La guerra in Ucraina si combatte anche dall’altare di una chiesa. A guidare questa nuova crociata è Kirill, il patriarca di Mosca, braccio destro della politica filo-putiniana da quasi quindici anni.
Tra i tanti protagonisti dell’invasione russa dell’Ucraina, merita un posto di rilievo Cirillo I, meglio noto come Kirill, il Patriarca ortodosso di Mosca e di Tutte le Russie. Questi ha fatto molto parlare di sé per aver appoggiato la guerra mossa da Putin sin dall’inizio, definendola, tra le altre cose, uno scontro contro un Occidente corrotto dai Gay Pride e un’azione di autodifesa.
Inoltre ha sostenuto – falsamente – che russi e ucraini costituirebbero un solo popolo. Tale atteggiamento ha suscitato forte sdegno: l’Unione Europea ha recentemente valutato anche di sanzionarlo economicamente, visto il suo imponente patrimonio, ma alla fine non si è fatto nulla per via dell’opposizione dell’Ungheria.
Le dichiarazioni del Patriarca vanno lette nel contesto del rapporto strettissimo del Cremlino con la religione ortodossa: fin dalla sua ascesa il Presidente russo ha usato la fede per propugnare l’idea di una Russia frustrata a lungo dall’Occidente, e ora pronta a riprendersi il suo posto da protagonista nel mondo.
Un atteggiamento non a caso imitato a più riprese da diversi leader sovranisti europei: basti pensare allo spasmodico uso di rosari e altri simboli religiosi da parte di Matteo Salvini. Il binomio tra Putin e Chiesa ortodossa è strettissimo, tanto che Enrico Franceschini, su Repubblica, si spinge a dire che “il vero Patriarca ormai è lui [Putin, nda]”.
Un intreccio millenario
La Chiesa Ortodossa russa è una delle svariate chiese “autocefale” che, insieme alle altre, forma il Cristianesimo Ortodosso. Tale confessione, divenuta autonoma dal Cattolicesimo (e quindi dall’autorità del Papa) col Grande Scisma del 1054, riconosce un primato “simbolico” al patriarca di Costantinopoli; tuttavia, la Chiesa Russa, governata dal Patriarca di Mosca, è la più numerosa in termini di fedeli.
La nascita della Chiesa Russa viene fatta risalire, quasi per uno scherzo della Storia, in Ucraina: nel 987 il principe Vladimir (o Volodymyr) I di Kyiv si consultò con i delegati di diverse religioni per scegliere il credo da far abbracciare suo popolo. Alla fine si convinse ad aderire alla fede cristiana, in comunione col patriarcato di Costantinopoli. Tuttavia, tale comunione si spezzò nel 1448, quando il patriarcato di Mosca, che nel 1325 si era trasferito da Kyiv, dichiarò la sua autonomia.
Nel 1721 lo zar Pietro il Grande, desideroso di imporre la sua influenza sulla religione, soppresse il Patriarcato rimpiazzandolo col Santissimo Sinodo, da lui controllato. Il Patriarcato verrà restaurato solo nel 1917, con la Rivoluzione di Ottobre. Sotto il Comunismo, la Chiesa soffrirà forti persecuzioni e sarà strettamente controllata dal Governo in nome dell’ateismo di Stato, godendo comunque di risicati margini di libertà. Solo negli anni ’80 la Perestrojka di Gorbaciov darà maggiori spazi al culto.
La Chiesa di Kirill
Col crollo dell’URSS, l’Ortodossia recupera la sua antica autorevolezza. In particolare, sotto il governo di Putin la religione diventa un importante strumento di potere e di propaganda, grazie anche al grande credito di cui gode nel popolo russo, che per il 41% si dichiara ortodosso.
Kirill, in passato spia del KGB, è divenuto Patriarca nel 2009. All’inizio è stato considerato come un innovatore, soprattutto per il suo ecumenismo: celebre il suo incontro a Cuba con Papa Francesco nel 2016 , il primo tra un vescovo di Roma e un patriarca di Mosca. In seguito, tuttavia, è emerso soprattutto per le sue posizioni fortemente reazionarie e contrarie ai valori liberali dell’Occidente.
Queste sue idee sono molto in sintonia con quelle di Putin e della sua propaganda, incentrata sulla difesa del “valori tradizionali” contro la “perdizione” occidentale. Questa “Sacra Alleanza” tra Patriarcato e Cremlino ha peraltro enormemente arricchito la Chiesa: grazie alla produzione di tabacco e birra, sovvenzionata dallo Stato mediante generose esenzioni fiscali, Kirill avrebbe un patrimonio stimato – da alcuni oppositori – in 4 miliardi di dollari.
Ha fatto scalpore una foto che raffigurava il Primate con al polso un orologio da 30mila dollari; ma è noto che egli possegga anche una villa sul mar Nero e addirittura uno yacht, con buona pace della povertà cristiana.
Il dialogo con la Chiesa cattolica ha avuto una battuta di arresto a seguito degli eventi bellici, con Bergoglio che ha definito l’omologo moscovita come “un chierichetto di Putin”. Ma anche altre Chiese ortodosse hanno preso le distanze da Kirill: recentemente la Chiesa ortodossa ucraina, l’unica delle tre confessioni autocefale rimasta fedele a Mosca in Ucraina, ha dichiarato la propria “piena indipendenza” dal Patriarcato russo. Le altre due Chiese avevano tagliato i ponti con Kirill già nel 2018, in seguito alla guerra in Crimea e Donbas.
Altre critiche sono giunte da diverse parrocchie russo-ortodosse in giro per il mondo: ad Amsterdam, per esempio, non viene più citato il nome del patriarca durante la messa.
La storia si ripete
L’attivismo di Kirill in difesa dell’aggressione russa è solo l’ultimo caso di strumentalizzazione della religione per fini politici e bellici: un copione già visto troppe volte nel corso della storia, dalle Crociate all’espansione dell’Islam post-Maometto, fino alle recenti stagioni terroristiche di al-Qaeda e dell’ISIS.
Tutto questo solo per dare una presunta legittimità davanti agli occhi della gente a orrori ingiustificabili e sofferenze immani.
È risaputo che in realtà le guerre abbiano ragioni molto meno nobili, che vanno dall’espansionismo territoriale al becero profitto economico. Giustificare una guerra in nome dei valori cristiani è semplicemente scandaloso: basterebbe leggere la Bibbia, in particolare il Nuovo Testamento, per capirlo:
Egli è venuto ed ha proclamato Pace a voi che eravate lontani e Pace a coloro che erano vicini.
Efesini, 2,17
Viene da domandarsi quali acrobazie interpretative ci vogliano perché Kirill possa trasformare queste parole d’amore nell’odiosa giustificazione di una guerra.
Riccardo Minichella
(In copertina immagine da Tass)
Per approfondire: Guida alla Guerra in Ucraina con gli articoli di Giovani Reporter, con tutti i nostri articoli sul tema.