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On the road – Sei giorni a Parigi

Parigi

Parigi, un nome, sei lettere e un’icona. La città dell’Amore, dell’arte, della Belle Époque e della grande Europa. Chi non ha mai sognato di girovagare per le strade di Parigi senza una meta, come Owen Wilson in Midnight in Paris? Chi non ha mai desiderato di vivere una notte degli anni ’20, tra Café fumosi e lampioni a gas? Chi non vorrebbe passeggiare lungo la Senna con un basco sul capo, una baguette sottobraccio e nulla di cui preoccuparsi?


Parigi è la meta, proprio quella con la M maiuscola. È una città millenaria, ricca di storia, cultura, è il sogno degli americani e la passione degli europei. Oggi è una metropoli, sempre più controversa, multiculturale, a tratti inospitale. Eppure, il suo fascino non lo ha ancora perso. E quest’anno mi sono concessa di tornare a visitarla, dopo quasi dieci anni dalla prima volta, per vivere ancora un po’ della sua magia.

Se è vero che Parigi è la città dell’amore, perché non sfruttarla al meglio festeggiandoci un anniversario con il mio fidanzato? Dopo cinque anni, un po‘ di soldini risparmiati e quattro ondate di Covid-19, siamo riusciti a partire. E nonostante i tanti “eh ma tutti quelli che conosco che sono andati a Parigi da fidanzati poi si sono subito lasciati”, siamo ancora qua, sopravvissuti anche alla città maledetta.

Consigli di viaggio: tempi e trasporti

Siamo partiti ad ottobre scorso (dovendo festeggiare l’anniversario, era una data obbligata!), organizzando tutto con qualche mese di anticipo. Tuttavia, non mi sentirei di consigliarvi un periodo in particolare per visitare Parigi: la sua bellezza risplende con la luce estiva, ma la primavera e l’autunno consentono di goderne il clima mite, e l’inverno ne fa sicuramente apprezzare l’atmosfera. Insomma, andate un po’ quando vi pare e vedrete che sarà comunque unica.

Per il viaggio abbiamo scelto di volare con AirFrance, da Bologna a Charles de Gaulle. Se avete pochi giorni, è la scelta migliore: con altre compagnie low-cost (ormai non più tanto low…) si atterra a Beauvais, dovendo poi farsi un’ottantina di chilometri per raggiungere la capitale. La differenza di prezzo (considerati i bagagli e l’autobus per Parigi) non è sempre marcata e spesso gli orari sono scomodi, e non sono incluse merendine o colazioni (big plus dell’AirFrance).

Per non spendere una follia è comunque bene prenotare il volo in anticipo. Attenzione ai bagagli: a Bologna i controlli sono minimi, a Charles De Gaulle esagerati (parlo per esperienza personale: un cinquantello sganciato al ritorno perché la valigia superava di un chilo il massimo consentito). Mi hanno consigliato anche la nuova linea Milano-Parigi: economica e zero sbatti.

Questione alloggio, una vera impresa

La questione alloggi è sempre un tasto dolente a Parigi, sia per chi ci vive, sia per chi va in visita. Anche qui consiglio di muoversi in anticipo ed evitare zone troppo centrali. Noi siamo riusciti a trovare su AirBnB un adorabile studio di ben 13 m2. Posizione top, vicino a Saint Sulpice, prezzo ottimo, ma adatta solo per chi pensa di non trascorrere in casa più di otto ore al giorno (quelle notturne, possibilmente) e per chi non ha problemi a farsi la doccia in cucina.

Non posso mentirvi sostenendo che Parigi sia una meta low-budget, ma posso assicurarvi che con un po’ di organizzazione e il giusto senso di adattamento si riesce a non spendere una follia. E per abbattere al minimo i costi: mangiate poco (scherzo) e visitatela finché siete studenti, meglio under 25, perché la maggior parte dei siti culturali sono gratuiti. Queste le uniche gioie dell’essere ancora incastrati tra i libri: godetevele.

Ah, io sono una che se non vede settecento cose e non fa almeno quindici chilometri a piedi ogni giorno non è contenta, ma ovviamente se volete prenderla più con calma e ridurre la quantità di cose da vedere e sperimentare i costi calano.

Giorno 1: martedì

(Percorso su Google Maps)

Place St-Germain, Jardins du Luxembourg e Panthéon

Per non perdere un minuto di tempo, abbiamo deciso di partire da Bologna alle 6:00 di mattina (rientrando poi ovviamente con l’ultimo volo serale disponibile).

