Lo scorso giovedì Mario Draghi dichiarava ufficialmente le sue dimissioni. Il suo governo, entrato in carica per affrontare la pandemia e dare garanzie all’Europa sul PNRR, non godeva più della fiducia necessaria in Parlamento. L’estate continua a rivelarsi periodo preferito per la caduta degli ultimi governi: prima il Papeete, adesso il voltastomaco dei 5 Stelle.
La politica italiana sembra non avere futuro. E in questo turbinio di visioni politiche di breve durata, saltimbanco tra partiti e nuove intese che nascono ogni mese, appare difficile credere ancora nell’attuale scenario della politica italiana.
Arlecchino e Pulcinella
Partiamo dai 5 Stelle. Partito politico nato nelle piazze all’urlo del “Vaffa-day” coordinato da Beppe Grillo, si è inchinato nel tempo al peso dell’Autorità. Se – come affermava Andreotti – “il potere logora chi non ce l’ha”, i grillini in questi anni hanno fatto di tutto per averne una piccola parte: hanno modificato idee e posizioni, rivisitato le proprie opinioni: da “mai con il PD” ad una simbiosi di governo, dall’Impeachment fino alla santificazione di Mattarella, passando dal mefistotelico al poi divinizzato Mario Draghi. Un vero Parkour.
Gli fa seguito il Partito Democratico che in questi anni non è stato certo a guardare: senza idee precise si è avventurato in un viaggio tolkeniano, accompagnato prima dal fuocoso Renzi, poi dal “saponetta” Zingaretti, finendo adesso nelle mani del parroco Letta. Tre personaggi politici non molto simili come caratteri e personalità, con la conseguenza che gli elettori stessi non hanno più un’idea precisa sulla volontà politica del proprio partito, troppo risistemato negli anni.
E il frammentarismo dei più “forti” partiti di centro-sinistra, coincide – non a caso – con la mancanza di una figura in grado di trasmettere perlomeno credibilità ai votanti. Certo una tale non si può ricercare in Renzi, impavido e scalmanato nel volere intraprendere un nuovo percorso politico con Italia Viva. Tantomeno paiono affidabili Di Maio e il bel Giuseppe Conte. È forse giunto il tempo di volti nuovi come Calenda? La verità è che la sinistra italiana – e quel poco che ne rimane – è da anni lontana dalle esigenze di lavoratori, pensionati e famiglie che da tempo non si vedono più rappresentati a livello politico.
“C’è una danza molto bella, tra Arlecchino e Pulcinella, si riempiono di calci, si spaccano le ossa” cantava Edoardo Bennato nella sua splendida Mangiafuoco e l’attuale scenario politico della sinistra italiana non potrebbe essere meglio raffigurato.
Meloni e Salvini
Il prossimo 25 settembre si andrà al voto e per le destre si profila uno scenario molto interessante: Fratelli d’Italia è ormai lanciato a diventare il partito più votato, mentre Lega e Forza Italia si affermano come fedeli gregari.
Giorgia Meloni fondatrice nel 2013 del partito, ha davanti a sè una ghiotta opportunità: diventare la prima donna Presidente del Consiglio e governare il Paese. Fratelli d’Italia si erge a pilastro del nazional-conservatorismo italiano e del populismo di destra. Il partito da anni coltiva la sua fortuna esaltando la rabbia del Paese, racchiusa dal motto “meno migranti e più lavoro”. Ai posteri l’ardua sentenza. Certo è che l’amicizia ed il sostegno verso il dittatore ungherese Orban nonchè verso il tiranno Putin non lascia grandi speranze.
Assieme a lei si prospetta la Lega, capitanata da Matteo Salvini, tra le figure più misteriose della politica nostrana. Dal tifo per la Francia al Mondiale del 2006, al famoso “darei due Mattarella per mezzo Putin”. Passando per le presenze al parlamento europeo con la maglia “Basta Euro”, al “Padania is not Italy”, al citofono, fino al Papeete e ai rosari baciati. Uno scandalo dietro l’altro che lo rendono più simpatico che serio politico. Semplicemente il tutto e il contrario di tutto.
