Dopo 10 anni in cui la sinistra ha governato l’Italia, il Bel Paese vira verso destra. Sui giornali e sui social media esplode il dibattito sulla tutela dei diritti civili e sulla posizione dell’Italia nello scacchiere internazionale. Si rispolvera il linguaggio del periodo fascista, e parole come “resistenza” o “regime” animano la discussione. Un incontro con tre grandi giornalisti al Festival di Internazionale di Ferrara ci immerge in un dibattito sul nuovo governo, sul nostro Paese, sul nostro futuro.
Dal 30 settembre al primo di ottobre, Ferrara ospita il Festival di Internazionale, l’omonima rivista che pubblica articoli di stampa estera tradotti in lingua italiana. Come ogni anno, in questo periodo la città si riempie di un vivo fervore: studenti, appassionati di geopolitica (e non solo) camminano tra le vie più belle del centro, e si dirigono verso le sale delle conferenze.
Gli incontri spesso si tengono nei luoghi più suggestivi della città, per esempio al teatro comunale o nel cortile interno del Castello estense. Qui, celebri giornalisti, opinionisti, politologi e attivisti parlano di temi di attualità e racconti dal mondo.
Quest’anno, l’Italia è appena uscita dalle elezioni con una schiacciante vittoria del centrodestra e i relatori hanno fatto i primi commenti a caldo sui risultato. Il primo incontro (venerdì mattina) è stato “Sotto a chi tocca”, con ospiti Eric Jozsef, giornalista francese e corrispondente in Italia del quotidiano Libération; Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista italiana, corrispondente del Financial Times in Italia; e David Broder, storico inglese e redattore del Jacobin Magazine.
Il dibattito si è incentrato su due temi principali: da un lato, le preoccupazioni per un eventuale peggioramento della condizione dei diritti civili in Italia; dall’altro, i relatori si sono interrogati sul possibile riposizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale, con il neonato governo di centro-destra, e il parziale abbandono delle amicizie instaurate dal governo Draghi.
Dobbiamo preoccuparci per lo stato di diritto di Italia?
Eric Jozsef risponde per primo alla domanda affermando che non si vedrà alcun avanzamento sul piano dei diritti. Il giornalista ha parlato prima della questione migratoria, sulla quale da sempre i partiti di destra hanno posizioni restrittive, sia per il numero di ingressi di migranti nel Paese, sia per l’accesso di questi ultimi ad alcuni diritti, tra cui il reddito di cittadinanza.
Meloni utilizza un linguaggio di guerra quando parla di immigrazione, proponendo il cosiddetto “blocco navale” sul “fronte” del Mediterraneo.
L’esponente di Fratelli d’Italia sceglie volutamente un’espressione militare per definire le nuove operazioni Sophia, un progetto dell’Unione Europea che dal 2015 al 2020 aveva lo scopo di sorvegliare le acque del Mediterraneo, contrastare il traffico di migranti, e talvolta di riportarli sulla costa libica.
Jozsef ha poi esposto la propria preoccupazione per quanto riguarda i diritti delle donne, e una possibile regressione sulla libertà di abortire. Il dibatto sul tema dell’aborto è scoppiato sui social media durante la campagna elettorale, a seguito di alcune dichiarazioni di Meloni. Fratelli d’Italia, di fatto, non vuole abrogare la legge 194, che garantisce alle donne di abortire, ma aspira a dare applicazione a quella parte del testo sulla “prevenzione dell’aborto”, istituendo un fondo per rimediare alle cause economiche e sociali che portano le donne a questa scelta.
Meloni è contraria all’istituzione dell’aborto, si sa, e in parte ha ragioni pratiche quali il calo demografico e della natalità in Italia, dove oltre il 22% della popolazione è anziana; d’altro lato vi sono anche motivazioni puramente ideologiche, tra cui il pensiero che l’aborto sia associabile all’omicidio e il desiderio di far riscoprire agli italiani “la bellezza della genitorialità”.
Sui media, le posizioni di estrema destra di Fratelli d’Italia hanno risvegliato il dibattito sulla “deriva fascista”, e si è tornati a utilizzare parole come “resistenza” e “regime”, caratteristiche di un momento storico molto lontano dal presente.
Ma perché Jozsef, come altri analisti, teme che la democrazia sia in pericolo? Il giornalista francese ha fatto riferimento ad alcune dichiarazioni sfuggite a Meloni, le quali lasciavano intendere una simpatia nei confronti di Mussolini e del regime fascista.
In più, di fatto, Fratelli d’Italia non è altro che la terza o quarta generazione del Movimento Sociale Italiano, un partito post-fascista nato nel 1946 insieme alla Repubblica d’Italia.