Arrivati alle 08.30 a Charles de Gaulle ci adoperiamo subito per procurarci il Pass Navigo Découverte: una buona scelta se pensate di muovervi molto con metro, autobus e RER. In aeroporto troverete delle macchinette automatiche e un ufficio informazioni, dove effettuare il pagamento. Portatevi dietro una piccola fototessera da inserire nel Pass.

Raggiunto l’appartamento e fatto il check-in, è il momento di iniziare ad esplorare.

Inizia la visita

Distrutti dal viaggio, decidiamo di passare la mattinata nel quartiere dove alloggiamo, tra le chiese di St Germain des Prés e St Sulpice. Dominate dal campanile della chiesa, Place St-Germain e i dintorni sono stati per anni il centro della vita intellettuale parigina. Oggi il quartiere si distingue per le botteghe di lusso, i Café storici (se potete permettervelo, fate un salto al Café de Flore o a Les Deux Magots per respirare la stessa aria di filosofi e scrittori d’altri tempi) e i locali notturni.

La chiesa di St Germain des Prés è un gioiellino colorato, conserva poco delle origini medievali se non la struttura esterna; quella di St Sulpice è maestosa e contiene famosi affreschi, nonché lo gnomone astronomico reso famoso dal Codice da Vinci. Tra le due si snodano vie pulite, ordinate e tremendamente parigine. Ad ogni passo ci fermiamo abbagliati dalle vetrine: anche i negozi di matrioske e macarons sembrano gioiellerie!

Per il pranzo consiglio una sosta ai Jardins du Luxembourg, un’oasi di pace nel cuore della città, soprattutto in una bella giornata di sole. Dal lato di rue de Vaugirard il Palais du Luxembourg sembra una severa dimora fortificata, con la facciata austera e le guardie impettite. Diventa invece una villa di campagna se lo si guarda dal giardino: fontane, vasi fioriti, ippocastani allineati e statue cinquecentesche completano il paesaggio. Sdraiati al sole ci gustiamo un panino, ormai deformato, che ha volato da Bologna a Parigi (visto come essere low budget?).

Al pomeriggio ci dedichiamo al Panthéon e alla visita del Quartiere Latino. Il Pantheon è stato per me una notevole ri-scoperta: l’interno è dominato dal pendolo di Foucault, mentre la cripta ospita le tombe di molti personaggi famosi, accompagnate da schermi interattivi con cui ho potuto esercitare il mio francese (inesistente, in realtà) leggendone a voce alta le biografie. L’ingresso è gratuito (per noi ancora giovani!), ma se volete salire sulla cupola e godere di una splendida visuale sui tetti cinerei di Parigi controllate gli orari delle visite guidate.

Ultime tappe di una giornata “rilassante”

Finito il tour, consiglio di non perdersi la pittoresca Rue Mouffetard, unica via con del dislivello in tutta Parigi, costellata di taverne e botteghe di alimentari. Qui ci siamo concessi una spesa pazza: un baklava e una strana piadina dolce in un negozietto mediorientale dalle dubbie condizioni igieniche. Avevamo fame.

Risalita Rue Mouffetard, ci dirigiamo verso la Senna percorrendo il Quartiere Latino e costeggiando la Sorbonne. La zona universitaria è vivace, piena di giovani, ma anche di guardie che non mi hanno permesso di entrare nella grande corte interna dell’ateneo, che dovrebbe ospitare una vecchia cappella. Non posso testimoniare, ma forse il vostro francese è migliore del mio e voi riuscirete a impietosire le guardie.

Parigi
La Sorbona. Photo by Robin Ooode on Unsplash.

Ovviamente si è fatto tardi e arrivo all’ultima tappa della giornata quasi correndo: Shakespeare and Co, al n 37 di rue de la Bûcherie, una libreria storica davvero speciale. Tra i suoi scaffali sono passati Hemingway e tanti altri esponenti della lost e della beat generation. Riesco a farmi una foto al volo davanti alla saracinesca in chiusura. E così si conclude la prima giornata, che doveva essere dedicata la “riprendersi dal viaggio” e al “relax”. Non vedo il mio moroso molto rilassato.