Berlusconi “Mangiafuoco”
Infine Silvio Berlusconi, il Mangiafuoco della politica italiana che controlla i burattini. Erogatore di cospicue somme di denaro per godere della protezione e del consenso dei vertici di Cosa Nostra. Amico stretto di Dell’Utri, l’uomo – condannato per concorso esterno in associazione mafiosa – che ha portato Cosa Nostra nei salotti altolocati. Sempre Berlusconi, l’uomo dei Bunga-Bunga e fedele amico Putin.
È complicato poter comprendere come tal persona possa ancora svolgere un ruolo all’interno della politica. Ma credo sia proprio da ricercare in lui la risposta alla credibilità del nostro Paese: un uomo con effettivi collegamenti con la Mafia, amico di mafiosi e criminali, personaggio che ha stretto accordi con costoro e che ciononostante continua imperterrito a ridere e giocare sui possibili scenari politici. Questo è ragguardevole e sconcertante per un Paese civile. Berlusconi è la fotografia di un Paese vecchio, preistorico, ancorato a dèmoni del passato che non vogliono andarsene.
Tuttavia l’Italia, è fatta anzitutto dagli italiani e se personaggi di questo calibro continuano imperterriti a concedersi il lusso di potere decidere sulle vite dei giovani, delle famiglie e di un Paese intero, allora forse è tempo di guardarci allo specchio e di notare come il nostro operato collettivo sia stato altamente insoddisfacente.
Sempre meno persone vanno a votare
I partiti che vengono eletti chi rappresentano? Il 50% del Paese? E l’altra metà da chi è rappresentata? Se votare è un diritto-dovere, assodato nell’Art.48 della Costituzione, oggigiorno solo una persona ogni due va a votare. Il dato è allarmante, ma anche diretta conseguenza della penuria di proposte e scelte possibili. È forse questo l’obiettivo? Ottenere un Paese che non vota più per poterci fare quello che si vuole?
Ormai è detto comune che “i politici sono tutti pagliacci” e che il Parlamento sia diventato “un grande circo”. Forse è veramente così. Probabilmente mancano sempre più spesso figure politiche in grado di trasmettere fiducia e serietà nel proprio operato, qualsiasi sia il partito di cui fanno parte. La malapolitica è sempre esistita, ma oggi mancano persone degne di rappresentare un Paese, con valori ed idee precise, volte al proprio dovere e conscie di quel che rappresentano. Scrivendo penso ad Aldo Moro, che d’estate camminava sulla spiaggia in giacca e cravatta senza farsi fotografare nudo e con il crocifisso sul collo. Penso all’ex repubblichino Almirante che andò a portare l’ultimo saluto al funerale del “nemico” anti-fascista Berlinguer…
Ma forse l’Italia è destinata a restare Paese della continua incertezza e del bilico perenne. L’odio, la rivalità, la consorteria e il consociativismo hanno dilaniato le virtù del passato e hanno distrutto ciò che c’era di buono nella politica italiana.
Conclusioni
Cosa ci rimane dunque? Il 25 settembre si andrà al voto per gioia di diversi partiti che da tempo ormai erano in campagna elettorale. Ma non sarà certo con il voto che il livello politico del nostro Paese migliorerà. Anzi. Purtroppo le visioni di breve termine, volte ad acciuffare più voti possibili in poco tempo caratterizzeranno anche il prossimo futuro. La matrice resterà la stessa.
Pertanto, quel che urge fare è operare con i ragazzi! Lavorare con loro nelle scuole, nelle università, nei collegi. Insegnar loro il rispetto delle opinioni altrui, ma allo stesso tempo la fermezza delle proprie. Fermezza che non è sinonimo di immutabilità – le idee si possono cambiare – ma è bene difenderle perché sono parte di noi! Se perdiamo fiducia nelle nostre idee e nelle nostre opinioni cosa siamo? Solamente dei saltimbanco che si esibiscono in pubblico per apparire sempre dalla parte giusta. Ed è forse questo il problema più grande dei politici attuali: affamati di potere e del rapido consenso, si sono dimenticati di custodire le proprie idee, finendo per perdere loro stessi.
Tuttavia è necessario non confondere mai l’Istituzione con chi in quel momento la rappresenta ed è per questo che è doveroso avere speranza nei giovani: il futuro è nelle loro mani e solo in loro risiede la possibilità di far tornare la credibilità nella Politica italiana.
Alessandro Sorrenti
(Immagine di copertina da RSI)