L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato la politica estera tra i temi cruciali del dibattito pubblico. Di fronte ad un atto tanto estremo, la politica, anche nel nostro Paese, ha dovuto prendere una posizione chiara e netta; in certi casi, cercando a tutti i costi di nascondere il lungo passato di rapporti tra i partiti italiani e la Russia di Putin…
Una nuova guerra fredda?
Dopo anni in cui la situazione internazionale sembrava sostanzialmente sotto controllo degli Stati Uniti, e durante i quali gli unici problemi provenivano dal Medio Oriente, oggi ci troviamo dopo trent’anni davanti al rischio di ripiombare in una nuova guerra fredda.
Qualcuno, dopo il crollo dell’URSS, pensò addirittura che “la storia fosse finita”, convinto che l’egemonia dell’Occidente da allora non potesse avere più ostacoli.
Questa linea di pensiero è invecchiata male dinnanzi al rinnovato progetto imperialistico di Putin e all’espansionismo economico cinese.
Il posizionamento dei partiti di fronte all’aggressione russa ha riacceso l’antico dibattito sul loro rapporto con le potenze straniere. Non è un mistero come fin dalla Prima Repubblica ogni partito fosse legato a doppio filo a una certa visione della politica estera e, in certi casi, alle potenze privilegiate da tale visione. Nascono così i legami, certe volte anche troppo stretti, tra i partiti italiani e la Russia di Putin.
Questo fenomeno, sebbene in misura meno marcata, è rimasto anche in seguito, e oggi continua a condizionare la nostra politica estera. Forse contribuendo anche alla relativa debolezza italiana sullo scacchiere internazionale.
La Prima Repubblica
La Repubblica Italiana nacque nel 1946 in uno scenario molto complicato. L’Italia, finita dopo la guerra sotto la sfera d’influenza statunitense, era nei fatti terra di confine tra i due blocchi. Ciò determinò una situazione particolare per il nostro Paese, che proprio per la sua posizione divenne strategico sia per gli USA che per l’URSS.
All’inizio, dopo la Liberazione, il Partito Comunista partecipava alla maggioranza di governo insieme agli altri partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, compresa la Democrazia Cristiana.
Il progressivo deterioramento dei rapporti tra le Superpotenze vincitrici del conflitto cambiò tuttavia anche lo scenario italiano: nel maggio 1947, su pressione del Segretario di Stato americano Marshall (autore dell’eponimo piano di aiuti che aiutò l’Italia a risollevarsi dai danni bellici), il premier Alcide De Gasperi escluse dall’esecutivo tutti i ministri rossi, analogamente a quanto in corso in altri Paesi europei. Per vedere dei (post) Comunisti tornare al governo si dovrà aspettare il 1993.
Il rapporto tra PCI e Russia
Del resto, i rapporti tra PCI e Mosca non sono un mistero.
Sin dal congresso di Livorno del 1921, ove il Partito vide la luce, questi aderì prima al Comintern e poi al Cominform, ovvero le organizzazioni sovranazionali dei partiti bolscevichi capeggiate dal PCUS. Ciò garantiva ai sovietici il controllo delle formazioni europee, quindi anche di quella italiana.
Questo controllo non era esercitato solo con strumenti politici, ma anche attraverso cospicui finanziamenti economici, che arrivavano attraverso valigette diplomatiche o grazie agli affari delle varie “cooperative rosse”.
Lo scontro tra USA e URSS per il controllo dell’Italia è andato ben oltre la normale dialettica politica, sfociando persino nell’allestimento di organizzazioni paramilitari. Nel 1990 Giulio Andreotti ammise formalmente l’esistenza di Gladio: ufficialmente, una forza di stay-behind, ovvero deputata ad azioni di guerriglia in caso di violazione del Patto di Varsavia.
È stato ipotizzato, tuttavia, che tale struttura servisse principalmente a contrastare la possibilità che i Comunisti entrassero al governo, o anche una maggior influenza del Partito Socialista nell’esecutivo, tesi rafforzata da alcune testimonianze dei processi relativi agli Anni di Piombo.
Tra Washington e Mosca
L’ombra di un’ingerenza statunitense all’interno della politica italiana si è allungata su alcuni dei fatti più oscuri della storia italiana. Con l’avvento di Enrico Berlinguer alla guida di via delle Botteghe Oscure, il PCI si allontanò dalla morsa sovietica cercando un compromesso storico con i democristiani, possibilità molto mal vista da Washington.
Aldo Moro, che insieme a Berlinguer era l’artefice del Compromesso, era poco apprezzato dalla Casa Bianca proprio per tale motivo. Diverse testimonianze, anche della vedova di Moro, hanno avvalorato la tesi di un coinvolgimento statunitense (e forse israeliano) nel sequestro e nell’uccisione dello statista pugliese.