Giorno 2: mercoledì

(Percorso su Google Maps)

Louvre, Musée de l’Orangerie e Montparnasse

La tappa delle tappe: il Louvre

Ore 09: eccoci in fila davanti al Louvre. Direi che il museo, edificio simbolo di Parigi, non ha bisogno di grosse presentazioni. Contenitore di arte più o meno antica, la sede museale si è sviluppata e riorganizzata negli anni sempre volgendo uno sguardo al futuro, come testimonia la contestata Pyramide dominante l’ingresso.

Parigi
La grande bellezza

Oltre alla nostra piccola Gioconda, il Louvre conserva opere di ogni angolo del globo, suddivise in otto dipartimenti tematici e due sezioni: un vero e proprio labirinto d’arte. Gli unici consigli che posso darvi sono quindi:

  1. Comprate il biglietto in anticipo, online, per risparmiarvi la fila all’ingresso e se possibile scegliete il primo turno della mattina, perché le prime ore sono perfette per gustarselo con calma mentre dalle 12 in poi frotte di turisti continueranno ad arrivare senza sosta;
  2. Selezionate in anticipo cosa vi interessa guardare: il museo è davvero enorme e per visitarlo tutto con perizia non basterebbe una settimana. Io ho adorato le sale di Antichità orientali, Antichità egizie e Antichità greche, etrusche e romane. La pittura non è il mio forte, ma se vi interessa concentratevi su quella;
  3. Prendete un’audioguida, anche da condividere. Più che per i commenti alle opere, è molto utile come mappa interattiva: è una sorta di piccolo tablet che vi permetterà di non perdervi tra piani e sale infiniti;
  4. Non perdetevelo, assolutamente. Non fatevi spaventare dalla sua immensità: anche una breve visita ne varrà la pena. E ciò che non farete in tempo a gustarvi sarà una scusa per ritornare!

Dopo aver fatto i selfie davanti alla Gioconda e aver esaurito quel santo del mio ragazzo con sei ore di visita, torniamo alla luce del sole.

Pranzo in una location mozzafiato

Decidiamo di pranzare ai giardini delle Tuileries, con una baguette farcita e non troppo economica della storica boulangerie Paul. Il parco, fin troppo ordinato e ben tenuto, sembra uscito da un quadro impressionista, con giostre colorate, piccoli bistrot e sedie e sdraio dipinte di verde su cui farsi baciare dal sole. I giardini sono in realtà solo un mezzo per far respirare il mio ragazzo e trascinarlo al Musée de l’Orangerie, collocato proprio alla fine del parco.

Anche qui conviene comprare i biglietti online e prenotare l’orario di ingresso. La visita, sempre gratuita per gli studenti, può durare anche mezz’ora (per le persone normali, io ho dovuto fare un grande sforzo): l’highlight del museo sono infatti solo due sale ovali che accolgono gli otto grandi pannelli delle Ninfee di Monet, a cui l’artista aveva lavorato dal 1914 al 1918 e di cui egli stesso curò l’allestimento. Le avevo nel cuore e appese in cameretta dalla prima volta che sono venuta a Parigi, nel lontano agosto 2013, con i miei genitori. Rivederle è stato emozionante.

All’Orangerie ho anche scoperto che ai parigini non piace parlare inglese: la receptionist del guardaroba continuava a parlarmi in francese, io a risponderle in inglese e non sono sicura che nessuna delle due capisse l’altra. Alla fine, sono riuscita a lasciarle il giubbotto, chissà.

Montparnasse, un’attrazione di lusso

Per concludere la giornata con un aperitivo al tramonto vista Parigi, siamo saliti sulla tour Montparnasse. La torre, costruita agli inizi degli anni ’70, è diventata il nuovo simbolo del quartiere di Montparnasse.

Con i suoi 56 piani e 196 m di altezza, il grattacielo offre la vista panoramica più ampia della città. In soli 38 secondi, con gli ascensori più veloci d’Europa, si giunge all’ultimo piano, dal quale godere di una romantica vista a 360°, nonché di un buon calice di vino. Questa è l’unica attrazione poco economica della giornata: indipendentemente dall’età il biglietto di accesso costa 12,50€. La gioventù non può arrivare ovunque

Consigli inclusivi per la cena

Per cena, decisamente troppi stanchi per cucinare, ordiniamo da asporto. Solitamente non sono una grande esperta nel recensire il cibo, anche perché essendo vegetariana ho un campo di valutazione ristretto, ma questo mi sento di consigliarvelo: Naked Burger, una catena di panini vegani pazzeschi. Ha apprezzato anche il mio ragazzo, carnivoro accanito.

