Pochi giorni fa Politico ha pubblicato una bozza “non definitiva, ma autentica” di una proposta della Corte Suprema statunitense sull’abolizione del diritto all’aborto. Le fonti sono anonime, la data è il 10 febbraio 2022 e sopra sono presenti le firme di alcuni giudici repubblicani.
Gli Stati Uniti e l’aborto
Se questa bozza dovesse diventare sentenza, ribalterebbe quella che nel 1973 legalizzò l’aborto, la cosiddetta Roe VS Wade (dallo pseudonimo della querelante e dal nome del legale del Texas).
Dal 1973 l’interruzione di gravidanza è garantita proprio dall’esito di quel processo che fece da apripista a un’altra sentenza della Corte Suprema, la Planned Parenthood VS Casey, del 1992. Quest’ultima regolarizzò ulteriormente la questione e restrinse la legislazione statale in merito. Tuttavia, dal 2019 l’argomento è tornato alla ribalta a causa di leggi molto restrittive come quella dell’Alabama o quella del Texas. Il dibatto, poi, ha trovato nuova linfa di recente proprio a causa della fuga di notizie riguardo all’imminente deliberazione della Corte Suprema.
Insomma, la storia dell’aborto negli Stati Uniti è stata piuttosto travagliata ed è tuttora in via di scrittura. C’è, però, un aspetto di questa vicenda che riflette la storica incoerenza della prima potenza mondiale. Il Paese che è nato sul concetto di libertà, quello che concede una chance a tutti, quello che ha inventato il sogno americano e ne ha fatto il suo slogan, sta decidendo di circoscrivere lo spazio delle libertà personali.
Evoluzione o involuzione?
Un limite che viola, in primis, la proprietà del corpo femminile, ma sconfina anche nelle libertà maschili. È una questione che riguarda chiunque, non solo le donne. La possibilità abortire è una parte fondamentale dell’evoluzione della storia umana ed è necessaria per l’emancipazione femminile. Vietarlo non significa far prevalere la volontà dei pro-life, non è il primato della vita sulla morte. Porre un divieto alla facoltà di scelta delle donne è involuzione.
In medicina il paziente può rifiutarsi di ricevere cure mediche, anche in casi estremi in cui queste siano salvifiche. Ebbene, perché le donne dovrebbero essere obbligate a portare a termine gravidanze indesiderate?
Per qualcuno il feto è paragonabile a un essere vivente e abortire significherebbe ucciderlo. Di conseguenza, il frutto di una gravidanza non voluta dovrebbe essere partorito, con il rischio di trasformarsi da feto indesiderato a bambino indesiderato. Quali sarebbero, allora, gli effetti sul bambino e sulla società? A chi spetterebbe la responsabilità? L’aborto non è una questione politica. Non si possono delegare ad altri decisioni che riguardano vita e corpo di una persona.
Aborto legale e illegale
Anni di studi hanno dimostrato che l’aborto legale ha ridotto notevolmente la mortalità dovuta a questo tipo di intervento compiuto in condizioni precarie o clandestine (per approfondire: la pillola abortiva in Italia).
È chiaro che, come in altri casi, mettere fuori legge l’interruzione di gravidanza non implica una riduzione nel numero di interventi praticati. Tutt’altro. Continuerà a essere effettuato, di nascosto, magari in situazioni critiche e con tutti i rischi annessi, ma non cesserà di esistere.
Camilla Galeri
(In copertina e nell’articolo Gayatri Malhotra da Unsplash, manifestazione del 3 ottobre 2021)
Hot Topic! è una rubrica curata da Alessandro Bitondo, Camilla Galeri, Jon Mucogllava e Alessandro Sorrenti.