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Una, nessuna e centomila Libertà

Libertà

La libertà, per noi, è la facoltà di pensare, operare e scegliere in modo autonomo. Tuttavia, per quanto fondamentale nella società civile, si tratta di un concetto estremamente variabile non solo nel tempo, ma anche nello spazio. Ogni cultura infatti porta e ha portato con sé una propria concezione di libertà, più o meno limitata o limitante.


Un concetto tanto antico quanto ampio

Il termine “libertà” origina dal greco eleutheria. Nella cultura greca questo termine, da solo, aveva molteplici significati, tutti leggermente diversi da quello odierno . Il primo può essere inserito nel contesto culturale della società di riferimento, quella greca appunto: si identificava  come eleutheros, ovvero “libero”, il figlio di genitori non schiavi o colui che non era  asservito a uno straniero o ad un tiranno. Si tratta di due esempi da cui si evince facilmente che la libertà sociale nel mondo greco non è assolutamente universale, così come non lo è nel mondo romano. Essa infatti si addice solamente a coloro che, nella città, godono della cittadinanza pleno jure.

’ Nel Medioevo, il concetto di  libertà era legato ai  diritti di specifici ceti sociali. Il cristianesimo dal canto suo si è limitato a concedere all’uomo la libertà di scegliere il peccato o la redenzione. La libertà in senso universale è un’idea maturata dal mondo moderno. Furono Locke e Rousseau i primi a dare al termine un’accezione diversa.

Locke e Rousseau: la libertà e il governo

Locke asseriva che ogni essere umano ha dei diritti fondamentali: il diritto alla vita, il diritto alla proprietà e il diritto alla libertà, intesa come libertà di pensiero, religiosa e politica. Secondo Locke, il cittadino ha diritto di ribellarsi a qualsiasi governo violi anche solo uno di questi tre diritti fondamentali perché è proprio il rispetto di essi a rendere buono un governo.

Rousseau al contrario sostiene che la libertà consista nell’ubbidienza; sono liberi i cittadini che obbediscono alle leggi che essi stessi si sono dati. Era infatti attraverso l’assemblea del corpo sovrano riunito, di cui fanno parte tutti i cittadini, quale che sia la loro condizione sociale, che si deliberavano le leggi da rispettare per il vivere civile. Nel deliberare tuttavia non valeva semplicemente il principio di maggioranza (come credeva Locke), perché la maggioranza, per essere legittima, deve essere virtuosa e deve incarnare la «volontà generale». Chi non ubbidisce alle leggi o le rifiuta, viola la «volontà generale» e deve essere costretto dal corpo sovrano a riconoscere quelle leggi, cioè “costretto ad essere libero”.

Libertà oggi

Libertà e partecipazione.

Quella di Gaber è una visione assolutamente coincidente con quelladell’Occidente attuale : si è liberi in quanto parte attiva di una società democratica, in quanto arti e organi di un corpo di cui si elegge il cervello. Ad oggi siamo promotori di un concetto di libertà che vede l’uomo come un animale sociale, incapace di essere pienamente realizzato se non si trova all’interno di una società che non solo lo protegge, ma lo può rendere libero.

In maniera quasi paradossale riaspetto a quanto esposto fin qui, oggi si sta diffondendo sempre di più un senso di libertà collegato all’allontanamento dalla società. La società contemporanea è ormai corrosa e unta di consumismo, al punto da non riuscire più a garantirci ciò che desideriamo. Siamo uomini e gli uomini necessitano dell’. Into the Wild, di quella sensazione di libertà che si ritrova solo nel contatto con la natura, nel liberarsi da ciò che di velenoso ha la vita ad esclusivo contatto con l’uomo. E’ un’idea che è sicuramente più vicina  alla quotidianità dei Paesi non occidentali, in cui il tempo scorre ad un altro ritmo e le giornate non sono dettate da obblighi, ma da necessità.

Libera ipocrisia

Una delle firme caratteristiche dell’Europa nonchè quella più felicemente esportata in tutti i territori toccati  è l’ipocrisia. Una  magica benda opaca che togliamo ogni volta che decantiamo le nostre libertà civili e i nostri diritti umani, ma che siamo capaci di calare sugli occhi altrettanto velocemente dinanzi a  quelli altrui.

La libertà è una nebbia pallida e impalpabile che noi affannosamente cerchiamo di conquistare attraverso le imitazioni, attraverso la limitazione o addirittura attraverso il furto di  quella altrui. Ogni nostro tentativo è finalizzato alla conquista di una nuova libertà o all’aumento di quella che già abbiamo; non sempre otteniamo i risultati sperati ma talvolta, quando sono intere società a mettersi contro altre, le probabilità di riuscita aumentano esponenzialmente.

Così abbiamo nebbie dense e in continua espansione che si fanno sorde ad altre, magre e in procinto di estinguersi, e si ritraggono lasciandole annegare in mare, o perire sotto il fuoco incrociato, o morire di fame. Di fatto, seguiamo solo la libera ipocrisia di ignorare l’obbligo morale di rendere il mondo migliore per tutti, di dare a tutti la possibilità di vivere liberi di pensare, scegliere e operare in modo autonomo.

Chiara Parma

Immagine in copertina di Public Co da Pixabay


Una, nessuna e centomila Libertà è un articolo di Parole Chiave, rubrica a cura di Francesco Faccioli.


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