Giorno 3: giovedì

(Percorso su Google Maps)

Montmartre e Centre Pompidou

Butte de Montmartre, il quartiere dell’arte

Per il nostro terzo giorno di vacanze, decidiamo di dedicare buona parte della giornata alla “butte de Montmartre”, altro posto del cuore che non vedevo l’ora di tornare a visitare. Il villaggio di Montmarte, affascinante e caratteristico, annesso a Parigi nel 1860, conserva la sua identità e spicca (anche solo per l’altitudine, snodandosi su una collinetta…) rispetto al resto della città.

Qui il consiglio è di lasciarsi trasportare, vagando senza meta tra vicoli, scorci suggestivi e artisti di strada. Cercate comunque di non perdervi:

  • il cabaret storico Moulin Rouge, alla base della collina. Qui ogni sera organizzano ancora spettacoli e cene di accompagnamento, un consiglio per gli appassionati del genere e un bel regalo per un’occasione speciale. Avevo provato a dare un’occhiata ai prezzi ma per noi erano decisamente fuori budget;
  • il Moulin de la Galette, immortalato da Renoir nel celebre ballo del 1876;
  • le Vignes de Montmartre, un piccolo vigneto salvato dagli abitanti del quartiere dalla speculazione immobiliare;
  • la Place du Tertre, sempre affollata di turisti e ritrattisti;
  • e infine, ovviamente, il Sacré-Coure, la basilica dalle bianche cupole che affaccia con un magico balcone su tutta Parigi. Volendo c’è la possibilità di vistare campanile, cupole e cripte a pagamento.

Per chi, come me, viaggia con la propria dolce metà è inevitabile anche un selfie davanti al muro del Je t’aime, una parete piastrellata blu con su dipinti centinaia di “Ti amo” in tutte le lingue del mondo.

Parigi
Il muro dei “Ti amo”.

E a Montmartre devo dire che si mangia anche molto bene. Per pranzo ci siamo concessi le nostre prime crepes alla Creperie Broceliande, sia dolci che salate in versione galette al grano saraceno sono una goduria.

Centre Pompidou

Visto che ci sono avanzate un paio d’ore, nel tardo pomeriggio, perché non fare un salto al Centre Pompidou? Anche qui, ingresso gratuito. Da non amante di arte moderna, vi assicuro che una visita al centro, ideato negli anni ’70 da Renzo Piano e Richard Rogers, vale assolutamente la pena. Inaugurato nel 1977, lo spazio culturale più frequentato di Francia è il luogo in cui il grande pubblico incontra l’arte contemporanea in tutte le sue espressioni. L’esterno è tanto particolare quanto l’interno, e la vista dal sesto piano è spettacolare.

Parigi

Come concludere la giornata in bellezza

Per cena siamo tornati a Montmartre (ve l’ho detto che si mangia bene) per provare la famosa raclette in un locale tipico consigliatomi da mio fratello, reduce da un anno di Erasmus a Parigi. Un tozzo di formaggio viene scaldato su una sorta di fornelletto e fatto sciogliere poco alla volta: il divertimento consiste nello “sfogliare” il formaggio fuso con una palettina e versarlo su patatine lesse, verdure varie o affettati. Un’altra goduria, che però non vi consiglierei decisamente di testare in agosto, per non fare la fine del formaggio stesso. 

E infine, siccome alla mezzanotte sarebbe scattata l’ora X del nostro anniversario, abbiamo deciso di festeggiare con un drink sotto casa. Peccato che nel cafè davanti a St Sulpice uno spritz ci sia costato 12 euro. Ops, vacanza low budget rovinata.

Giorno 4: venerdì

(Percorso su Google Maps)

Musée d’Orsay, Champes Elysees e Tour Eiffel

Musée d’Orsay

Sperando di avere in corpo ancora un po’ dello spritz della sera precedente (dato il costo credevamo avesse effetto triplo…), ci dirigiamo verso l’ultimo museo della vacanza, il mio preferito: il Musée d’Orsay. Il museo, costruito per salvare la gare d’Orsay dalla demolizione, con un processo di trasformazione e restauro che si protrasse dal 1980 al 1986, è ormai tra i più noti del mondo. Con la sua ineguagliabile collezione di pittori impressionisti, rappresenta il trait d’union storico e culturale tra il Museo del Louvre e il Centre Pompidou.

