Cronaca

Il fronte digitale della guerra in Ucraina – Internet al centro del conflitto

Fronte digitale

La guerra in Ucraina è il primo conflitto della storia ad essere completamente documentato dai social in tempo reale. Numerosi profili Twitter e Instagram di influencer e creatori di contenuti russi sono stati vittima di chiusura e restrizioni. L’uso massiccio di internet e delle piattaforme online ha letteralmente aperto un “fronte digitale” senza precedenti.


Le statistiche sull’utilizzo dei social network del 2021 mostrano come ormai, nel mondo, ci siano più di 4.6 miliardi di utenti. Se si considera l’uso di internet in generale, si arriva a quasi 5 miliardi di fruitori del web, pari a più del 60% della popolazione mondiale. Con numeri di questo tipo, si capisce come la quantità di informazioni relative alla guerra in Ucraina, che passano da questi canali, sia enorme.

Da “Radio Londra” a internet

Internet e la telefonia mobile hanno per sempre cambiato il modo di comunicare informazioni. Grazie a questi strumenti potentissimi, oggi siamo in grado di ottenere notizie provenienti da ogni parte del mondo nel giro di pochi secondi. Mezzi di comunicazione come la radio e i giornali sono ormai passati del tutto in secondo piano: non è un caso, infatti, che tutte le principali testate giornalistiche curino molto il loro reparto online dedicato alle notizie.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, gran parte delle notizie provenienti dal fronte erano dispensate dall’ormai leggendaria “Radio Londra”. A partire dal settembre del 1938, la BBC britannica decise di creare una serie di programmi radiofonici indirizzati a tutto il continente europeo. Durante il conflitto Radio Londra divenne il principale canale di informazioni libero dalla propaganda politica; la chiave del suo successo fu proprio legata al fatto che le trasmissioni erano gestite da un ente privato e non controllato direttamente dalla politica. Altro punto di forza fu l’idea di diffondere le notizie in tutte le lingue più parlate in Europa. Per i comunicati in italiano divenne famoso il colonnello Harold Stevens che si meritò l’appellativo di “Colonnello Buonasera”.

Con l’attuale guerra in Ucraina sta emergendo un quadro completamente diverso e mai visto fino ad ora. Se in passato l’unico modo per ottenere notizie dalla guerra era quello di affidarsi a fonti ufficiali come Radio Londra, oggi basta davvero un clic. Per sapere sapere come stavano i loro mariti al fronte, le nostre nonne dovevano aspettare mesi e inviare lettere che spesso non ricevevano alcuna risposta, mentre oggi basta un messaggio su WhatsApp.

Le principali azioni sul fronte digitale

La guerra in Ucraina si combatte anche a colpi di post e attacchi informatici sia da parte della Russia che da parte dell’Occidente. Il mondo digitale è diventato protagonista di questo conflitto nei giorni immediatamente successivi all’invasione dell’Ucraina. Anonymous, il noto gruppo segreto di hacker, ha sferrato numerosi attacchi informatici contro le TV russe e i siti istituzionali del Cremlino.

Influencer e personaggi famosi in tutto il mondo hanno condiviso nei rispettivi profili pubblici video, foto e altro materiale proveniente dall’Ucraina con lo scopo di sensibilizzare il pubblico sulla gravità della situazione. Tutto il mondo social si è attivato per promuovere raccolte fondi finalizzate a inviare aiuti umanitari al popolo ucraino.

In risposta a tutto questo, Putin ha prima predisposto il blocco e poi il divieto dell’uso di Instagram e Facebook in Russia. L’obiettivo di Mosca è quello di impedire ai cittadini russi di poter accedere a informazioni diverse da quelle proposte dalle istituzioni. Probabilmente molti degli ex utenti dei social di proprietà Meta si riverseranno in VKontakte, piattaforma web russa. Il rischio è che per i russi possa diventare molto difficile avere accesso a notizie libere dai condizionamenti del regime di Putin.

Inoltre, da più di un mese, aleggia lo spettro della disconnessione della Russia dall’internet globale. Il Cremlino, infatti, sarebbe pronto a lanciare RuNet, la rete nazionale indipendente, con l’obiettivo di indirizzare il traffico dati a nodi controllati dalle autorità russe. Attualmente non ci sono ancora certezze a riguardo, anche perché rendere indipendente un’intera nazione sul piano tecnologico e digitale è un’impresa piuttosto ardua.

Tra informazione e fake news

Se da un lato la digitalizzazione ci offre l’opportunità di ricevere comunicazioni in qualsiasi momento e in tempo reale, dall’altro rende molto più agevole la diffusione di notizie false. La rete, da questo punti di vista, è una vera e propria arma a doppio taglio. Il flusso di informazioni che ci giunge ogni giorno dall’Ucraina è talmente intenso che eventuali fake news possono diffondersi facilmente.

Un caso emblematico degli ultimi giorni riguarda la divulgazione della mappa dell’acciaieria di Mariupol, usata come bunker dal battaglione Azov. Sfortunatamente le immagini della mappa, mostrate durante Piazzapulita, nota trasmissione del palinsesto di La7, sono poi risultate un falso. Corrado Formigli, conduttore del programma si è poi scusato su Twitter:

“Ieri sera siamo caduti anche noi nell’errore di mandare in onda questa grafica riferendola alle acciaierie Azovstal. Non è così. Chiediamo scusa ai nostri telespettatori. Grazie a chi ce l’ha segnalato!”

Purtroppo la circolazione di notizie false non fa altro che agevolare la propaganda russa. Il governo del Cremlino, infatti, sta favorendo la diffusione di fake news e sta accusando l’Occidente di travisare la realtà degli eventi. Con internet siamo arrivati ad una situazione complessa dove le due parti in causa si stanno accusando reciprocamente di mistificazione dei fatti. Uno degli esempi più tristi riguarda la terribile strage di Bucha. Nonostante l’eloquenza delle immagini che mostrano un sanguinoso e atroce massacro di civili, Mosca continua a negare tutto parlando di una messa in scena del governo ucraino.

Il crudo volto del fronte digitale

Dall’Ucraina ci arrivano ogni giorno immagini terribili di una violenza inaudita. Nei programmi televisivi i video e le foto più cruente vengono spesso oscurate e mostrate solo in parte. Purtroppo internet non ha questi filtri e quindi contenuti di questo tipo sono raggiungibili da chiunque. Vedere tutto questo può sicuramente rappresentare un ottimo strumento in grado di farci comprendere come i conflitti armati siano solo fonte di barbarie e morte. Di fronte a immagini come quelle di Bucha non si può altro che rabbrividire e provare disgusto nei confronti della guerra.

Non bisogna però sottovalutare un aspetto importante: davanti a così tanta violenza si rischia progressivamente di accettarla come qualcosa di normale. In passato non era possibile, con così grande facilità come ora, avere accesso a foto di esseri umani mutilati e di cadaveri, a video che mostrano esplosioni e devastazioni. Si rincorre dunque l’eventualità di arrivare ad una macabra spettacolarizzazione della guerra in grado di minimizzare la gravità della situazione. Mostrare le immagini di una realtà disastrosa come la guerra, che sta devastando l’Ucraina e il suo popolo, è sicuramente uno strumento capace di sensibilizzarci sulla questione. Un’esagerazione in questo senso, però, è controproducente e non rende giustizia a tutte le vittime di questo folle conflitto.

Diego Bottoni

(In copertina Kevin Ku da Pexels)


Se sei interessato alla guerra digitale, leggi anche questo articolo del 9 marzo. Per saperne di più sulla guerra in Ucraina, invece, non perderti la nostra guida dedicata.

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