Quella dell’editor non è una vita facile: sempre di corsa, sempre di fretta, sempre in ritardo. L’editor ormai è una specie in via di estinzione – alla stregua del panda gigante e dell’elefante di Sumatra – che deve combattere ogni giorno per sperare di sopravvivere alla prossima era glaciale.
1. La chiamata alle armi
“Nuovo articolo tra le bozze”. La frase è lapidaria, manco qualcuno avesse detto che il tuo amorevole criceto da compagnia è in realtà una temibile criceta solitaria che aspetta solo di poterti azzannare nelle notti di luna piena; o che il prozio Balthazar è improvvisamente venuto a mancare in circostanze non del tutto chiarite in una lontana isola del Pacifico. E pace all’anima sua.
Ogni editor con un minimo di esperienza sa che questa frase apparentemente innocua è in realtà una condanna a morte travestita da chiamata alle armi. E che l’unica strada possibile per la salvezza è la fuga. Tre sono le reazioni più comuni:
- “La vita è bella, fuori c’è il sole, un mondo meraviglioso aspetta soltanto che io mi armi di antistaminico e crema solare. L’unica cosa che posso fare è travestirmi e sperare che nessuno mi riconosca: meglio la tuta della Casa di Carta o il vestito da cespuglio della recita di quinta elementare?”
- “Potrei ma non voglio. O meglio, per dignità, vorrei ma non posso: la versione ufficiale è che devo studiare per un esame troppo vicino, ma ogni volta è sempre la stessa storia e passo il pomeriggio a guardare video di foche monache che si rotolano su dei pezzi di ghiaccio.”
- “Mi sono improvvisamente dato all’ippica, mi sono perso nella foresta amazzonica, sono stato rapito da un gruppo di alieni che vogliono conquistare il pianeta Terra. E, casualmente, non ho con me il computer. Ma posso comunque provare a salvare il mondo.”
I più navigati hanno la scusa pronta da giorni, e la storia è tanto straordinariamente complicata quanto inutilmente intricata da far impallidire Christopher Nolan e i creatori di Dark in un colpo solo.
In ogni caso, qualunque sia la vostra motivazione, ricordate: mai farsi trovare impreparati! Per ogni buco nella vostra trama, ci sarà sempre un caporedattore in agguato tra le ombre. E, non si sa mai, magari è dietro di voi proprio in questo momento…
2. Questo mondo crudele
Entrare nella fase 2 di questo breve prontuario sul ruolo dell’editor significa una sola cosa: la fuga non è andata a buon fine. In genere il caporedattore è riuscito a incastrarti, non si è fatto convincere dalla tua Scusa e ti ha lanciato un vago “tienimi aggiornato“, che in realtà si può tradurre con qualcosa come “muoviti a finire il lavoro che sei già in ritardo di tre giorni!!”.
Il povero editor dunque si ritrova chiuso in casa davanti al computer. La connessione internet che non funziona – sempre sul più bello! -, gli occhi rossi di chi non dorme da una settimana, e tra le mani una tazza di tè “caldo, troppo caldo” (cit. Nietzsche, mi dicono dalla regia). Così, rassegnato al suo triste e solitario destino, inizia a lavorare, cercando a tutti i costi di ignorare il sole che splende fuori dalla finestra e il resto del mondo.
E va avanti fino a notte fonda, solo e solitario, con la consapevolezza che certe volte il caso sappia essere davvero ingiusto. Questo è il mantra dell’editor mentre revisiona il decimo articolo della giornata – alla costante ricerca di un po’ scritto con l’accento e di un qual è con un apostrofo di troppo -, con gli occhi tanto rossi da non riuscire a vedere oltre lo schermo del suo computer. E, del resto, come recita un vecchio adagio, “chi al caso s’affida, prende il cieco per guida”.
3. Quel che resta di noi
Subito dopo aver finito la parte propriamente detta “editing“, bisogna iniziare a impaginare l’articolo su WordPress. E inizia così un balletto di parole chiave, meta descrizioni, tag, immagini e semafori della SEO – ottimizzazione per i motori di ricerca – che restano eternamente e immancabilmente rossi. E, sopra a tutti i comuni mortali, sta Riccardo, il responsabile della comunicazione e del sito, con un sopracciglio alzato, a osservare e giudicare i nostri operati.
È un duro lavoro che qualcuno purtroppo deve fare, viene da dire. Ma la verità è che l’editor è soltanto una persona strana, cui piace stare dietro ad altri testi e ad altri autori per fare in modo che vengano pubblicati e letti nella loro migliore versione possibile.
Stando nell’ombra del dietro le quinte, vivendo di accenni fugaci e di note di ringraziamento, senza prendersi mai una lode o un applauso, ma neanche un insulto o un fischio. E non è per forza un male. Prendetevene cura, lettori o autori che siate, giusto per non fargli fare la fine della quagga: estinta in un mondo ormai sempre troppo zebra, sempre troppo cavallo.
A parte: nessuna Elettra, nessun Francesco, nessuna Sara o nessuna Beatrice è stata maltrattata nella realizzazione di questo articolo. Forse.
Davide Lamandini
(In copertina Steve Johnson da Unsplash)
La dura vita dell’editor è il testo numero 1001 di Giovani Reporter, il terzo di Mille e non più Mille, che celebra il traguardo dei mille articoli per Giovani Reporter.