Cronaca

Alex Zanardi e il mare nero del destino

Alex Zanardi

Le notizie di cronaca che sentiamo ogni giorno sembrano volerci convincere che l’unica strada possibile sia quella della paura, che i muri vadano alzati e le porte sbarrate. Il mondo vuole isolarsi, isolarci e chiuderci in una bolla di certezze assolute e dogmi inalterabili. Noi allora cerchiamo di costruire un’altra realtà, raduniamoci attorno al caldo di un camino e, come in tempi ormai lontani, esorcizziamo il male con delle favole, Storie contro la paura.

Storie-contro-la-Paura

Se non potrò correre…

Mica solo le stelle a farlo / E i santi men che meno / Te lo fai tu il destino.

Roberto Vecchioni, Ti insegnerò a volare (Alex)

Sembra questo l’insegnamento che ci lascia la storia di Alex Zanardi. Quella possibilità di tornare in superficie anche dalle profondità dell’abisso più nero, e la forza di andare avanti, nonostante tutto, nonostante tutti, nonostante il destino. Per un momento Alex è sembrato quasi soccombere a questo destino, nelle ore drammatiche che hanno seguito l’incidente sul circuito di Lausitzring, vicino a Klettwitz in Germania. Era il 15 settembre 2001 e Alex era partito ventiduesimo ma, posizione dopo posizione era riuscito a guadagnare la testa della gara.

E poi l’incidente, ad appena tredici giri dalla fine e da quella che si prospettava come una meritata vittoria. Compie un’ultima sosta per fare benzina poi esce dai box dopo aver tolto il limitatore dei giri e perde improvvisamente il controllo della vettura che finisce trasversale in mezzo alla pista. Impossibile da evitare per l’altro pilota, Alex Tagliani, che gli piomba addosso, centra in pieno la sua Reynard Honda e ne spezza il muso, esattamente nel punti in cui si trovavano le gambe di Zanardi. È quello il momento in cui scende la notte buia.

Le condizioni sembrano subito disperate, i medici intervenuti sulla pista cercano in tutti i modi di bloccare l’ingente emorragia causata dall’amputazione delle gambe. Il cappellano fa in tempo a dargli l’estrema unzione. Ormai è dato per morto. Viene caricato su un elicottero e trasportato d’urgenza a Berlino, dove lo sottopongono a quindici interventi chirurgici e gli restituiscono la vita. Certo, una vita diversa, senza più le sue gambe, ma pur sempre una vita.

…imparerò a volare

Non è mai troppo tardi, si dice. Ma non è vero: prima o poi il tempo finisce. E che sia nello sport o in qualunque altro campo c’è gente a cui la vita passa davanti senza che se ne renda conto“. – Alex Zanardi

Alex Zanardi è sopravvissuto all’incidente, alla crisi che è seguita e a quel momento in cui tutto sembra perduto e non riesci a vedere niente all’orizzonte. Costretto a ritirarsi dalle corse automobilistiche, decide di entrare nell’handbyke paraolimpico.

Francesco Guccini, nella seconda strofa di Ti insegnerò a volare, brano suo e di Roberto Vecchioni, cantava: “Se partirai per Itaca ti aspetta un lungo viaggio / E un mare che ti spazza via i remi del coraggio“.

Ecco, questo è il mare nero che Alex si è trovato ad affrontare, senza remi e in balia delle onde in tempesta.

La sua incredibile forza, così come il suo nome, è diventata il simbolo di chi, anche nelle situazioni più difficili, anche quando la resa sarebbe normale (quasi scontata), decide di non rinunciare, di credere e combattere ancora. Il simbolo di chi, quando di colpo perde ogni punto di riferimento, ha già lo sguardo al cielo a cercare un nuovo orizzonte. In poche parole, il coraggio di rinunciare a correre e di imparare a volare.

Lorenzo Bezzi

(In copertina Alex Zanardi)


Alex Zanardi e il mare nero del destino è il nono articolo di Storie contro la paura, una rubrica di Lorenzo Bezzi.


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