Anche due tentativi di colpo di Stato avrebbero visto sullo sfondo una partecipazione americana. Il Piano Solo, risalente al 1964, fu un piano di emergenza speciale approntato dal generale dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo: secondo varie ipotesi tale piano, che prevedeva l’arresto di centinaia di esponenti politici di sinistra, sarebbe stato usato dall’allora presidente della Repubblica Antonio Segni come minaccia per ridurre l’influenza socialista all’interno del primo governo Moro.
Altro tentativo golpista fu il golpe Borghese, dal nome dell’ex ufficiale post-fascista che ne fu autore nel 1970; e anche in tal caso è accertato che gli USA fossero a conoscenza di tutto e, secondo alcune fonti, auspicavano con tale piano la messa al bando dei Comunisti dalla politica italiana.
Pure i Comunisti, prima di Berlinguer, avevano probabilmente una loro forza paramilitare: definita giornalisticamente “la Gladio rossa“, sarebbe stata ideata come aiuto logistico ad un’insurrezione rossa o ad un’invasione russa. Accanto a questa, c’era poi il servizio Ordine Informazione, che svolgeva spionaggio in ambito militare, industriale e politico, grazie anche al supporto del KGB.
I partiti italiani e la Russia
Oltre trent’anni dopo la caduta del Muro, il pericolo per l’Occidente viene ancora da Est. Stavolta però non è solo il Cremlino a preoccupare, ma anche la poderosa ascesa della Cina. Le forze politiche italiane sono quindi chiamate a riposizionarsi dinnanzi alla mutata (e mutevole) situazione internazionale.
Il Partito Democratico, erede principalmente di parti della DC e del PCI, è oggi sostanzialmente schierato col fronte atlantico, seppur con qualche distinguo, soprattutto dell’ala sinistra. Molto più controversa, invece, è la situazione di altri partiti italiani con la Russia, cioè il Centrodestra e il Movimento 5 Stelle.
Forza Italia
Forza Italia si è sempre dichiarata una forza europeista e atlantista, ma Berlusconi non ha mai nascosto la sua personale amicizia con Putin. Proprio il Cavaliere fu artefice nel 2002 degli accordi di Pratica di Mare tra Russia e Nato, che sancivano una collaborazione volta principalmente alla lotta al terrorismo.
La stretta di mano tra il premier italiano, il presidente russo e l’omologo americano Bush jr. sembrò agli occhi di molti il punto più alto nei rapporti tra i vecchi blocchi protagonisti della Guerra Fredda, l’illusione di una concordia duratura tra due superpotenze.
Queste illusioni successivamente svaniranno, ma il rapporto personale tra Putin e Berlusconi rimarrà solido negli anni a venire. Anche nel corso della guerra in Ucraina il leader di Forza Italia, pur prendendo le distanze dall’aggressore, dichiarerà di aver sempre visto nel leader russo “un uomo di democrazia e di pace“: parole curiose, dalle quali sembra che Berlusconi ignori le continue violazioni dei diritti umani e la costante repressione degli oppositori perpetrate dal Cremlino, nonché le varie aggressioni russe in Cecenia, Georgia e Crimea.
Lega e Fratelli d’Italia
Altrettanto smaccata è la simpatia di Matteo Salvini per l’autocrate russo. Il segretario leghista ha sempre visto in Putin un modello, tanto da definirlo nel 2018 “uno dei migliori uomini politici della nostra epoca”. In un post (ora rimosso) del 2015, affermò addirittura che avrebbe dato “due Mattarella per mezzo Putin”.
Il suo appoggio non si è limitato solo alle adulazioni: la Lega si è fermamente opposta ad ogni sanzione economica a Mosca dopo l’invasione in Crimea del 2014. Nel 2017 inoltre via Bellerio ha firmato un accordo di collaborazione con Russia Unita, il partito di Putin. Tale patto si è rinnovato tacitamente a marzo 2022, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina.
Più ambigua la posizione di Fratelli d’Italia: ufficialmente l’erede del MSI sposa una linea atlantista e appoggia convintamente la resistenza ucraina. Non sono però mancate alcune lodi al regime russo: Giorgia Meloni nella sua autobiografia Io sono Giorgia (Rizzoli, 2021) ha affermato che “la Russia è parte del nostro sistema di valori europei, difende l’identità cristiana”; inoltre è politicamente alleata col primo ministro ungherese Viktor Orbàn, che di fatto è il referente di Putin nell’UE.
