogarty come snob, il che portò ad un’atmosfera piuttosto tesa.
In seguito avvenne un episodio decisamente curioso: un amico di Gogarty, Trench, anglo-irlandese e fonte di ispirazione per l’Haines letterario – così come Gogarty ispirò Mulligan, e Stephen è quasi autobiografico -, una notte ebbe un incubo: credette di vedere una pantera nera vicino al letto in cui dormiva Joyce, dunque afferrò la pistola che teneva presso di sé e sparò.
Al che Gogarty decise di fingere di avere avuto lo stesso incubo di Trench, e sparò proprio sopra la testa di Joyce. Quest’ultimo colse il messaggio e decise di abbandonare la torre – proprio come Stephen -, e non vi fece più ritorno.
A voice, sweettoned and sustained, called to him from the sea. Turning the curve he waved his hand. It called again. A sleek brown head, a seal’s, far out on the water, round. Usurper.
Episodio 1, Telemachus, Ulysses.
Adesso nella torre è stato istituito il James Joyce Tower and Museum (Sandycove, Dublino) in cui potete osservare manoscritti dell’autore, lettere e oggetti a lui appartenuti, fra i quali una chitarra.
Personalmente, ho trovato la cittadina molto tranquilla e piacevole. Consiglio di mangiare gli hamburger di Hicks of Dun Laoghaire, e se avete una preferenza per dolci e bevande calde, sempre lungo St. George’s Street Lower troverete J.J. Darboven Ireland Limited, delizioso coffee e tea shop. Oltre alle note storiche e letterarie, è una località molto semplice, non difficile da esplorare a piedi.
2. Sweny’s Pharmacy
(Percorso su Google Maps)
Sweny’s Pharmacy
Questa è stata probabilmente la tappa più incantevole del mio viaggio. Situata al numero 1 di Lincoln Place, questa antica farmacia rappresenta al meglio la fusione fra dettaglio letterario ed elemento della vita reale, dal momento che oltre a essere citata nell’Ulysses:
He strolled out of the shop, the newspaper baton under his armpit, the coolwrappered soap in his left hand.
Episodio 5, Lotus Eaters, Ulysses.
Si tratta di un centro culturale interamente devoto a James Joyce e alla sua opera; vi si organizzano letture dell’Ulysses in varie lingue. Inoltre, Joyce stesso, quando era un giovane studente, vi entrò per chiedere al farmacista consigli sui suoi racconti.
Già la vetrina è interessante, con trafiletti di giornale, foto e ritratti: al suo interno, l’unico originale vittoriano in tutta la città, Sweny’s Pharmacy si rivela essere uno scrigno di cimeli, edizioni dell’Ulysses vecchie e nuove e oggetti di ogni sorta, tra cui le saponette al limone. Non appena entrate, il gestore del locale vi accoglierà con una canzone in gaelico suonata e cantata da lui stesso, vestito in abiti tipici. Tenetevi pronti, perché vorrà sentirvi cantare.
3. Howth Head
(Percorso su Google Maps)
Howth Head, mercato e castello di Howth
Ci troviamo sempre nell’Ulysses: il promontorio di questa penisola a nordest di Dublino è citato nell’ultimo episodio dell’opera, un monologo intitolato Penelope. Se avete una copia dell’opera a portata di mano, non andate a cercare questo monologo. Non guardatelo, ve ne prego. Vi farà solo paura: consiste di pagine e pagine di frasi senza punteggiatura (e apparentemente senza senso), che appaiono a prima vista come blocchi di testo compatti e minacciosi.
In realtà, si può immaginare come il nostro flusso di pensieri in una giornata vaga e sconclusionata, quando cerchiamo di venire a capo di qualcosa. Nel monologo, nella parte finale, Molly ricorda un pomeriggio trascorso con Leopold, sdraiati sull’erba, a Howth: egli la paragonò a un fiore montano, e le disse che tutte le donne sono fiori. Fu in quell’occasione che Bloom, incitato da Molly stessa, le chiese di sposarlo, e lei accettò.
[…] he said the day we were lying among the rhododendrons on Howth head in the grey tweed suit and his straw hat the day I got him to propose to me yes […]
Episodio 18, Penelope, Ulysses.
L’attività principale da fare a Howth penso sia passeggiare, senza una meta particolare: osservare il panorama e la città, anticamente un villaggio di pescatori, e magari fare un bagno, se siete dei veri temerari.
Consigliatissimo è il mercato di Howth, piccolo ma pieno zeppo di collanine, braccialetti, posti in cui mangiare cibi vari e bere caffè. Un’altra tappa interessante è il castello di Howth, di epoca medievale (purtroppo non so dirvi altro, dal momento che quando vi sono stata era chiuso).
Consiglio per la cena: fate la fila e prendete il vostro fish and chips da Beshoff Bros Howth da mangiare sul prato di fronte al locale, guardando il mare. L’ho trovata una delle esperienze irlandesi più suggestive che si possano vivere, ma forse ero solo molto affamata.
