Il 17,18 e 19 maggio si terranno le elezioni universitarie. Studentesse e studenti universitari di tutta Italia potranno scegliere che tono dare alla propria facoltà, ma soprattutto avranno modo di contribuire alla realizzazione della “vita universitaria“.
C’era una volta l’università intesa come luogo di battaglie e manifestazioni: gli studenti lottavano per i diritti e per la parità e l’idea del cambiamento scaldava il cuore dei giovani di tutto il mondo. “The times they are a-changin'”, cantava Bob Dylan. C’era una volta quel che oggi ,forse, non c’è più.
1968
Nel maggio del 1968, il mondo era diviso tra la critica alla società occidentale, rappresentata in larga parte dalla politica imperialistica americana, e quella ai governi sovietici. Era l’anno di Jimi Hendrix e della sua chitarra, dei Beatles e dei Rolling Stones. Un mese prima venne assassinato Martin Luther King e a giugno stessa sorte sarebbe toccata a Bob Kennedy.
La guerra in Vietnam non si fermava, così come la crescente adesione verso il movimento pacifista. Un’intera generazione di giovani aveva scoperto l’importanza di servire la società non in silenzio e in disparte, bensì in maniera attiva e concreta.
In Francia migliaia di studenti universitari scesero in piazza contro la politica di De Gaulle; in Italia non si fermavano le critiche contro la democrazia cristiana e il socialismo. Le università erano il centro del mondo, ma soprattutto rappresentavano un luogo dove manifestare il proprio pensiero, accrescere la propria cultura, forgiare le proprie idee politiche liberamente.
2022
Oggi le università hanno perso la loro funzione critica nei confronti della società. Le facoltà hanno allontanato la magia del luogo in cui i giovani potevano confrontarsi tra di loro, discutendo su ciò che li circondava. Le elezioni che si terranno prossimamente hanno assunto i caratteri di banalità e superficialità, propri della società attuale.
Nelle università non si respira più la voglia di cambiamento.
Colpa della pandemia? In realtà, il boicottaggio della vita universitaria è iniziato da diversi anni: con la “Dichiarazione di Bologna”, firmata nel 1999, le università sono divenute un mero passaggio burocratico per la futura carriera lavorativa.
Oggigiorno le facoltà rappresentano lo strumento per creare lavoratori ampiamente qualificati da consegnare alle imprese. Oggi fra gli studenti universitari vi è una concorrenza sfrenata al voto, al bachelor ed al master. Ma se è vero che la visione del mondo più pericolosa è quella di chi il mondo non l’ha mai visto, come ci stiamo preparando al futuro se i giovani non sono spronati a migliorarlo?
Solamente ponendosi interrogativi, discutendo con i propri compagni, affermando i propri pensieri ed ascoltando quelli altrui si può veramente conoscere la realtà. Tuttavia, se i giovani sprecano questa opportunità, allora è stato tutto vano. Ed è proprio nella continua ricerca dello “studente perfetto” che si è perduto il senso dello studente universitario proteso alla ricerca della Verità, che non ha sentieri precisi, ma che deve restare viva.
Da rivoluzionari a rivoluzionati
Il lascito del Sessantotto non si limita certamente nell’estremismo di alcune organizzazioni terroristiche. In quel periodo, era esplosa l’esigenza di una concezione meno autoritaria e più aperta delle scuole. La stagione delle rivolte ha dato impulso a una maggiore partecipazione politica dei giovani e delle donne, fino ad allora tendenzialmente marginalizzati.
Nel discorso pubblico si era manifestata, inoltre, una nuova sensibilità per i temi della pace e dei diritti civili, destinati ad assumere con gli anni a venire una rilevanza crescente. La rivoluzione giovanile era iniziata, ma sembra aver trovato nel nuovo Millennio il suo epilogo.
Senza dubbio quel vento di cambiamento non è riproponibile nella società odierna, tanto diversa e cambiata da allora. Tuttavia, allo stesso tempo, è bene ricordarsi cosa ci è stato consegnato dal passato: un luogo in cui perfezionare le proprie conoscenze ed accrescere la propria cultura. Perché come afferma Joseph H. H. Weiler:
L’università non è la preparazione alla vita, l’università è già la vita
Joseph H. H. Weiler
Alessandro Sorrenti
(In copertina Pixabay da Pexels)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.