Le Presidenziali di Francia 2022 hanno sancito la vittoria del presidente uscente Emmanuel Macron, leader del partito La République En Marche. Col 58,54% dei voti, Macron ha battuto al ballottaggio Marine Le Pen, del Rassemblement National.
Alle 20 di domenica 24 aprile 2022 Emmanuel Macron era già certo di avere la vittoria in tasca. Le prime stime, basate sui voti scrutinati nei seggi che chiudevano alle 19 (solo nelle grandi città si votava fino alle 20), gli assegnavano un risultato che oscillava tra il 57% e il 58%. Trattandosi non dei classici exit poll, ma di proiezioni realizzate a partire da voti reali, l’errore era minimo.
E alla mattina, infatti, l’esito ufficiale non ha riservato sorprese: con il 58,6% dei voti, Macron è stato confermato all’Eliseo. Sarà ancora lui a guidare la Francia nel prossimo quinquennio.
Secondo mandato per il “presidente antipatico”
Macron ha vinto, ma, secondo diversi opinionisti, non ha convinto. Ha portato a casa la rielezione, ma non ha trionfato. E Marine Le Pen, l’avversaria sconfitta, non ha perso l’occasione di sottolineare, parlando ai suoi sostenitori, il calo di consensi del presidente. Difficile darle torto. Cinque anni fa, in un secondo turno fotocopia di quello appena chiuso, Macron aveva ottenuto il 66% delle preferenze.
La sua figura di neofita della politica (prima di candidarsi all’Eliseo non era mai stato eletto nel Parlamento francese), di leader giovane (nel 2017, a 39 anni, è diventato il capo di stato più giovane che la Francia abbia mai avuto) e dichiaratamente né di destra né di sinistra aveva conquistato i francesi.
Oggi, al termine di una presidenza resa turbolenta dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, ma anche dalle dure proteste dei gillets jaunes, il presidente non è amato da tutti. Anzi, in molti lo trovano arrogante. Non a caso Cecilia Sala, nel suo poadcast Stories, lo definisce “il presidente antipatico“.
Il 58,6% ottenuto domenica ha garantito la vittoria a Emmanuel Macron, ma la sua sfidante è in crescita. Sono lontanissimi i tempi in cui – era il 2002 – Jacques Chirac travolse al ballottaggio Jean-Marie Le Pen, padre di Marine: il leader dell’estrema destra non ottenne nemmeno il 18% dei voti.
Vent’anni fa, la stragrande maggioranza dei francesi vedeva il Front National (oggi Rassemblement National) come uno spauracchio. Lo stesso Chirac rifiutò di partecipare al tradizionale dibattito televisivo, poiché riteneva il suo sfidante estraneo ai valori democratici della Francia. Tutto ciò, ora, sembra valere sempre di meno.
Chi ha votato per Le Pen?
Il sistema francese (maggioritario a doppio turno), fa sì che un candidato che buona parte dell’opinione pubblica giudica impresentabile possa essere bloccato da una coalizione. Non un’alleanza preparata a priori, ma un fronte che si forma tra il primo e il secondo turno. Questo meccanismo ha negato l’Eliseo a Marine Le Pen per ben due volte.
Nel primo turno, infatti, gli elettori votano per il loro candidato favorito; nel secondo, invece, gli sconfitti possono votare contro lo sfidante che non vogliono vedere alla presidenza. Così Jean-Luc Mélenchon (sinistra), sconfitto al primo round, ha chiesto ai suoi sostenitori di non dare nemmeno un voto a Le Pen. Rispetto al 2017, tuttavia, il front républicain moderato che avversa Marine Le Pen è apparso meno saldo.
Ma da dove arriva quel 42% per la leader dell’estrema destra? Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti (YouTrend), commentando le presidenziali in una diretta su Instagram, hanno fatto questo identikit dell’elettorato di Macron: anziani con reddito medio-alto che vivono nei grandi agglomerati urbani. La cosiddetta “Francia profonda“, invece, ha votato per Marine Le Pen, che, secondo i dati di Ipsos France, è stata la più votata nella fascia 35-60 anni. Gli under 35, invece, al primo round si sono divisi tra il partito dell’astensionismo e Mélenchon. Chi ha meno di 60 anni, dunque, non sembra conquistato dai moderati, ma dagli estremi: l’estrema destra di Le Pen, e la sinistra di Mélenchon.
Adieu o au revoir?
La riconferma di Macron ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai leader europei, che non erano esattamente tranquilli all’idea di dover convivere con una presidente euroscettica. Nonostante i tentativi di Le Pen di apparire moderata, infatti, le sue posizioni fortemente nazionaliste non erano gradite a Bruxelles.
Molti sperano che la seconda sconfitta consecutiva possa chiudere il capitolo Le Pen. Ma sarà così? Nel 2027, con Macron fuori gioco per il limite dei due mandati, la leader del Rassemblement National potrebbe decidere di provarci ancora. Allora, i moderati dovranno trovare qualcuno in grado di opporsi a lei e, con i partiti tradizionali (gollisti e socialisti) spazzati via in questa tornata presidenziale, la sfida è già aperta.
Sara Bichicchi
(In copertina Marine Le Pen)