Il Movimento Cinque Stelle
Degni di un’analisi a parte sono gli intrecci internazionali del Movimento 5 stelle. Il partito di Giuseppe Conte si è distinto negli ultimi mesi per il suo atteggiamento molto tiepido sull’invio di armi all’Ucraina.
In passato non sono mancati ammiccamenti a Mosca. Basti pensare che Manlio Di Stefano, attuale sottosegretario agli Esteri (oggi in Insieme per il Futuro, di Luigi Di Maio), nel 2014 definì l’Euromaidan “un vero e proprio colpo di Stato ad opera dell’Occidente”.
Ancora nel 2017, Di Stefano proponeva l’uscita dell’Italia dalla NATO, accusata di essere “strumento di aggressione per il perseguimento di tre obiettivi strategici degli Stati Uniti: mantenere il dominio militare in Europa, controllare qualsiasi possibile rinascita della Russia e avere ‘il cappello’ da utilizzare per tutti gli interventi bellici in cui si è voluto ‘esportare la democrazia’ e i diritti umani”.
Sotto la lente d’ingrandimento è finita anche la missione russa a Bergamo durante il primo lockdown: ufficialmente con soli fini sanitari, ma la presenza di personale militare e gli aiuti giudicati tutto sommato non all’altezza hanno fatto proliferare i sospetti.
I 5 Stelle, comunque, hanno intrattenuto rapporti anche con altre autocrazie. In primis con la Cina: durante il governo Conte I si firmò un Memorandum of Understandings con cui l’Italia aderì alla Nuova Via della Seta, un programma strategico di accordi commerciali con Pechino.
Da ricordare anche l’ammirazione espressa dai vari esponenti verso il regime di Maduro in Venezuela, tanto che, nel 2019, proprio a causa dell’opposizione pentastellata l’Italia non riconobbe il governo provvisorio di Juan Guaidò.
Allarme rosso
Questa mappa, molto complessa e affatto esaustiva, degli intrecci tra partiti italiani e potenze straniere pone forti dubbi sull’effettiva autonomia italiana. Questo problema non è comunque solo nostrano: a tutt’oggi ci s’interroga sull’effettiva influenza della propaganda putiniana nelle presidenziali statunitensi del 2016.
La questione continua a essere di strettissima attualità: a luglio, le rivelazioni della stampa sui contatti tra partiti italiani e Russia (in particolare, l’ambasciata russa a Roma con Salvini e Berlusconi) hanno riaperto la piaga, insinuando il sospetto di uno zampino moscovita nella crisi del Governo Draghi.
Se si volesse approfondire quanto appena descritto, si finirebbe a dover parlare inesorabilmente del ruolo che hanno avuto nelle vicende finora narrate le organizzazioni terroristiche di estrema destra e sinistra, nonché la mafia, che secondo alcuni sarebbe stata addirittura il braccio armato di parte della DC (si pensi ad esempio alla strage di Portella della Ginestra del 1947).
Spingendosi in tali aspetti, tuttavia, la storia appena raccontata si mischierebbe con quella degli Anni di Piombo, e non basterebbe un libro per raccontare tutto. Lo scenario qui raccontato è comunque sufficiente per allarmarsi sulla forza della nostra democrazia. La “serva Italia, di dolore ostello” di cui parla Virgilio nel Purgatorio dantesco sembra ancora non completamente libera.
Riccardo Minichella
(In copertina i legami tra i partiti italiani e la Russia, da largomento.com)
Consigli di navigazione
- Sui rapporti tra la destra italiana e Putin, Dalla Russia, con amore ~ Brevi storie tristi (un articolo di Elettra Dòmini) e Fratelli d’Italia: centro destra o far right? (un articolo di Sara Nizza); in più, per analizzare storia e ideologia di Matteo Salvini e Giorgia Meloni in relazione alla Russia, vedi anche Il patto sovranista (un articolo di Alessandro Bitondo) e Lega e Fratelli d’Italia (un articolo di Federico Speme);
- A proposito di queste elezioni politiche, Settembre, andiamo – In viaggio verso le elezioni del 2022 (un articolo di Francesco Faccioli);
- Per capire la Guerra in Ucraina, rimandiamo alla Guida di Giovani Reporter, con l’elenco di tutti i nostri articoli sul tema; e, nello specifico, a 10 parole per capire la Guerra in Ucraina (un articolo di Sofia Bettari) e a Il conflitto del Donbass, tra Russia, Europa e Stati Uniti (un articolo di Iacopo Brini);
- Per capire la Russia di oggi, La crisi Ucraina: una questione di prospettive (un articolo di Clarice Agostini), Biden VS Putin (un articolo di Riccardo Minichella), Russia e fake news (un articolo di Camilla Galeri) e La guerra santa di Kirill (un articolo di Riccardo Minichella).