
Cala il sipario sul primo Gran Premio di Miami, una delle novità più discusse di questo mondiale di F1. E, tra vere americanate e installazioni a tempo di record, se ne sono viste delle belle.
Tra porti finti e top personalizzati da James Corden, è andato in scena il primo GP della storia a Miami. In attesa di Las Vegas, che arriverà solo nel 2023, gli Stati Uniti danno ancora una volta prova di essersi guadagnati la loro nomea: se pensavate che le pacchianate statunitensi esistessero solo nei film di Michael Bay, vi sbagliavate di grosso.
Partiamo dal palcoscenico per lo spettacolo itinerante della Formula 1: un circuito costruito in appena tre settimane, attorno al prestigioso Hard Rock Stadium. E forse, almeno per quanto riguarda l’efficienza ingegneristica, dovremmo spezzare una lancia a favore dello Zio Sam. Immaginatevi l’organizzazione di una gara all’esterno di San Siro: si impiegherebbero tre settimane soltanto per ottenere il permesso di asfaltare. Oltre ad exploit edilizi notevoli e un discreto giro nella fiera del cattivo gusto yankee, però, il primo Gran Premio della Florida ha saputo regalarci emozioni genuine.
Vola Super Max
Quando si vince è difficile non essere il migliore; ma ancora una volta Max Verstappen ha dimostrato di essersi meritato quel numero 1 sulla monoposto. Partito terzo, ha sverniciato subito la Ferrari di Sainz (probabilmente ancora tramortito dalla botta in testa di giovedì, contro il guard-rail della pitlane) per poi superare Leclerc poco dopo, senza troppi problemi. Solo la safety car, causata da un Alonso sempre più Ace Ventura di questa stagione, ha messo in dubbio la sua vittoria.
Il successo di Verstappen fa soprattutto bene alla sua classifica, già martoriata da due ritiri, e gli concede il privilegio di essere catapultato in un episodio di American Chopper con tanto di scorta fino al podio. Gli allenamenti di baseball coi Miami Dolphins hanno fatto bene all’olandese – che se non altro ha imparato a sopportare i malocchi dei tifosi della Ferrari.
Ferrari, quando accontentarsi è meglio
Ah già, la Ferrari. Gli aggiornamenti portati negli Stati Uniti sembrano funzionare per tutto il weekend, mentre in gara risultano più scialbi di un programma di Mario Giordano. I tifosi affamati di vittoria, però, devono fare i conti con risultati buoni, ma non del tutto soddisfacenti. Quanto basta, però, a far sognare qualcosa di più: se la Red Bull stavolta ha negato a Maranello il gradino più alto del podio, l’opinione generale è che, già da Barcellona, bisogna tornare a vincere. Costi quel che costi.
AAA fattucchiera per Alonso cercasi

I peggiori di questo weekend, però, non sono stati i poveri ferraristi, né tantomeno l’Albon dai capelli rossi, che continua a fare punti, e neanche Bottas che, forse in ricordo dei vecchi tempi e dei tanti ordini di scuderia, ha fatto passare Hamilton senza alcuna opposizione.
Al peggiore della settimana assegneremo il premio “Pecora nera” e, per questo weekend, se lo aggiudica a mani basse il povero Fernando Alonso.
“El nano”, complice l’incidente alle prove libere 3, si era guadagnato una bella partenza dal fondo. Ma, come al solito, in partenza e in gara ha fatto un autentico capolavoro, rimontando fino all’ottava posizione. Sarà che a volte gli sembra di correre ancora per la Renault di Briatore? Sarà come sarà, ma questo giovanotto di oltre quarant’anni prova – e molto spesso riesce – a fare cose che l’Alpine non si sognerebbe nemmeno con l’incredibile NOS di Fast & Furious.
La troppa foga, però, porta lo spagnolo prima a scontrarsi con Gasly, poi a tagliare curva 14 dopo essere uscito dalla pista: la direzione gli regala 10 secondi di penalità, facendolo scivolare fuori dalla zona punti. Qualcuno procuri al più presto uno sciamano al povero Fernando, che deve togliersi una mezza dozzina di anatemi, per tornare a sorridere di nuovo nella sua Barcellona.
Filippo Rocchi
La Formula 1 va in spiaggia è il primo dei nostri commenti sulle gare di Formula 1 del campionato 2022. Qui trovi il commento sul Gp di Barcellona.