Sally Rooney, dopo “Parlarne tra amici” e “Persone normali” è giunta alla terza pubblicazione con “Dove sei, mondo bello” (Einaudi, 2022), definito dalla critica come il suo miglior romanzo. E questo è tutto dire.
Appunto, dove sei mondo bello?
In Dove sei, mondo bello Sally Rooney regala un quadro perfetto dello stereotipo dei Millennials, una generazione tormentata dai problemi globali, con una scarsa abilità emotiva e decisamente sessualizzata.
I protagonisti sono quattro. Alice, un alter ego dell’autrice, scrittrice di successo a tratti scontrosa e poco amichevole; la migliore amica della protagonista, Eileen, che lavora per una rivista letteraria ed è vagamente insoddisfatta della sua vita.
Simon, l'”amico” con cui Eileen ha una relazione ambigua. E infine Felix, il Tinder date di Alice, tanto antipatico quanto arrogante.
La narrazione avviene a Dublino per Eileen e Simon, che si incontrano per le strade e vivono la città, mentre la protagonista e la sua nuova fiamma vivono il loro pseudo-amore in una non meglio specificata località, con sporadiche uscite borghesi in giro per l’Europa.
A livello stilistico , per dare un solido ritmo e un vago senso vintage, la Rooney decide di alternare la narrazione dei fatti con le mail che le due amiche si mandano a vicenda. Evidentemente due amiche strette, alla soglia dei trent’anni, al giorno d’oggi comunicano tramite lunghe epistole in cui drammatizzano la loro intera esistenza.
Giusto per fare un esempio: una di queste mail totalmente confidenziali riesce a spaziare tra temi politici, ambientali e culturali partendo da un’indagine sulla decadenza dell’Età del Bronzo, per poi culminare in una più sincera considerazione sull’orologio biologico e sugli ex.
Critica, abbiamo un problema
Quella che, a detta della critica letteraria, sembra essere una scrittrice generazionale in grado di fotografare la decadenza del mondo e lo smarrimento dei suoi coetanei risulta in realtà non troppo diversa dai comuni blogger. Chiunque abbia bazzicato abbastanza su Wattpad – esiste ancora? – può confermarlo: purtroppo il suo romanzo risulta un po’ insignificante , più simile ad un racconto di una scrittrice alle prime armi senza troppe ambizioni.
La realtà è che il lettore che l’ha vista paragonata a Virginia Woolf o Emily Brontë si ritrova in seria difficoltà nel finire il libro o terminare determinati passaggi, non perché siano troppo densi o di difficile comprensione, ma per la loro natura imbarazzante.
Quella che è stata apostrofata come un’opera coraggiosa di denuncia del mondo non è altro che la drammatizzazione della realtà in cui si cercano risposte a domande poste in maniera errata.
Ad esempio, la critica continua del mondo borghese e del capitalismo non porta a nessuna conclusione all’interno del romanzo, risultando un elemento estraneo ad un racconto che in ogni caso è manifestazione di quel sistema tanto criticato.
Se Sally Rooney avesse proposto un libro sulle relazioni e sulla loro natura alla soglia dei trent’anni, con estrema onestà, questo articolo non esisterebbe; allo stesso modo se la critica avesse accolto con meno enfasi un romanzo che è ben lontano dal rappresentare le angosce e le insicurezze di una generazione.
I Millennials, questi sconosciuti
La caratteristica principale della Rooney sembra essere la sua capacità di esaminare, con una intensa vivisezione, la realtà relazionale degli individui e non solo, si occupa pure del mondo che li circonda scomodando temi religiosi, politici e sociologici.
Il suo più grande peccato è quello di non arrivare da nessuna parte: così i suoi protagonisti risultano dei giovani preoccupati per il mondo ma tremendamente cinici.
Gli elementi di critica, presentati tra le righe, si risolvono nel nulla cosmico, lasciando spazio a lunghe narrazioni su altri temi come il sesso tra trentenni e drammi amorosi da soap opera.
Diventa quindi spontaneo chiedersi se sia un romanzo impegnato sul fronte dei problemi che solleva o se questi siano solo uno specchietto per allodole, rivolto ad una generazione che, pur continuando a farsi gli affari propri, vuole sentirsi diversa e assolta.
Per cui ecco che nel bel mezzo di tutto, con il mondo messo com’è, l’umanità sull’orlo dell’estinzione, io mi ritrovo qui a scriverti un’altra mail a proposito di sesso e amicizia. C’è altro per cui valga la pena vivere?
Sembra che questo romanzo piaccia più a coloro che credono, senza aver ragione, di conoscere la generazione dei Millennials e pare proprio scritto da chi non vi appartiene. Perché se è vero che i giovani adulti vivono una vita precaria rispetto ai loro genitori e che sono angosciati dai cambiamenti climatici e sociali, sicuramente non si ritrovano nel cinismo con cui tutto ciò viene utilizzato per strizzar loro un occhio.
Soprattutto risulta surreale, nell’ottica ambiziosa di essere una scrittrice generazionale, l’impulso sconnesso con cui ad operare le critiche sul mondo siano personaggi che della miseria di cui si lamentano, poco conoscono.
Il Mondo Bello
In tutto il romanzo di Sally Rooney ci sono comunque dei momenti di qualità, in cui le doti innegabili dell’autrice spiccano: magari non stilisticamente ma sicuramente a livello concettuale. Per quanto riguarda lo stile, comunque, si tratta sempre di gusto personale il cui giudizio va rimandato ai singoli lettori (per fortuna).
In particolare, in apertura del libro c’è un passaggio che giustifica la grafica in copertina, un artwork ben riuscito, ed esprime in maniera coerente lo spirito a cui l’autrice si ispira:
Ci troviamo nell’ultima stanza illuminata prima delle tenebre, testimoni di qualcosa.
Nel complesso non mancano spunti di riflessione come il ricorrente tema religioso o quello della difficoltà di relazione con gli altri che però risultano dei tentativi a vuoto. In definitiva esiste il mondo bello che i personaggi cercano e bramano, ma che non riescono a vedere perché troppo presi da loro stessi. E allora, viene da chiedersi davvero: Dove sei, mondo bello?
Sofia Bettari
(In copertina Etienne Boulanger da Unsplash)
Dove sei, mondo bello?, di Sally Rooney è un episodio della rubrica La Ghigliottina.