4. Le talking statues di Joyce
(Percorso su Google Maps)
North City, St. Stephen’s Green, Oliver St. John Gogarty’s Hostel, Temple Bar
Usciamo dalla città letteraria, e immergiamoci nella Dublino che ama e celebra i suoi numerosi autori. Oltre a quelle di Oscar Wilde, troviamo una grande quantità di statue di Joyce in vari punti della città.
Alcune sono “talking statues“, progetto di David Peter Fox, documentarista danese: inquadrando il QR code posto a fianco della statua, potrete sentire la voce – naturalmente simulata – del personaggio rappresentato dalla statua, come se si trattasse di una chiamata al telefono. È il caso della statua di James Joyce in Earl Street North, il cui testo è stato scritto da Roddy Doyle e interpretato da Gabriel Byrne.
Un’altra statua – questa silenziosa – è il busto di Joyce, nel lato sud della piazza-giardino di St Stephen’s Green – consigliatissimo. Dicono che la statua sia rivolta verso parte dell’University College Dublin (UCD).
But the trees in Stephen’s Green were fragrant of rain and the rain-sodden earth gave forth its mortal odour, a faint incense rising upward through the mould from many hearts.
Capitolo 5, A Portrait of the Artist as a Young Man.
Vi ricordate Gogarty? Una statua lo ritrae in compagnia di Joyce stesso, di fronte all’Oliver St John Gogarty Hostel, in Anglesea Street. A vederli così, non si penserebbe mai che Gogarty abbia potuto addirittura sparare all’amico per farlo sloggiare.
Infine, come non menzionare la statua di Joyce che trovate all’interno del famosissimo Temple Bar? Se avete più di ventun anni, potete farvi una bevuta in sua compagnia, magari assaggiando la Guinnes, birra nazionale irlandese.
Altrimenti, vi consiglio di recarvi al pub nel pomeriggio, cosicché vi permettano di entrare senza problemi. Sarebbe un peccato perderselo, dal momento che l’interno è decisamente suggestivo.
A proposito di pub: vi ricordate il sandwich al gorgonzola e senape? Ebbene, si tratta del pranzo che Leopold Bloom consuma all’una del pomeriggio. Bisogna tenere a mente che il cibo nell’Ulysses ha un significato particolare, molto materico e a tratti sensuale, a tratti disgustoso.
Mr Bloom ate his strips of sandwich, fresh clean bread, with relish of disgust pungent mustard, the feety savour of green cheese. Sips of his wine soothed his palate. Not logwood that. Tastes fuller this weather with the chill off.
Episodio 8, Lestrygonians, Ulysses.
Bloom consuma questo pasto al Davy Byrne’s, storico pub letterario.
Nice quiet bar. Nice piece of wood in that counter.
Episodio 8, Lestrygonians, Ulysses.
Nicely planed.
5. I ponti di James Joyce
(Percorso su Google Maps)
James Joyce Bridge e O’Connell Bridge
Passando ai ponti, difficile non menzionare il James Joyce Bridge – ve lo dicevo che Dublino ama Joyce -, sul fiume Liffey: il ponte è stato progettato da Santiago Calatrava, e la sua struttura rappresenta l’arpa, simbolo dell’Irlanda e nello specifico della provincia del Leinster, di cui Dublino è capoluogo. Naturalmente il ponte non è mai stato attraversato da Joyce stesso; non lontano però troviamo un’abitazione, 15 Usher’s Island, dove Joyce ha ambientato il suo racconto breve The Dead.
Da menzionare anche l’O’Connell Bridge, che Bloom attraversa prima di recarsi al pub. Posto dopo Grafton Street, importante arteria pedonale, è dedicato a Daniel O’Connell, politico e avvocato irlandese del XIX secolo.
6. Le targhe
(Percorso su Google Maps)
Clanbrassil Street e Chapelizod
Terminiamo con le targhe: sono presenti in Clanbrassil Street; nel piccolo villaggio rurale di Chapelizod, vicino al Phoenix Park, grande parco situato a 3 km dal centro di Dublino nel quale si possono incontrare i daini, e citato da Joyce stesso:
Want a soup pot as big as the Phoenix Park.
Episodio 8, Lestrygonians, Ulysses.
Altre targhe sono presenti presso l’Ormond Quay e il Merrion Square Park, ma ve ne sono tantissime difficili da rintracciare con precisione, dunque vi consiglio di guardare per terra quando vi trovate nel centro cittadino.
Tutti questi luoghi ci ricordano della persistenza di una seconda vita nella città, ovvero della sua vita letteraria, che scorre al di sotto di quella apparente, contemporanea, e che con un po’ di sforzo si può scorgere anche nelle vie più comuni, negli edifici grigi e nelle voci quotidiane.
Emilia Todaro
(In copertina il Trinity College, immagine di Valentino Mazzariello da Unsplash)
Per approfondire: leggi gli altri articoli della sezione Viaggi e della rubrica On the Road, e l’intervista di Giulia De Filippis a Irene Morozzi.