La commedia all’italiana è una corrente estinta del cinema italiano. Un filone che ha portato la cinematografia del Belpaese ai massimi livelli di rilevanza e fama mondiale. Seppure influente, si è esaurita negli anni lasciando però un’impronta indelebile nel nostro cinema. Cos’è che la rendeva così grande? E, soprattutto, cosa è rimasto di lei nel cinema italiano odierno?
Indice: 1. La contraddizione; 2. La commedia nell’Italia di oggi; 3. Non si può ridere di tutto; 4. “Divorzio all’italiana”; 5. “Fantozzi”; 6. “L’armata Brancaleone”; 7. La fine della commedia all’italiana; 8. Un lento declino; 9. La commedia d’autore; 10. Eccezioni; 11. Un inquietante paragone; 12. L’autobus; 13. Una modesta soluzione.
La contraddizione lampante tra le commedie d’oggi e di ieri è la provenienza dallo stesso cinema, quello italiano. Un tempo il cinema comico italiano aveva uno scopo, un senso e una motivazione chiara.
Per questo si può parlare non di un genere, ma di una corrente, la commedia all’italiana appunto. Questa corrente era, secondo la definizione di Treccani, un “genere di cinema comico-satirico di matrice neorealista“.
Era un tipo di commedia platealmente paradossale che trattava in chiave ironica e scanzonata eventi propri del cinema neorealista, dunque drammatici. E da questa contraddizione nasceva tutta l’arte del caso.
Giorgio Ruffino
(In copertina Totò da rai.it)
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