Ricordatevi di fare una foto alla grande vetrata orologio del secondo piano e i soldi risparmiati sul biglietto (anche qui gratuito) spendeteli per comprare qualche stampa dallo shop del museo: io mi sono portata a casa una Donna con parasole di Monet.

Il cibo è sempre il porto sicuro

Dopo un’altra baguette al volo, ci dirigiamo verso l’Arc du Triomphe percorrendo i famosissimi Champes Elysees. Ecco come sentirvi davvero poveri: ovunque giriate lo sguardo l’Avenue è barricata di negozi di lusso, grandi nomi della moda e prezzi inaccessibili.

Unica gioia che possiate concedervi: una visita a Ladurée, una pasticceria mascherata da gioielleria. Ve ne sono varie sedi disseminate in tutta Parigi, sono famosi per i macarons (ne ho presi una decina in una scatoletta chic da portare in dono ai miei genitori) ma io vi consiglio di non farvi scappare il pain au chocolat. Non so quanti etti di burro ci siano dentro ma vi giuro che lì è la fine del mondo, talmente droga che nei giorni successivi io e il mio ragazzo ne abbiamo mangiati almeno altri sei!

Finito di abbuffarci, decidiamo che l’Arc du Triomphe è troppo lontano per le nostre gambe stanche. E d’altra parte è bello anche da lontano: faccio due foto lanciandomi in mezzo alla strada e rischiando di essere stirata, e poi via.

Finalmente lei, la signora Tour Eiffel

È finalmente arrivato il momento che tutti stavate aspettando: la Tour Eiffel. Ora, noi nella nostra ingenuità non avevamo comprato i biglietti online per salirci, anche perché non era nella nostra “Top 10” di cose da fare assolutamente (siamo strani, lo so), ma il consiglio spassionato è: fatelo, comprateli anche due mesi prima, mi ringrazierete.

Parigi

Dopo due ore di fila, quando mancano solo una decina di persone davanti a noi, parte un annuncio sul megaschermo del ticket office: chiudono l’accesso alla cima, è troppo tardi. Niente, dopo dieci minuti di disperazione e bestemmie da parte mia, decidiamo comunque di prendere i biglietti fino al secondo piano, saranno sempre meglio di niente. E poi bisognerà pur dare un senso a queste ore di coda. Non sapete quanto mi dispiaccia ammetterlo, ma il destino ci ha premiati: in realtà dal secondo piano la vista è molto più bella, perché non oscurata dalle grate che circondano la cima, e le possibilità di selfie sono infinite! Quindi, evviva il secondo piano della Tour Eiffel.

Parigi
La vista dal secondo piano

Giorno 5: sabato

(Percorso su Google Maps)

Marais, la Senna, Bateaux Mouches e Hotel des Invalides

Un fine settimana più “tranquillo”

Finalmente gli impegni culturali sono finiti e il weekend è arrivato. Il mio moroso è sollevato.

Il sabato mattina lo dedichiamo a una visita del Marais, un vasto quartiere dominato da antichi hotel particulier, gallerie di antiquari, locali animati e negozi kosher. Partendo dall’Hotel de Ville, ci addentriamo tra piazzette animate dalle bancarelle di fiorai e fruttivendoli, botteghe etniche e palazzi residenziali.

Compriamo del tè in una bottega che sembra una farmacia, Mariage Frères, e ci fermiamo a fare uno spuntino con un dolcetto meringoso, di cui non ho ovviamente capito il nome, a forma di cupola. Una botta di zuccheri e si riparte. Arrivati a Place des Vosges io, vera bimba di Victor Hugo da tutta la vita, decido di visitare per la seconda volta la sua casa-museo. Consiglio solo per veri fans.

Il romanticismo della Senna

Dopo aver pranzato con la solita baguette sdraiati sul prato della bellissima e squadrata Place des Vosges, la prima “piazza reale” di Parigi, riprendiamo il cammino verso la Senna.

Alle 17 ci aspetta infatti il nostro romanticissimo tour sul Bateaux Mouches, un traghetto che in un’oretta percorre il fiume di Parigi da Pont de l’Alma a Pont de Sully, offrendo una vista insolita sulle due rive della Senna. Al tramonto vi assicuro che è davvero cliché ma anche davvero speciale.

Un quartiere discutibile

Calato il sole, decidiamo di dare un’ultima occhiata alla Tour Eiffel illuminata, passando anche davanti all’Hotel des Invalides e fermandoci a prendere una cioccolata calda annacquata in un Café lungo la strada (mea culpa: volevo una foto da ricca seduta al tavolino con il menù in mano… non ne è valsa la pena, devo ammetterlo).

