Il sindaco di Grenoble Éric Piolle ha fatto approvare un provvedimento che legittima l’utilizzo del burkini in piscina. Si riaccende così in Francia il dibattito tra sostenitori della laicità e fautori della libertà di espressione.
Un precedente destinato a dividere
A Grenoble, città francese nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, è stato approvato in consiglio comunale (con una minoranza risicatissima: 29 a favore, 27 contrari e 2 astenuti) il provvedimento che consente l’utilizzo del burkini in piscina, ovvero un costume che copre il corpo della donna eccetto volto, mani e piedi. Il sindaco Éric Piolle si dice soddisfatto di quanto raggiunto, ribadendo che la delibera non contrasta con la legge sulla laicità nei luoghi pubblici.
La Francia, infatti, è un Paese di lunga tradizione laica: lo ha dimostrato prima nel 2004, con la legge che proibisce di indossare simboli sacri a scuola, e poi nel 2010, con il divieto di portare in pubblico, per ragioni di sicurezza e moralità, veli che coprano il viso. In questo modo, la nazione francese si è mossa verso una regolamentazione della laicità e delle sue applicazioni.
Burkini in Francia: scontro aperto
Anche per questo il caso Grenoble non è passato inosservato. La strettissima maggioranza in consiglio comunale è stata anticipatrice di un’opposizione a carattere nazionale. Il dibattito ha conquistato la scena pubblica francese e, in nome dei diritti della donna, si scontrano posizioni antitetiche.
C’è chi, come il sindaco Piolle, considera il burkini in piscina una libertà d’espressione per le donne di un’altra religione; e chi, come il principale oppositore in consiglio comunale, Alain Carignon, vi vede la legittimazione di un uso patriarcale di matrice islamica.
Laicismo o libertà d’espressione?
Il dibattito, come detto, sta interessando molto la società civile, chiaramente legata a questi argomenti, specie dagli attentati del 2015 a Parigi.
Da quel momento, le istituzioni hanno cercato di dare una risposta pratica sul versante della sicurezza, e il divieto dell’utilizzo di indumenti che coprano il volto in pubblico ne è la prova.
Tuttavia, nonostante le misure sulla laicità riguardino anche alcuni usi cattolici – la legge sul velo vale anche per le monache e il divieto di simboli religiosi nelle scuole vale anche per i crocifissi –, sembrano dichiarare guerra aperta agli usi della nutrita minoranza islamica.
L’utilizzo del burkini, in questo senso, non ha nessun riscontro sul versante della sicurezza. E, anche considerando il legittimo punto di vista di chi ritiene il velo un simbolo di repressione femminile, la libertà di poterlo indossare o meno determina la possibilità, per una donna musulmana, di andare in piscina o no. La laïcité alla francese, in conclusione, può rappresentare un modello di libertà democratica; ma quanto costa questa libertà in termini di privazioni identitarie?
Alessandro Bitondo
(Immagine di copertina da Motley)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.