Alle armi
Italiani! La guerra sarà ancora lunga e faticosa ma noi non possiamo arrenderci, dobbiamo continuare a combattere fino alla vittoria. In questo conflitto esistono solo due posizioni: o con noi o contro di noi. Chi sta con noi, chiunque egli sia, avrà stima e onore; chi sta dall’altra parte, invece, non può che essere un disonesto provocatore al soldo dello straniero, un traditore della patria, un nemico interno.
Per quanto strano possa sembrare, quello abbozzato qui sopra potrebbe essere un discorso valido tanto per la Repubblica di Salò quanto per l’Italia di oggi. O, almeno, sarebbe un riassunto verosimile della narrazione con cui una ridotta ma influente minoranza cerca di imporsi a colpi di propaganda sul resto del popolo ormai sempre più insofferente.
L’informazione sul conflitto russo-ucraino, come è logico che sia, non è imparziale. Delle due Nazioni in guerra, ce ne è una che sta soffrendo in proporzione enormemente superiore all’altra e che quindi merita come minimo la nostra solidarietà. Dunque, è giusto che i sostenitori della Russia – pochissimi, per la verità – vengano posti di fronte all’inconsistenza delle loro teorie.
Altra cosa, però, è mettere nello stesso calderone dei “filo-putiniani” tutte le posizioni non allineate con quella di Kyiv, in realtà assai lontana dall’interesse dei principali Paesi europei, tra cui il nostro.
Dov’è la propaganda straniera
Un esempio degli scorsi mesi sono le svariate liste dei cattivi diffuse dai principali quotidiani. I critici le hanno definite liste di proscrizione, ma forse sarebbe più equilibrato chiamarle liste di diffamazione. I più esposti a pericoli legali, infatti, sono gli stessi autori per via delle loro infamanti accuse, presentate sempre senza alcun tipo di prova.
Per avere un’idea di come nascano certe operazioni, possiamo analizzare il particolare evento dal titolo Disinformazione o pluralismo? programmato per il 28 giugno scorso presso la Camera dei Deputati. A presentare il delirante report sul nemico interno – quello sì, da paese totalitario – erano invitati volti noti, come Lia Quartapelle, la neocon rappresentante esteri del PD, e Jacopo Iacoboni, il fedele propagandista di John Elkann, l’editore con interessi nell’industria bellica.
Poi, c’erano nomi meno conosciuti: la giornalista indipendente Olga Tokariuk, il presidente dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia Oles Horodetskyy e Massimo Gordini della fondazione Open Dialogue. Bastano pochi minuti di ricerca, però, e si scopre che la “giornalista indipendente” è stipendiata da Lockheed Martin e dal Dipartimento di Stato americano, Horodetskyy è un ultranazionalista la cui associazione non esiste e Open Dialogue è un’emanazione del democraticissimo governo polacco.
Se un giorno avremo voglia di indagare per davvero sulle interferenze straniere e su ogni nemico interno all’Italia, forse, potremmo iniziare da qui.
Più realisti del re
Da De Gasperi a Togliatti, da Moro a Craxi, è possibile riscontrare l’esistenza di un filo rosso che lega i grandi protagonisti della storia repubblicana. Qualunque fosse il loro schieramento politico, essi tenevano sempre in grande considerazione la dignità del popolo italiano e, pur consapevoli delle forti limitazioni alla sovranità nazionale, non contemplavano mai l’ignobile servilismo.
Questo spirito patriottico, entrato in crisi con Maastricht, è oggi completamente scomparso e la sua assenza si è fatta sentire negli ultimi mesi.
Quando gli storici del futuro studieranno la campagna elettorale del 2022, troveranno di certo un’importante differenza tra la caccia al “traditore” tipica del passato e la sua caricatura odierna. Mentre la vecchia propaganda imperialista, almeno, si rifaceva a un sogno di grandezza per la nostra comunità nazionale, quella che subiamo oggi è la propaganda per l’imperialismo degli altri contro di noi.
Spesso a tal punto che, chi non è più realista del re nell’affondare l’Italia, diventa subito un nemico interno da cui stare alla larga. Contro la triste competizione fra primo, secondo e “terzo polo”, per affermarsi come i lacché più apprezzati della colonia Italia è urgente fare una scelta di campo. Individuare il partito più adatto a noi sarà arduo ma per semplificarci la scelta possiamo usare un trucchetto: se un partito non viene accusato di “putinismo” allora ha qualcosa che non va.
Federico Speme
C’è un nemico in mezzo a noi è il undicesimo articolo di Caffè Scorretto, una rubrica di Federico Speme.