Arrivato il momento della cena, prendiamo la metro e ci dirigiamo verso il decimo arrondissement per incontrare un amico che studia Scienze Politiche a Parigi. Ci troviamo in un ristorantino libanese davvero soddisfacente: l’interno è accogliente, il cibo gustoso e i prezzi onesti. Peccato che all’esterno il quartiere assomigli vagamente al Bronx.

Giorno 6: domenica

(Percorso su Google Maps)

Île de la Cité (Conciergerie e Sainte Chapelle) e Île St Louis

Ultimo giorno, tempo di salutarsi.

Avendo il volo di rientro alla sera e dovendo fare il check-out a metà mattina, abbiamo deciso di lasciare i bagagli in un City Locker. Devo ammettere che non mi ha dato l’idea di essere sicurissimo, ma è l’unica soluzione comoda e relativamente affidabile che abbiamo trovato.

Un tavolo per due

Prima di partire, per coccolarci ancora un po’, abbiamo prenotato un tavolo per due su un battello ancorato alla riva della Senna, con vista sull’Île de la Cité. In realtà, provando a telefonare nei giorni precedenti credo di aver prenotato almeno tre o quattro tavoli, perché partiva sempre un disco registrato, ovviamente in francese, e io buttavo giù dicendo solo “Hello?”.

Comunque, alla fine siamo riusciti a goderci il nostro brunch, cullati dall’oscillare della Senna e dalla brezza di una domenica di ottobre.

Île de la Cité e Île St Louis

Il resto della giornata lo abbiamo dedicato a visitare l’Île de la Cité e l’Île St Louis. Ho deciso di lasciarli per ultimi perché sapevo che non vedere più le torri di Notre Dame mi avrebbe intristito.

Io, cresciuta con Victor Hugo sul comodino, avevo letto il Gobbo di Notre Dame già due volte a 13 anni e solo per quello avevo accettato di partire con i miei per la Francia, nel 2013: per visitare la cattedrale del gobbo, salire sulle torri e fotografare i gargoyles. Era stato magico. Non vederla più in tutto il suo splendore mi ha fatto piangere il cuore.

Momento nostalgia a parte, l’’Île de la Cité rimane ancora una tappa meritevolissima, grazie alla Conciergerie, con i suoi archi austeri e la sua storia avvincente, e alla Sainte Chapelle, con le sue vetrate mozzafiato. Visitato anche il mercato di fiori e uccelli di Place Louis-Lépine, decidiamo di goderci le nostre ultime ore nella città dell’Amore sdraiati abbracciati sulle rive della Senna.

Il sole ci accarezza e una lacrimuccia mi scende: è stato davvero il viaggio dei miei sogni, non avrei potuto desiderare di meglio. Ripartiamo, stanchi ma ricaricati di emozioni e ricordi.

Giorno 7 (bonus track)

(Percorso su Google Maps)

Versailles

So che arrivati a questo punto non ne potrete più dei miei racconti, lo capisco.

Vi lascio solo quest’ultimo consiglio, nel caso abbiate un giorno in più che vi avanza o siate molto appassionati di regge e giardini. Sono stata a Versailles con i miei genitori nel 2013, non ci sono tornata a ottobre scorso per mancanza di tempo e voglia. È vero che è una meta imperdibile, ma vederla una volta per me è stato sufficiente.

Per raggiungere la reggia si può noleggiare un’auto o prendere la RER C fino alla stazione Versailles-Château-Rive-Gauche. La visita non è economica, ma so che ogni prima domenica del mese l’ingresso è gratuito ed esistono biglietti acquistabili online per saltare la fila. Il principale ricordo che ho di quella giornata è infatti una lunga coda snodata a S nello spiazzo davanti all’ingresso, sotto il sole di agosto. Non la augurerei a nessuno.

Controllate prima il meteo e se la giornata promette bene, concedetevi una gita fuori porta dalla Ville Lumière per apprezzare i fasti di un’altra epoca, invidiare le camere da letto di Luigi XIV, farvi selfie nella galleria degli Specchi e scorrazzare negli sterminati giardini, tra fontane, statue inverdite dal muschio e alberelli fantasiosamente potati.

Teresa Caini


Per approfondire: leggi gli altri articoli della sezione Viaggi e della rubrica On the Road.

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