Nonostante le preoccupazioni espresse da Jozsef. bisogna comunque tenere in conto che si tratta di periodi storici completamente diversi, e che Fratelli d’Italia, per quanto abbia posizioni di estrema destra, resta un partito populista, che si basa sul consenso delle grandi masse su temi quali il taglio delle tasse, la lotta contro l’immigrazione, l’adorazione della patria e della famiglia.
Senza il consenso delle masse e senza la democrazia, il governo non può esistere. O almeno, è quanto ci auguriamo da una prospettiva ottimista.
Riposizionamento dell’Italia nello scacchiere europeo e globale
Fratelli d’Italia è un partito sovranista, quindi attento che le competenze statali non vengano sovrastate da quelle di istituzioni sovranazionali, prima tra tutte l’Unione Europea. Questo spiega l’amicizia tra Meloni e il capo di governo ungherese di estrema destra Viktor Orbán.
Da quando quest’ultimo governa l’Ungheria si è sempre posto in opposizione all’interno delle istituzioni europee, ponendo il veto su numerose iniziative. La vicinanza di Meloni e Orbán ha suscitato preoccupazioni tra i governi europei, per il possibile rafforzamento dell’opposizione in Europa.
Il governo italiano uscente ha avuto una posizione importante sul piano internazionale, grazie a Mario Draghi, che ha sfruttato il proprio prestigio per reinserire l’Italia in importanti giochi diplomatici, ad esempio schierandosi con le altre potenze atlantiste dalla parte dell’Ucraina, contro la Russia. Inoltre, nello scacchiere europeo, Draghi ha stretto i rapporti con gli altri “grandi europei”, tra cui il presidente francese Macron, e con i cancellieri tedeschi, prima Merkel poi Scholz.
La posizione della coalizione di centro-destra è diversa; contrariamente alle tendenza integrazioniste di Draghi, Meloni ha dichiarato di volere “l’Europa delle Nazioni”, dove gli interessi degli Stati membri siano al primo posto.
Durante l’incontro al Festival di Internazionale, anche i relatori hanno espresso timore per il possibile ruolo di opposizione dell’Italia in Europa: Silvia Sciorilli ha rimarcato le fredde dichiarazioni rilasciate dagli altri capi di governo europei, dalla presidentessa della Commissione Europea Von Der Leyen, e dalla stampa internazionale dopo la vittoria di Meloni.
D’altro canto, si è rimarcato che l’Italia non è del tutto assimilabile all’Ungheria di Orbán; infatti, il Bel Paese è uno degli Stati fondatori della Comunità Europea, è tradizionalmente europeista, oltre a essere la terza più grande economia della Zona Euro. Inoltre, nonostante le sue rigide posizioni, Meloni in campagna elettorale si è dimostrata più favorevole alla cooperazione a livello europeo.
Al di fuori dall’UE, individuare il posizionamento italiano è più complesso, in quanto Fratelli d’Italia continuerà a sostenere la causa dell’Ucraina contro la Russia (a scapito dell’amore tra Salvini e Putin), ma Meloni ha già annunciato di voler stringere i rapporti con il partito repubblicano di Trump negli Stati Uniti e con il partito conservatore inglese di Truss.
Destra al Governo: le colpe degli sconfitti
A scapito dei timori nei confronti del neonato governo, bisogna aggiungere che la vittoria della coalizione di centrodestra è anche una risposta al miserabile fallimento della sinistra italiana. Sciorilli ha fatto notare come nel comune di Sesto San Giovanni (MI), che tradizionalmente è una zona operaia, i cittadini hanno premiato la candidata di Fratelli d’Italia Rauti contro il candidato del Partito Democratico, da sempre considerato “il partito dei lavoratori”.
È evidente che il Pd ha deluso i suoi elettori; quel partito che da sempre incentra la sua campagna sulla lotta contro la disoccupazione, la precarietà e l’aumento dei salari non ha mai soddisfatto gli italiani. Rimangono comunque molte preoccupazioni su come verranno affrontate questioni come i diritti civili, la transizione ecologica, e la garanzia dello stato sociale; temi lontani dall’agenda dei partiti di destra.
Ora, il governo di Meloni deve decidere come investire il fondo europeo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR); se è ovvio che trascurerà temi a cari alla sinistra, non si può fare altro che sperare che vengano investiti per risollevare l’economia italiana, ridurre la precarietà lavorativa e soprattutto la disoccupazione giovanile.
Luce Pagnoni
(Immagine di copertina da Oriental Review)
Per approfondire: PD, M5S, Terzo Polo – Tre opposizioni in cerca d’autore (un articolo di Riccardo Minichella) e L’astensionismo, la destra e la sinistra – 3 pensieri dopo le elezioni (un articolo di Sara Nizza).