Cinema

Specchio Dipinto – “Tuo, Simon”, un racconto rassicurante

Tuo Simon

Tuo, Simon” (“Love, Simon”), 2018, è un film diretto da Greg Berlanti, adattamento cinematografico del libro “Non so chi sei, ma io sono qui”, di Becky Albertalli. Si tratta di una storia LGBT+ leggera e divertente, che spinge a credere nel lieto fine.


Sapevo che la visione di Tuo, Simon non sarebbe stata particolarmente sconvolgente, e le mie aspettative sono state confermate. È facile, per chi appartiene a uno specifico gruppo di persone – mediamente privilegiate, in un Paese occidentale – riconoscere gli schemi sociali che il film presenta allo spettatore, e identificarsi nei suoi personaggi.

Nonostante ciò, durante la visione ho avuto sempre l’impressione che non si raggiungesse la vera portata drammatica che gli eventi avrebbero potuto mostrarci, anche se ho apprezzato la leggerezza e l’ironia di alcune scene. Se cercate un film LGBTQ+ rassicurante, che vi spinga a credere nel lieto fine, Tuo, Simon fa al caso vostro.

Trama 

Il film segue le vicende di Simon (Nick Robinson), un diciassettenne liceale che vive la sua adolescenza in modo “perfettamente normale”, o almeno in apparenza, dal momento che nasconde un segreto: è gay.

Simon è intenzionato a mantenere per sé questa verità, e riesce a far sì che nessuno, in famiglia, a scuola e tra gli amici Abby, Leah e Nick, scopra qualcosa. Questo finché non dimentica di chiudere su un computer della scuola una conversazione fatta su un sito di incontri con un ragazzo che si firma “Blue”; il suo nome, invece, Ragazzo gay non dichiarato, è di certo una scelta infelice da parte degli autori.

Martin, un compagno di scuola, usando lo stesso dispositivo, legge lo scambio di messaggi e decide di ricattarlo: o Simon lo aiuta a conquistare Abby o lui rivelerà a tutti il suo segreto. Simon, dunque, cercherà di suscitare nella sua amica un interesse nei confronti del ragazzo, arrivando anche a manipolarla. Martin, però, non avendo ottenuto il risultato sperato, rivela a tutta la scuola l’orientamento sessuale di Simon.

In seguito a ciò, Simon attraversa un periodo difficile: viene schernito a scuola, escluso dal suo gruppo di amici, e anche Blue si allontana. La situazione migliora dopo che riesce a fare coming out in famiglia, perché riesce finalmente a parlare della sua omosessualità con i genitori e a riappacificarsi con Abby, Leah e Nick. Infine, si ritrova su una ruota panoramica accanto a Blue, che scopre essere un suo amico e compagno di scuola.

“Io sono come te”

“Io sono come te” è la frase di inizio di Tuo, Simon e si propone come chiave di lettura dell’intero film. Lo scopo di fondo è mostrare come non ci sia differenza tra una persona omosessuale (o comunque appartenente alla comunità LGBT+) e una persona etero.

Peccato che sia il film stesso a comunicare il contrario nella realtà intorno a Simon. Il protagonista è alle prese con vari problemi derivanti dalla percezione, in un ambiente eteronormativo, della sua omosessualità: si ritrova ad essere ricattato, subisce episodi di bullismo, non si sente accettato dalla propria famiglia e si vede costretto a manipolare i suoi amici pur di tenere nascosto il suo orientamento sessuale e non compromettere la sua vita sociale.

La prospettiva, per quanto romanzata e meno brutale rispetto alle implicazioni della vita reale, è però giusta. Le persone della comunità LGBT+ si ritrovano, purtroppo, a vivere esperienze diverse e più mortificanti rispetto a chi è etero. E questo riconduce al solito concetto di “normale” che include soltanto l’eterosessualità e provoca un costante senso di estraniazione in chi non si sente riconosciuto in un dato modello di società. Per questa ragione, ogni esperienza di vita tipica di un adolescente – i primi amori, il rapporto con gli amici e con la famiglia – viene vissuta e resa nel film velata da ansia, preoccupazione e turbamento.

Tuo Simon, a mio parere, è incoerente proprio per questo: pur mostrando le differenze che caratterizzano il vissuto di una persona non eterosessuale, rappresenta un’idea di normalità distante dalla realtà, troppo edulcorata e privilegiata.

Trovo, inoltre, che l’espressione cardine del film, “io sono come te, solo che ho un segreto: sono gay”, sia sbagliata anche per un’altra ragione: presuppone che chi guarda sia eterosessuale, o che comunque non abbia gli stessi problemi di Simon. Mi sembra che il film commetta lo stesso errore dei suoi personaggi: pone come base una falsa normalità, imposta da una fetta limitata della popolazione, e in cui molte persone non si rivedono.

“Sono sempre io”

Sono sempre io” è invece un’altra frase del film, di certo più vera, pronunciata da Simon al suo coming out con la famiglia, e ripresa successivamente nel discorso della madre. Perché più vera? Perché le passioni, le caratteristiche e le particolarità di Simon sono sempre le stesse, così come il suo ruolo nelle amicizie e in famiglia.

Simon è un ragazzo dolce, sensibile, attento alle esigenze di chi lo circonda. L’unico momento in cui si allontana da quel “sono sempre io” è il ricatto. Il timore di iniziare a essere considerato diversamente lo porta a chiudersi, ad essere distratto, e a cambiare completamente il suo modo di fare. E tutto questo avrebbe dovuto essere reso con tinte più forti e più autentiche, mostrando il cambiamento nel mondo di Simon dopo il suo outing in modo ancora più verosimile.

Tuo, Simon può essere utile per introdurre amici etero alle tematiche LGBT+, senza sconvolgere troppo le loro convinzioni – cosa che potrebbe portare a una chiusura immediata. L’importante è che sia preso come punto di inizio di un percorso di consapevolezza e conoscenza, e non come punto di arrivo.

Emilia Todaro

(In copertina e nel testo immagini tratte dal film Tuo, Simondisponibile su Disney+)


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